Ue, Salvimaio depotenzia Conte e Tria. Bruxelles iper-scettica. Focus sul 2020
Posizioni lontane fra l'Ue e l'Italia sugli impegni del 2020 del governo Conte
Le continue bordate di Matteo Salvini e, in parte, di Luigi Di Maio contro l’Europa sulla flat tax che per i vicepremier può essere fatta anche in deficit stanno depotenziando il premier Giuseppe Conte nella complessa trattativa con Bruxelles. Negoziato che deve evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo che rischia di commissariare l’Italia nel disegnare la politica economica fino al 2024-25. Secondo quanto rivela Radiocor, la stretta del negoziato tra il nostro Paese e la Commissione europea sarà in terra giapponese, a Osaka, nel quadro delle riunioni del G20 venerdì e sabato.
Agli scambi di informazioni e alla discussione sugli impegni che il premier Conte dovrà mettere sul tavolo europeo è legata l'evoluzione della situazione. Se per i conti del 2019 ci sarebbe margine per un compromesso, visti i nuovi dati forniti dal ministro dell’Economia Giovanni Tria sulle maggiori entrate (tre miliardi prodotti dal fisco e dai dividendi di Bankitalia, Cdp e delle partecipate) e le minori spese (due da tagli e circa tre da reddito e Quota 100), il vero scoglio del confronto Bruxelles-Roma è sul 2020.
Finora la Commissione, a quanto risulta, non ritiene soddisfacente la promessa che nel 2020 l'Italia rispetterà il patto di stabilità. Jean Claude Juncker e Pierre Moscovici non credono in pratica alla traiettoria del rapporto debito-Pil disegnato nel Def di aprile dal governo giallo-verde per il prossimo anno. Un rapporto cioè che, dopo esser salito dal 132,2% del 2018 al 132,6% del 2019, innescherà una graduale discesa nel prossimo triennio, a partire dal 131,3% nel 2020 (poi 130,2% nel 2021 e 128,9% nel 2022). La ragione è che le indicazioni e le dichiarazioni dei vicepremier sul programma di riduzione delle imposte e l'espansione della spesa pubblica la smentiscono.
Di fatto, è in gioco la stessa credibilità di chi tratta con Bruxelles, e cioè Conte e Tria, intesa come capacità effettiva di rappresentare i partiti della maggioranza. In sostanza, quanto messo nero su bianco da Conte nella lettera inviata ai Paesi Ue e alle istituzioni comunitarie (prima del Consiglio della scorsa settimana) sugli impegni per il 2020 compresi flat tax e sterilizzazione delle clausole di salvaguardia non è realizzabile “nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità”.
Il “programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie”, come specificato dal premier, non sarà sufficiente a far saltare fuori oltre 35 miliardi necessari a tagliare le tasse e a scongurare l'incremento dell'Iva senza aumentare il deficit. Infine, sempre secondo quanto riferisce Radicor, a Bruxelles iniziano a vedere con preoccupazione il continuo rinvio delle decisioni (ultimo, in Zona Cesarini, l'assestamento di bilancio atteso lunedì in Cdm e non più oggi). La Commissione vuole impegni formali sulla riduzione del deficit strutturale e non promesse generiche. Dovremmo ormai saperlo.
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