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Economia
Reddito fisso: il possibile impatto delle elezioni Usa sui bond emergenti
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L’effetto delle elezioni Usa sui titoli sovrani dei mercati emergenti

I mercati emergenti si sono dimostrati resilienti nel 2024. A guidarli, sono stati gli emittenti sovrani high yield in Africa e America Latina. Data l'ampiezza del rally e la potenziale volatilità legata alle elezioni negli Usa, abbiamo iniziato a ridurre l’esposizione di una selezione di titoli high yield e investment grade.

Chi ha vinto e chi ha perso nel primo semestre

Tra i fatti salienti del primo semestre, si segnala la sovraperformance dei titoli sovrani dei mercati emergenti denominati in dollari (2,3%) rispetto a quelli in valuta locale (-3,7%), in quanto quest’ultimi hanno risentito della solidità del dollaro. Inoltre si segnala  la sovraperformance dei titoli sovrani high yield dei mercati emergenti, in rialzo del 5,2%, con i titoli “singola B” in crescita del 4,9% e i titoli “distressed (rating C)” in rialzo del 21,5%. Ciò  a fronte di un rendimento del -0,5% per i titoli sovrani dei mercati emergenti investment grade. Questa sovraperformance del comparto high yield riflette la stabilità sul piano macroeconomico, grazie al consolidamento fiscale in alcuni paesi, al sostegno finanziario da parte dell’FMI, al flusso di investimenti diretti esteri (IDE) e ai progressi nelle ristrutturazioni del debito. Tuttavia, gli asset investment grade hanno iniziato a sovraperformare rispetto al comparto high yield, a seguito del rally dei tassi negli Usa. Infine, si segnala la sovraperformance regionale dell'Africa (+6,3%) e dell'America Latina (+2,4%). Tra i Paesi che hanno superato il rendimento dell’S&P 500 (14,5%), menzioniamo Ecuador (+45,7%), Argentina (+30,9%), Zambia (+23,1%), Egitto (+20,4%), Ghana (+16,7%) e Bolivia (+16,3%).

Le prospettive per il secondo semestre

Nel breve termine, è probabile che il mercato continui a essere guidato dalle aspettative per la politica monetaria americana. Un'ulteriore incertezza legata alle elezioni aumenterebbe verosimilmente la volatilità dei mercati fino alle elezioni del 5 novembre e probabilmente anche  dopo. Per il futuro, le previsioni sulla crescita globale per il 2024 sembrano ampiamente in linea con quelle dell’anno precedente (2023) del 3,2%. In particolare, si prevede che il differenziale di crescita economica tra mercati emergenti e mercati sviluppati raggiunga il livello più ampio in quasi un decennio, dal momento che alcune grandi economie sviluppate registrano un rallentamento o faticano a riprendersi.

Inoltre, sono emerse politiche più prudenti a livello macroeconomico, caratterizzate da una gestione fiscale conservativa, da una graduale riduzione dei sussidi e da un crescente impegno verso l'ortodossia monetaria tramite l'inflation targeting. Di conseguenza, non prevediamo alcun default dei paesi sovrani nel 2024 e 2025. Di fatto, il 73% delle azioni di rating in ambito emergente quest'anno, sono stati upgrade o spostamenti verso un outlook positivo.

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Le opportunità sul mercato

Per quanto riguarda le valutazioni, mentre gli spread creditizi si trovano all'estremità più ristretta degli intervalli storici, stiamo individuando del valore in vari segmenti di mercato. Stiamo sfruttando le opportunità offerte da vari temi, tra cui il miglioramento delle dinamiche fiscali, i fattori favorevoli sul piano demografico, la domanda di materie prime e la maggiore regionalizzazione del commercio.

Nei nostri portafogli dei mercati emergenti in valuta forte, abbiamo ridotto le sovraponderazioni a una selezione di titoli sovrani di frontiera, per i quali un ulteriore apprezzamento dovrà dipendere da fattori esterni, mentre abbiamo iniziato ad aumentarel'esposizione ai titoli sovrani di tipo investment grade.

Nei nostri portafogli in valuta locale, invece, stiamo privilegiando i Paesi con driver idiosincratici (come Egitto, Turchia, Nigeria) rispetto alle esposizioni maggiormente dipendenti dalla politica statunitense in materia di tassi o da una generale riduzione della volatilità.






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