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Economia
Stellantis, allarme sindacati sulla gigafactory. Forbici di Tavares sui costi


Il capo di Stellantis oggi lo ha ribadito, sottolineando come “questo ha a che fare con l’organizzazione della produzione, che va migliorata”. “Se applichiamo all’Italia - ha aggiunto - le buone pratiche che esistono nel nostro gruppo, l’Italia stessa avrà un buon potenziale”.

Cosa significa questo per i siti produttivi del nostro Paese? Al di là degli interventi futuri del gruppo per calmierare il costo della bolletta, gli addetti ai lavori spiegano che i modi per intervenire su questa voce vanno dalla saturazione dei tempi di lavoro, diminuendo quelli per le attività (svolgendole in maniera più veloce) degli addetti alla catena di montaggio fino alla internalizzazione di alcune fasi della produzione date in appalto della logistica. E dal taglio alle spese su mense, pulizia fino ad altri interventi sull’organizzazione generale dello stabilimento.

Oltre ad aver già chiuso uno stabilimento in Piemonte, quello di Grugliasco traferendo tutte le tute blu della fabbrica torinese a Mirafiori, Tavares ha già cominciato a lavorare su questo fronte tagliando le spese di organizzazione. I sindacati temono che con il nuovo piano industriale l’intervento si faccia più pesante.

All’orizzonte, poi c’è la battaglia industriale della transizione energetica al 2030 e quella rivolta a limitare del 50% l’impatto dei costi supplementari dell’auto elettrica. Sfide, ha sottolineato il capo di Stellantis, imposte politicamente dall’Unione europea.

Alla luce di tutto questo, quindi, è ancora valida promessa del gruppo di non chiudere impianti nel Vecchio Continente? Riguarda anche la vendita di siti? E qui il Ceo ha messo le mani avanti per la prima volta: dipende. “Chiudere significa mettere un lucchetto e mandare tutti a casa. Non l’abbiamo fatto. E se posso evitarlo, lo eviterò. Di solito mantengo le promesse, ma dobbiamo anche restare competitivi. Il futuro dei nostri siti dipenderà anche dai vincoli politici sulla decarbonizzazione in Europa e dalle sue conseguenze”, ha spiegato. Insomma, la promessa può anche non essere mantenuta.  E i sindacati lo hanno capito. 

"La visita di Tavares a Termoli è un segnale di attenzione importante, che speriamo possa essere presto seguito dalla definitiva conferma della costruzione della Gigafactory", hanno affermato Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Francesco Guida, segretario della Uilm di Termoli, commentano l'arrivo dell'amministratore delegato nella fabbrica molisana.

"E' importantissimo - hanno argomentato Ficco e Guida - che Stellantis e Governo arrivino presto a siglare l'accordo per la costruzione dello stabilimento di batterie a Termoli. Deve essere chiaro, infatti, che la Gigafactory non rappresenta solo la naturale occasione di riconversione della fabbrica di motori molisana, ma un anello fondamentale per l'intera catena del valore italiana".

"Abbiamo apprezzato - hanno proseguito Ficco e Guida - che come di consueto Tavares abbia incontrato le rappresentanze sindacali. Vogliamo però approfondire tutti i temi da lui posti, a iniziare da quelli più delicati dei costi a cui più volte ha fatto cenno. Come sindacato siamo difatti i primi interessati alla competitivita' delle fabbriche italiane e pensiamo che la produttività possa e debba essere perseguita nel rispetto dei diritti e delle condizioni di lavoro". Sul tema è intervenuta al termine dell'incontro anche la Fiom-Cgil.

"L'incertezza sul futuro occupazionale e produttivo dello stabilimento si colloca in un clima più generale di preoccupazione per tutti i siti, anche in virtù dell'intervista rilasciata dallo stesso Ceo sulle prospettive degli stabilimenti in Italia", hanno tuonato invece in una nota congiunta Simone Marinelli, coordinatore nazionale Stellantis per la Fiom-Cgil, Alfredo Fegatelli, segretario generale Fiom Abruzzo-Molise e Giuseppe Tarantino, segretario territoriale Fiom Molise. 

"Preoccupano, inoltre - hanno proseguito i tre sindacalisti della sigla di corso d'Italia - il silenzio e la scelta del Governo di non aprire alcuna interlocuzione sindacale e di non intervenire a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori del settore automotive, che nel territorio di Termoli e più in generale nel nostro Paese è parte fondante dell'economia e dell'occupazione".

 

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