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Economia
Tar del Lazio: sì al ricorso di Asmel contro lo "sprecopoli" negli appalti

Il Tar del Lazio accoglie anche nel merito il ricorso di Asmel, l’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali e mette la parola fine alla “sprecopoli” negli appalti pubblici.  Asmel, che raggruppa oltre 2800 Comuni in tutt’Italia, aveva fatto ricorso contro il decreto del ministero delle Infrastrutture e Trasporti (Mit) del 12 febbraio 2018 sui compensi ai commissari di gara annullando la parte contestata che ne fissava in 3mila euro il valore minimo. Un valore chiaramente esorbitante, secondo il ricorso di Asmel, con oneri di gara aggiuntivi per almeno 11mila euro (tre commissari più trasferte), e un grave spreco di denaro pubblico specie nelle gare al di sotto di 500mila euro, il 75% di quelle pubblicate dai Comuni. “Quel che più sconcerta in questa nostra battaglia contro gli sprechi che portiamo avanti da anni (così come abbiamo fatto, ad esempio,opponendoci ai costi dell’accorpamento coatto dei singoli comuni) -spiega Francesco Pinto, segretario generale Asmel (nella foto)- è che il decreto del Mit (originato manco a farlo apposta dal caos generato dal nuovo Codice degli Appalti) era stato approvato con l’assenso di Anci, che dovrebbe tutelare gli interessi dei Comuni italiani e di Anac, che dovrebbe garantire il rispetto della legalità, ed invece aveva espresso parere favorevole ad un decreto contra legem come sancito adesso anche dal Tar. Per non parlare del ministero delle Finanze, istituzionalmente preposto alla verifica dei provvedimenti che producono nuovi costi per l’erario e che ha tranquillamente sottoscritto il decreto”.

Secondo Asmel “la consueta acquiescenza di Anci è questa volta ancora più grave, in quanto questa vicenda rivela l’annoso pregiudizio degli apparati romani verso gli Enti locali, i cui dipendenti sarebbero inetti e incompetenti e pertanto da sostituire, nelle Commissioni di gara, con professionisti privati. Per attrarre i quali occorre fissare compensi minimi adeguati”. Per Asmel, invece, “competenze, professionalità e impegno sono più facilmente rinvenibili nei Comuni, in primis quelli piccoli e medi, piuttosto che nei carrozzoni romani, gli stessi a cui tre anni fa era stata appaltata la stesura della riforma degli appalti, divenuta ormai un “autentico manuale di enigmistica giuridica, a risposte multiple”. Con il vecchio Codice Appalti, solo i dipendenti pubblici potevano partecipare alle Commissioni di gara, salvo eccezioni legate a carenze di organico da documentare adeguatamente. Il nuovo Codice ha, invece, introdotto l’Albo nazionale dei Commissari, gestito da Anac ed aperto ai professionisti privati delegando il compito di fissare il tetto massimo dei compensi al Mit, il quale aveva concordato con Anac di stabilirne per decreto anche il livello minimo, per “scongiurare il rischio di determinazione del compenso al ribasso a detrimento della prestazione”. Una decisione che aveva spalancato, di fatto, le porte ai privati. I professionisti del settore privato con requisiti idonei all’iscrizione all’Albo nazionale dei commissari sono, infatti, almeno 400mila, mentre i dipendenti pubblici a malapena 20mila. Basta fare due conti per accorgersi che le Commissioni sarebbero state formate al 95% da privati ed al 5% da dipendenti pubblici. “In definitiva -chiosa Pinto- l’azione di Asmel ha scongiurato il rischio di commissioni di gara appaltate ai privati, ennesimo esempio di eterogenesi dei fini nell’azione di Anac, oltre ad evitare un danno erariale quantificabile in oltre 1,5 miliardi di euro”. Del resto, come chiarisce Asmel, “che un Albo possa funzionare anche senza compensi minimi è dimostrato proprio dall’esperienza della Centrale di Committenza Asmel, che gestisce da ben sei anni un proprio Albo cui attingono gli oltre 1500 Comuni Soci”. Un albo nel quale sono iscritti solo dipendenti pubblici con le necessarie qualifiche, senza necessità di ricorrere ai privati e la partecipazione dei Commissari alle gare più piccole viene bilanciata con l’assegnazione in commissioni di gara con compensi più alti. “Per altro proprio un’indagine Anac certifica che i Comuni sanno essere abili e virtuosi quando si tratta di evitare sprechi -conclude Giovanni Caggiano, presidente Asmel- ed è evidente quindi che è il controllo civico che fa la differenza rispetto ai carrozzoni della burocrazia centralizzata della politica romana”.  

 

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