Economia
Tesla e Bmw si uniscono alla Cina, maxi-ricorso alla Corte Ue contro i super-dazi sulle auto elettriche
Tesla, BMW e i colossi cinesi sfidano Bruxelles

Auto elettriche, maxi ricorso di Bmw, Tesla e produttori cinesi contro i super dazi
Nuovo round del match tra produttori di automobili e Unione europea. Dopo il progetto di un “pool” di costruttori per evitare le sanzioni dovute al Green deal, oggi Tesla, Bmw e le case cinesi Saic, Geely e Byd hanno presentato presso la Corte di giustizia europea un ricorso contro i dazi aggiuntivi imposti dalla Commissione Ue in autunno all’import di veicoli elettrici prodotti in Cina. Si tratta, a quanto si apprende, di ricorsi separati depositati negli ultimi giorni.
Le nuove tariffe sono in vigore dal 31 ottobre scorso e prevedono maggiorazioni, rispetto a quella standard del 10%, che può arrivare fino al 35,3%. È questo il caso di Saic, azienda con sede a Shangai. Per Tesla, invece, il costo aggiuntivo è del 7,8%, per Byd del 17% e per Geely del 18,8%. Si tratta di misure imposte per tutelare la produzione locale che secondo Bruxelles sarebbe stata minacciata da incentivi statali cinesi che minerebbero la competizione leale. Dal canto suo, Pechino aveva prontamente fatto ricorso presso l’Organizzazione mondiale del commercio, bollando l’azione Ue come “protezionismo”.
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Ora, alla protesta formale della Cina si aggiunge quella dei privati. Se è facile capire la posizione dei tre brand cinesi, su Tesla e Bmw bisogna sottolineare gli interessi che hanno in Cina. Secondo la società di consulenza Transport and Environment, l’azienda di Elon Musk, da sola, ha assorbito nel 2023 il 28% delle importazioni europee di auto elettriche dalla Repubblica popolare, dove del resto ha due delle sue “gigafactory”.
In particolare, parte dalla Cina direzione Bruxelles il Model 3. Anche Bmw (il gruppo include Mini e Rolls-Royce) ha due fabbriche in Cina, rispettivamente la prima (a Dadong) e la terza (a Tiexi) più produttive (dati Bmw 2023), mentre i due nuovi modelli Mini 3-door e Mini Aceman vengono assemblati nello stabilimento di Zhangjiagang.
Lo scorso aprile, la ditta bavarese ha poi investito 2,6 miliardi di dollari per potenziare la produzione dello stabilimento di Shenyang. La Cina è importante per Bmw non solo come sito produttivo ma anche come sbocco commerciale. Tuttavia, nel 2024 la quota cinese sul totale degli introiti della casa tedesca è crollata del 13,4%.
Per quanto riguarda Tesla, il ricorso contro l’Ue non è l’unica azione intrapresa in queste ore per tutelarsi da misure reputate ostili. Dal primo febbraio l’azienda di Musk alzerà i prezzi di vendita in Canada dei Modelli Y, X e S (aumenti fino a quattromila dollari) e di Model 3 (fino a novemila dollari). Ufficialmente, Tesla non ha motivato la decisione. Il sospetto, però, è che sia una contromisura contro la sospensione degli incentivi per le auto elettriche in Quebec e Canada dovuta alla mancanza di fondi.
Il programma di aiuti, interrotto a gennaio invece che alla sua naturale scadenza il 31 marzo prossimo, prevedeva sconti fino a cinquemila dollari per chi voleva acquistare un veicolo elettrico. Ora, con questa interruzione si fa più lontano l’obiettivo fissato dal governo di una quota di auto elettriche vendute pari al 20% del totale annuo. Per questo, produttori come Ford, General Motors, Hyundai e Nissan hanno attivato programmi a breve termine con incentivi analoghi a quelli tagliati. Tesla, invece, per il momento sembra aver preso una strada diversa.