Economia

Se i russi chiudessero i rubinetti del gas il pil europeo crollerebbe del 5%

Un'indagine choc di Amundi: con la riduzione del gas l'industria continentale perderebbe parte della produzione

Gas russo, Italia-Germania-Austria-Repubblica Ceca-Ungheria e Slovacchia: i Paesi Ue più esposti a uno stop totale 

L'Italia e la Germania, con Austria, Repubblica ceca, Ungheria e Slovacchia: sono i Paesi europei i cui rating sovrani sono più esposti a uno stop delle forniture di gas russo. Lo scrive l'Ansa, citando Moody's. L'allarme arriva dopo l'annuncio, lo scorso 25 luglio, di ridurre al 20% della capacità le forniture di gas attraverso il Nord Stream 1 che "aumenta il rischio di interruzione completa delle forniture".

L'agenzia ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita "per diverse economie" europee. E anche in assenza di uno stop completo di Mosca prevede per l'Eurozona un +2,2% per il 2022 e +0,9% per il 2023, contro il 2,5% e 2,3% formulati lo scorso maggio. 

L'interruzione delle forniture sta portando l'Europa in recessione

I flussi di gas russo verso l'Europa sono ad uno dei livelli più bassi mai registrati, poiché la capacità del Nord Stream 1 non è stata ripristinata completamente a causa di una manutenzione aggiuntiva. I prezzi del gas in Europa sono tornati a salire, mentre i paesi membri dell'UE si sono affrettati a concordare una riduzione coordinata di circa il 15% della domanda di gas (con misure di propria scelta) per garantire uno stoccaggio sufficiente prima dell'inverno. Sono queste le evidenze principali di un report di Amundi sull'impatto del razionamento del gas sull'economia europea

L'interruzione parziale delle forniture di gas sta già pregiudicando il momentum di crescita europea, aggiungendosi agli altri fattori che stanno aumentando l’incertezza e gettando ombre sulle prospettive dell'Eurozona, già duramente colpita da una crisi del costo della vita.

Uno scenario di razionamento preventivo del gas e dell'energia oppure uno scenario di più severo contenimento della domanda dovuto all'interruzione delle forniture russe implicherebbe probabilmente che una recessione nell'Eurozona potrebbe concretizzarsi già nel terzo trimestre. La situazione potrebbe ovviamente aggravarsi nel caso di un'interruzione totale delle forniture, perché l'industria dell'UE ne verrebbe colpita duramente. Per minimizzare i danni, i paesi dell'UE dovrebbero adottare un approccio coordinato, trovando fonti alternative di energia ed incoraggiando il risparmio energetico. Ciò contribuirebbe a ridurre le perdite in termini di produzione, ma sarebbe comunque una situazione difficile in presenza di un'inflazione elevata.

Secondo gli analisti di Amundi, lo scenario più probabile è quello di una continua riduzione dei flussi e di interruzioni parziali e intermittenti. Lo scenario peggiore di un'interruzione totale delle forniture di energia dalla Russia porterebbe a un'ulteriore riduzione della crescita del PIL dell'area Euro del 5% su un orizzonte di 12 mesi rispetto allo scenario di base. Lo scenario peggiore non è completamente prezzato dal mercato. In questo contesto di incertezza, è bene essere sempre più cauti sui mercati azionari europei, soprattutto in considerazione della loro inclinazione a favore dei ciclici. Ciò vale in particolare per le aree che appaiono più esposte allo scenario avverso, come il mercato azionario tedesco.