Economia
Ryanair e la lotta ai sindacati. L'avidità pregiudica l'attività d'impresa
Una gestione troppo rigida dei rapporti col personale ha già costretto Ryanair a ritirarsi dalla gara per Alitalia: ora il “duro” O’Leary si ammorbidirà?
I piloti della low cost hanno infatti respinto la proposta avanzata da O’Leary di un bonus di 12 mila euro lordi in cambio della rinuncia a 10 giorni di ferie, e forti di una sentenza della Corte di Giustizia Ue dello scorso 13 settembre che ha stabilito che la compagnia non può imporre la legislazione irlandese agli equipaggi che sono basati in altri stati membri, paiono intenzionati a chiedere contratti di assunzione locali (Ryanair ha 17 basi europee tra cui Zaventem e Charleroi) e un miglioramento delle condizioni di lavoro dal primo gennaio 2018.

In risposta O’ Leary, non più “distratto” da Alitalia, ha varato in tutta fretta una campagna di reclutamento che mira a convincere almeno 120 piloti di Boeing 737 a passare sotto le insegne irlandesi, offrendo loro un extra-bonus “una tantum” (sarà valido dal primo ottobre 2017 al 30 aprile 2018) di 10 mila euro.
In realtà oltre a cercare di ridurre i danni rispetto al “pasticcio” combinato con una maldestra gestione del piano ferie, che ha portato la Civil Aviation Authority britannica ad aprire un’inchiesta con l’accusa di aver “persistentemente disinformato” i propri passeggeri (inchiesta che potrebbe chiudersi con una multa salata per la compagnia irlandese), O’ Leary sta già guardando avanti: Ryanair punta infatti a crescere ancora, con 275 aerei ordinati da qui al 2024.
La crescita della flotta traina quella dei passeggeri trasportati (nonostante i problemi di queste settimane e la decisione di ridurre di 6 milioni il numero totale di passeggeri tra il 2019 e il 2020, Ryanair prevede che l’anno prossimo trasporterà un 15% in più di persone rispetto a quest’anno) e questa a sua volta traina quella dei ricavi.
Mantenere sotto controllo tutti i costi, a partire da quello del personale, è indispensabile per rimanere profittevoli e attrarre investitori, ma un’eccessiva rigidità nei rapporti coi propri dipendenti può causare oltre che danni d’immagine un rallentamento delle assunzioni e l’impossibilità di rispettare gli obiettivi fissati dal piano industriale (dopo l’ultima revisione al ribasso Ryanair conta di trasportare comunque oltre 129 milioni di passeggeri nei dodici mesi che termineranno a fine marzo prossimo), tanto più ora che è svanita la possibilità di integrare la flotta e il personale di volo di Alitalia.
Se non è l’inferno che si sta ghiacciando, forse è il segnale che è meglio cercare un buon compromesso, prima di rischiare una brutta debacle.