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Economia
Sky-Tim, scoppia la guerra (di nervi). Ecco perché la pay tv è a rischio

 

“Il triangolo no, non l’avevo considerato” cantava Renato Zero… ma probabilmente neanche Sky lo aveva fatto. Commettendo un errore. Breve riepilogo delle puntate precedenti. Dazn si era aggiudicata l’esclusiva delle 10 partite della serie A di calcio, rivendendo poi i diritti di ritrasmissione per tre di esse proprio a Sky. La quale pay-tv, dopo anni da leader incontrastata del mercato, si era ritrovata improvvisamente con il cerino in mano.

Nel 2020, complice il lungo stop al campionato, Sky aveva perso oltre 600.000 abbonati, poi il ritorno alla normalità era fruttato un +400.000 che aveva riportato la quota complessiva intorno ai 5 milioni. Di questi, quanti sono gli spettatori del calcio? Ovviamente, è una notizia che la pay-tv non è disposta a condividere.

Però qualche conto in tasca lo si può fare comunque. Durante gli ultimi giorni a guida Ibarra – prima che il manager colombiano si trasferisse in Engineering dal 1° luglio – il ceo aveva dichiarato che sarebbe stata effettuata una revisione dei costi di abbonamento al pacchetto “calcio”, che sarebbe stato privato non soltanto delle partite di campionato, ma anche di quelle di Europa League.

Detto fatto, la revisione è arrivata. Per il trimestre 1° luglio-30 settembre il costo del pacchetto è stato totalmente eliminato per gli abbonati (in precedenza era di 15 euro, fatta eccezione per eventuali promozioni). E dal 1° ottobre passerà direttamente a 5 euro. Facendo quindi due conti, Sky perderà l’intero ammontare degli abbonamenti per 90 giorni e poi li ridurrà del 66%. Un salasso, tant’è che si è parlato a più riprese di un taglio dei dipendenti del gruppo intorno (almeno) al 20%.

La modalità d’interazione di Sky con i clienti, però, fa pensare che ci siano possibilità di ottenere condizioni migliori attraverso l’intervento dell’Authority. La pay tv ha infatti fatto ricorso all’Agcm contro Tim perché la compagnia di tlc avrebbe di fatto impedito l’accesso ad altri broadcaster alla trasmissione tramite banda larga delle partite.

Tim, infatti, ha stretto un accordo con Dazn per la ritrasmissione delle partite. Luigi Gubitosi, l’ad del gruppo, ha dichiarato in un’intervista alla Gazzetta che oggi l’azienda è “la casa del calcio”. Sky sostiene che il matrimonio Tim-Dazn miri a costituire un oligopolio che privilegi (o addirittura renda unica alternativa) la rete a banda larga dell’ex-Sip, penalizzando quella di altri operatori.

Ed è su questa possibilità che si basano le speranze di Sky. Dopo aver perso la partita sul campo, può cercare di trovare un aiuto nell’Authority, che potrebbe darle ragione se ritenesse che la potenza finanziaria di Dazn (corroborata da Tim) sia stata impiegata per creare un soggetto unico per la trasmissione delle partite. Da Tim però ostentano sicurezza, anche perché fino a qualche anno fa il monopolista (o quasi) era proprio Sky.

Una ulteriore curiosità: oggi alcuni programmi di Sky sono ospitati sulla piattaforma di Tim Vision, così come la possibilità di ottenere a prezzi di favore l’abbonamento a Now Tv, la televisione on demand e senza parabola di Sky. Non solo: Dazn ha trovato “spazio” sul nuovo decoder Sky Q. Insomma, il triangolo che sembrava funzionare tanto bene, oggi sembra essersi definitivamente spezzato. Fino alla prossima puntata.

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