Tim, Gubitosi rimette in sesto la redditività . Ma la Borsa non premia la cura
Il Ceo taglia il traguardo semestrale alla guida del gruppo telefonico. L'analisi. Tim inaugura i contratti di espansione: via a 600 assunzioni
Tim in decisa frenata a Piazza Affari, complice il clima reso incerto dalle rinnovate minacce di dazi verso la Cina da parte del presidente americano Donald Trump che rende il bilancio dei primi otto mesi da Ceo di Luigi Gubitosi positivo a livello operativo ma meno che spettacolare a livello borsistico e strategico. Il titolo a Piazza Affari da quel 18 novembre è rimasto inchiodato (-4,3% il bilancio complessivo di borsa), mentre il progetto di integrazione delle reti in fibra di Tim e di Open Fiber procede a rilento, per le difficoltà di giungere a una valutazione condivisa delle infrastrutture.
Tim inaugura i contratti di espansione: via a 600 assunzioni/ Dopo 10 anni Tim torna ad assumere e lo fa aprendo le porte a 600 nuovi ingressi grazie al 'contratto di espansione' introdotto dal decreto Crescita. Una possibilità con cui, ha spiegato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, "si cambia marcia, con un'ammortizzatore che genera occupazione ed efficienza per l'azienda perché se non c'è turnover l'azienda ci perde". L'accordo, sottoscritto tra ministero del Lavoro, Tim e organizzazioni sindacali, permette di procedere con le nuove assunzioni confermando "il taglio dei costi del 37% al 2021", ha ribadito in call l'ad del colosso di telefonia Luigi Gubitosi. Nel primo semestre sono state 1.581 le uscite da Tim, mentre nella seconda metà dell'anno ne sono previste 1.266 ulteriori.Tim è la prima azienda in Italia ad applicare il nuovo contratto di espansione che prevede un mix di misure che vanno dall'assunzione di risorse qualificate agli scivoli per la pensione fino a 5 anni o riduzioni dell'orario di lavoro per chi non ha i requisiti necessari all'accesso, passando per un piano di formazione e aggiornamento tecnologico per i dipendenti. Possono accedervi le aziende sopra i mille dipendenti |
Gubitosi, che sembra attendere anche che Cdp ed Enel (soci al 50% in Open Fiber) trovino una posizione comune sul valore da attribuire alla rete di Of (l’ex monopolista elettrico la valuta 8 miliardi, Cdp, che è anche socia di Tim, resta più prudente), mette le mani avanti e sottolinea che i colloqui tra Tim, Cdp ed Enel stanno proseguendo con “un clima molto costruttivo” anche se per un accordo occorrerà ancora tempo, perché Tim non intende compromettere l’obiettivo della riduzione del debito (ossia non è disposta a chiudere a qualsiasi prezzo, ndr). Rispondendo a un analista Gubitosi ha poi sottolineato di non essere abituato a “tener d’occhio quello che succede in un trimestre, predendo di vista il futuro più a lungo termine”.
Nel frattempo la squadra di manager di Gubitosi prosegue nel suo lavoro di ottimizzazione del business model di Tim e di riduzione dell’indebitamento finanziario netto rettificato, calato di oltre mezzo miliardo dai 25,27 miliardi di fine 2018 a 24,73 miliardi grazie al contenimento dei costi e degli investimenti. Nel semestre il flusso di cassa della gestione operativa è risultato positivo per 1,49 miliardi di euro, oltre 600 milioni di euro in più degli 886 milioni registrati nei primi sei mesi del 2018. A fine giugno in cassa Tim aveva un margine di liquidità di 7,7 miliardi di euro, in grado di assicurare la copertura delle passività finanziarie del gruppo in scadenza almeno per i prossimi 24-36 mesi senza alcun problema.
In linea con gli obiettivi che il management si è dato anche il fatturato, sceso del 3,4% annuo a 9 miliardi contro un obiettivo di “leggera diminuzione” (ossia entro il 5% di calo), in particolare a causa del business domestico (-354 milioni di euro) e del Brasile (-55 milioni). In compenso la redditività media per utente (Arpu) sta crescendo nuovamente nel business domestico sia fisso (tanto consumer, +8,3% annuo, sia broadband, +17,2%), sia mobile (si è passati da 12,4 a 12,5 euro per linea, interrompendo la continua caduta dei trimestri e semestri precedenti). Il consenso degli analisti dal canto suo vede ricavi in calo del 2,6% annuo a 18,44 miliardi di euro e un margine operativo lordo organico di 7,66 miliardi (in calo del 2% annuo, meno del fatturato il che significa una Arpu in ripresa).
Nel frattempo un altro segnale confortante è dato dall’incremento dei clienti fibra, saliti a 6,3 milioni di linee fisse (+45% rispetto ai primi sei mesi del 2018) e a 31,7 milioni per quanto riguarda le linee mobili (+0,1% annuo, con un calo del tasso di disconnessione dell’1,7%). Le nuove offerte di Tim messe a punto da Gubitosi e dal suo team sembrano dunque piacere, pur essendo contraddistinte da una maggiore marginalità per il gestore (l’Ebitda margin organico di gruppo sale al 42,2%, lo 0,6% in più del primo semestre 2018).
A fine giugno Tim aveva già raggiunto il 99% della popolazione con il 4G e l’80% con la fibra, essendosi impegnata a coprire tutta Italia con lo sviluppo di fibra, sia Fixed Wireless Access sia 5G.
Per quest’ultima si prevede ora una copertura nazionale già entro il 2025 anche grazie al recente accordo con Vodafone sulle torri di trasmissione, che consentirà anche un beneficio di 800 milioni tanto per Vodafone quanto per Tim nei prossimi 10 anni. L’accordo raggiunto con Sky ieri chiude per contro una lunga disputa e consente a Tim di rafforzare l’offerte di Timvision, rendendo l’ex monopolista telefonico italiano sempre più una “content management company”. Sarà l’evoluzione che il mercato da tempo attende per far ripartire le quotazioni del titolo?
Luca Spoldi
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