Trenord, ritardi record e costi folli: il flop di un'azienda (intoccabile) - Affaritaliani.it

Economia

Trenord, ritardi record e costi folli: il flop di un'azienda (intoccabile)

L'incubo dei pendolari, i mezzi vetusti e i prezzi gonfiati: l'azienda che gestisce il territorio lombardo sembra ormai arrivata al capolinea

Trenord, l'incubo (senza fine) dei pendolari

Nel motore economico dell'Italia, dove tutto scorre a velocità della luce, dove l'economia, la finanza, il digitale, gli investimenti e la tecnologia scandiscono le priorità e la produttività del Paese, proprio qui, in Lombardia, c'è qualcosa che ancora non riesce a prendere il volo: i treni. Il tallone d'Achille della Regione da ormai troppo tempo. “Il matrimonio” tra la regione e Trenord, la società nata dalla fusione tra LeNord e Trenitalia, partecipata al 50% da Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato, è infatti presente sul territorio da ormai undici anni. Nonostante le numerose “pecche”.

Come fa notare il settimanale l'Espresso nell'ultima inchiesta pubblicata, l'azienda si potrebbe etichettare come la regina dei record (negativi): gli indici di puntualità sono inferiori alla media nazionale, il numero di corse è stato ridimensionato del cinque per cento negli ultimi cinque anni, con linee tagliate fino all’80 per cento o eliminate del tutto, sono state sforbiciate le corse serali e nei weekend, per non parlare di costi: il servizio regionale è il più elevato d'Italia. A fronte di tutti questi disservizi, la Regione ha però- fa notare ancora il settimanale- già notificato il "ri-affido decennale a Trenord"

Trenord, i motivi dietro il flop dell'azienda 

Ma dove rintracciare le cause di tutte queste inefficienze? Secondo Paolo Beria, professore di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano, interpellato dall'Espresso, il flop va ricercato nel patto- ormai venuto meno- tra società e lavoratori. “Per vent’anni la Lombardia si è ispirata al modello bavarese, che per conformazione geografica e dinamicità è simile al nostro. I numeri sono inizialmente cresciuti, passando dai 400mila passeggeri del 2000 agli 820mila del 2019, ma negli ultimi quattro anni Trenord ha iniziato a tagliare le corse perché l’organizzazione industriale e le relazioni sindacali non consentivano di tenere il ritmo”.

“Di fatto c’è stato un taglio del cinque per cento dell’offerta rispetto al 2017, che per un’azienda che nel 2009 è stata creata per fare economia di scala e per dare corpo ai progetti regionali di aumento dell’offerta, non è proprio un gran risultato”, ha commentato Beria, che ha inoltre sottolineato: “Negli anni si sono fatti tagli soprattutto alle linee minori, quelle con meno passeggeri, per risparmi sui treni e sul personale da impiegare sul resto della rete. Il problema è che a fronte di questi tagli, non c’è stato alcun miglioramento sulla qualità e sulla produttività complessiva”.

Specchio di questo enorme disagio sono anche i numeri: se guardiamo al bilancio la voce che è più cresciuta è quella degli ammortamenti relativi alla manutenzione dei treni. È vero sì che tra il 2010 e il 2021 i ricavi sono passati da 613 a 760 milioni, ma i costi sono aumentati in egual misura. “Questo significa che il costo al chilometro è al più costante, quindi con l’operazione Trenord non c’è stato né efficientamento, né economia di scala", ha concluso Beria. Sembra quindi spontaneo farsi qualche domanda sull'affidamento diretto a Trenord da parte della regione, la quale, attraverso le parole dell'assessore ai Trasporti, Claudia Terzi ha fin da subito escluso la consegna del servizio ferroviario regionale "a compagnie straniere, magari con sede a Parigi e Berlino”.