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Spettacoli
Middle East Now, torna a Firenze il festival sulla cultura mediorientale

Torna a Firenze l’11 edizione di Middle East Now festival, la rassegna che dal 31 marzo al 5 aprile al Cinema La Compagnia, Cinema Stensen, Teatro Cantiere Florida, MAD Murate Art District e altri spazi cittadini, che presenta la cultura mediorientale più contemporanea, con un ricco programma di cinema, arte, musica, incontri, teatro, progetti sociali e cibo. Tema del festival di quest’anno è “Visual Voices”, e racconta come le espressioni culturali visive siano strumenti attivi di impegno sociale in Medio Oriente, “immagini e voci” che lanciano messaggi di cambiamento. A La Compagnia oltre 40 film in anteprima, grande attenzione su Iran, Marocco, Siria, Palestina, Israele, Turchia, Iraq, Afghanistan e Arabia Saudita. Ad apre la rassegna martedì 31 marzo il docufilm  “Sunless Shadows”, girato in un centro di detenzione giovanile femminile in Iran, miglior regia al festival IFDA di Amsterdam. Tra gli eventi speciali: la mostra fotografica “7x7 Middle East” 7 fotografi emergenti raccontano 7 giorni di vita in 7 diverse città del Medio Oriente; la mostra “Watermelons after lunch” dell'illustratrice di origini kuwaitiane Zahra Marwan; il teatro contemporaneo con “Sous un ciel bas” del regista siriano Waël Ali, sull'impossibilità di fare teatro in tempi di guerra; la cucina globale e nomade di Abu Dhabi nel progetto TABLES TALES di Hanan Sayed Worrell.
Il festival, ideato e organizzato dall’associazione culturale Map of Creation, con la direzione artistica di Lisa Chiari e Roberto Ruta, il contributo di Regione Toscana nell’ambito del Programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema, Comune di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Gruppo Why the Best Hotels Firenze, Fondazione Niels Stensen, con il supporto di Ponte 33, Murmuris Teatro, Le Murate. Progetti Arte Contemporanea, Azalai Travel Design, FSM Gallery - Fondazione Studio Marangoni, in partnership con Meltin’Concept, e altre istituzioni e partner locali e internazionali, lancia una nuova sezione del programma cinema “MIDDLE EAST CURATED BY”.  Una selezione di film curata da un regista mediorientale, una sorta di “carte blanche” offerta a un autore riconosciuto del cinema mondiale nello scegliere i titoli che per lui rappresentano “gemme assoulte” del cinema Middle East recente e non solo. Per questa prima edizione il celebre regista palestinese Hany Abu-Assad, due volte candidato agli Oscar con i film “Palestine Now” e “Omar”, ha scelto per il pubblico del festival “Adrift on the Nile” (Egitto, 1971, 115') di Hussein Kamal (1971), ritratto disincantato della upper class egiziana dei primi anni '60, tratto dal celebre romanzo del celebrato scrittore premio nobel Naguib Mahfouz; il film tunisino “The Silences of the Palace” (Francia, Tunisia, 1994, '127), menzione speciale a Cannes e diretto da Moufida Tlatli, prima donna regista araba a dirigere un lungometraggio, sulle memorie della giovane Alia, che ripercorre la sua infanzia a palazzo dopo la morte del principe Sid’Ali; e ancora “EXT. Night” di Ahmad Abdalla (Egitto, 2018, 98'), l'ultimo film di uno dei giovani talenti del film egiziano, un'esplorazione della vita vibrante del Cairo contemporaneo vista attraverso gli occhi di tre personaggi - regista, un tassista e una prostituta - che si incontrano per il tempo di una corsa sfrenata che dura una notte.  Altra novità assoluta di questa edizione è “MUSIC FOR FILMS”, programma dedicato alle colonne sonore di film mediorientali: un nuovo focus sul contributo creativo che la musica dà alla pratica del fare film, vista nello specifico del cinema mediorientale, presentato da un ospite speciale come il talentuoso musicista Omar Fadel, compositore pluripremiato di film, serie tv e video games (dal videogioco “Assassin’s Creed” al film satira “The Dictator” di Sacha Baron Cohen, fino al corto candidato all'Oscar “Day One”). Omar presenterà al festival 3 film diretti e prodotti in Medioriente da lui musicati: “The United” (2012) di Amin Matalqa, primo film prodotto dalla Disney e mai uscito nelle sale, storia di un allenatore di calcio outsider che cerca di mettere assieme una squadra di giovani promesse da tutto il mondo arabo; il documentario “In search of oil and sand” (Emirati Arabi, 2012, 58') di Wael Omar and Philippe Dib, sguardo divertente e affascinante – tra detective story e analisi politica - sulla vita della ricca élite sociale del Cairo poco prima del colpo di stato del 1952; e “Yomeddine” (Egitto, 2018, 97') Abu Bakr Shawky, un viaggio iniziatico, un road movie nell’Egitto profondo, che con tono leggero ci parla di miseria, tabù religiosi ed esclusione. Omar Fadel sarà a Firenze assieme ai registi dei film per discutere del loro lavoro creativo e aprire chiavi di lettura inaspettate. L’edizione 2020 ha in programma un’ampia selezione di titoli dall’Iran tra documentari, cortometraggi e fiction che andranno a raccontare – tra storie personali e temi d’attualià - un paese di grande cultura, che da sempre svolge un ruolo di prim’ordine nella scena geopolitica dell’area mediorientale. In aggiunta a questa edizione verrà istituito un premio in memoria di Felicetta Ferraro, collaboratrice appassionata del festival, grande esperta di Iran e Adghanistan, curatrice fin dale prime edizioni del programma relativo a quest’area del mondo. La direzione artistica inserisce un focus in programma per ricordarla durante il festival e per sentirla ancora parte del team. Continua il viaggio dedicato al cinema emergente dai paesi del Golfo a questa edizione con “Whispered voices”, una selezione di titoli dall’Arabia Saudita, che si ricollega al tema portante del festival e lo adatta a questo paese, in cui i messaggi sociali che passano attraverso cinema e cultura sono più sussurrati che urlati, ma altrettanto potenti. La sezione è curata come sempre da Laura Aimone, collaboratrice di diversi festival internazionali e responsabile del programma di cinema dei Paesi del Golfo di Middle East Now. Dall’Iran arriva il film d’apertura “Sunless Shadows” di Mehrdad Oskouei (Iran, Norvegia 2019), intimo e al tempo stesso potente ritratto della vita quotidiana in un centro di detenzione minorile iraniano, in cui un gruppo di ragazze adolescenti sconta la pena per aver ucciso il marito, il padre o un altro membro maschile della famiglia: da sole davanti alla macchina da presa, rivelano i loro pensieri, i sentimenti e i dubbi. Il film ha aperto l'ultima edizione del festival IDFA di Amsterdam e vinto il premio “Miglior Regia”. Sempre dall’Iran anche “Shouting at the Wind” (64’, Iran, 2019) di Siavash Jamali, protagonista Meysam, un adolescente che vive in uno dei sobborghi più difficili di Tehran, che sogna di cambiare il suo destino attraverso la musica, contro il volere della sua famiglia. Dalla Palestina “Between Heaven and Hearth” (Palestina, 2019), l'ultimo film dell'acclamata regista Najwa Najjar, commedia che ruota attorno alla vicenda di Salma, palestinese di Nazareth, che vuole divorziare da suo marito Tamer, figlio di un famoso intellettuale rivoluzionario ucciso a Beirut, e alle complicazioni che derivano dal fatto che provengono da due fronti opposti della Green Line. Sulla Siria l’anteprima internazionale di Ayouni di Yasmin Fedda (75’, UK, Qatar 2019), il documentario in cui, mentre l’attenzione internazionale sulla Siria sta scomparendo, le protagoniste Noura e Machi cercano risposte sui loro cari scomparsi, Bassel Safadi e padre Paolo Dall’Oglio. La loro ricerca dura anni e attraversa diversi paesi, e di fronte a una schiacciante assenza di informazioni la speranza è l'unica cosa a cui possono aggrapparsi. Tra i film dal Marocco il bellissimo “The Unknown Saint” di Alaa Eddine Aljem (2019, Marocco, Francia, Qatar, 100’) favola divertente e assurda su spiritualità e avidità: protagonista un ladro che poco prima della sua cattura scava una tomba per nascondere un sacco di soldi; rilasciato dalla prigione anni dopo, ritorna per recuperare la borsa e trova la suo posto un santuario dedicato a un Santo Ignoto, e un villaggio nuovo di zecca costruito intorno ad esso. Dalla Giordania il pluripremiato documentario “Tiny Souls” di Dina Naser (2019, Giordania, Qatar, Francia, Libano, 85'), che racconta la vita quotidiana della piccola Marwa, che vive in un campo profughi in Giordania da quando è fuggita dalla Siria con la sua famiglia, del suo spirito vivace e aperto, e delle sfide per sopravvivere in un ambiente dove, nonostante tutto, la vita continua. Dal Libano l’opera prima “1982” di Oualid Mouaness (2019, Libano, USA, Norvegia, Qatar, 100’), in cui la vicenda dell’invasione israeliana del Libano nel 1982 è vista attraverso gli occhi di un bambino: in una scuola privata nei dintorni di Beirut, il giorno prima delle vacanze estive, l'undicenne Wissam decide di dichiarare il suo amore alla compagna di classe Joanna. Per un sognatore come Wissam è difficile capire la gravità di ciò che sta per accadere, mentre i suoi maestri, fortemente divisi dalle loro idee politiche, cercano di mascherare le loro paure. Con la partecipazione straordinaria come attrice della grande regista libanese Nadine Labaki. Close Up è un’istituzione di recente costituzione, nata dall'incredibile esperienza di Greenhouse Film Center, uno dei più importanti programmi di sviluppo di film documentari nell’area del Mediterraneo. Nell’ambito della collaborazione col festival Close up offrirà a una selezione di giovani documentaristi mediorientali l'opportunità di far debuttare i loro film al festival, e di discutere col pubblico il loro lavoro creativo, anche grazie all’anteprima di un film work-in-progress, di cui saranno per la prima volta mostrate una serie di sequenze.
Torna il “Competition Award”. Oltre ai premi che il festival assegna già – il “Middle East Now Audience Award”, al miglior film votato dal pubblico, il “Best OFF”, riconoscimento al miglior cortometraggio d’autore conferito da OFF Cinema – a questa edizione torna anche il premio “Middle East Now Award – Best Film”: una giuria ancora in via di definizione, composta da produttori, registi, editor sceglierà il titolo al quale assegnare il premio monetario.
 

PROGETTI SPECIALI PARALLELI ALLA RASSEGNA CONEMATOGRAFICA

7X7 MIDDLE EAST
Un progetto di fotografia collettiva e una mostra curata dall'artista libanese Roï Saade.
7 fotografi di 7 diverse città del Medio Oriente (Baghdad, Beirut, Marrakesh, Tehran, Dubai, Istanbul e Algieri) riuniti per fornire una personale prospettiva visiva della loro città, offrendo una narrazione alternativa alla rappresentazione dei media che è spesso negativa e legata ai fatti della geopolitica. Ad ognuno dei fotografi coinvolti è stato assegnato un giorno specifico della settimana: trascorreremo un lunedì a Beirut con la fotografa Myriam Boulos, un martedì a Tehran con Sina Shiri, un mercoledì a Algeri con Abdo Shanan, un giovedì a Baghdad con Ameer Al-Shaeli, un venerdì a Dubai con Reem Falaknaz, un sabato aIistanbul con Erdem Carol, per finire una domenica in Marocco, a Marrakesh con Mouad Abillat. Il risultato sarà una voce e una visione collettiva, e al tempo stesso soggettiva, della vita delle persone in Medioriente. Le immagini realizzate dai 7 artisti coinvolti andranno in mostra negli spazi di MAD Murate Art District (inaugurazione giovedì 2 aprile – fino al 2 maggio 2020) e il progetto diventerà anche uno speciale Newspaper, un quotidiano nelle cui pagine si svilupperà il racconto per immagini di ogni giorno di una ipotetica settimana in Medio Oriente.
 

WATERMELON AFTER LUNCH di Zahra Marwan
in mostra un nuovo progetto artistico dell’illustratrice di origini kuwaitiane
Il festival presenterà un nuovo art project dell’artista Zahra Marwan, giovane e talentuosa illustratrice di origine kuwaitiana basata negli Stati Uniti, che con i suoi lavori indaga la complessità dell’avere un'identità mediorientale e vivere in una realtà completamente diversa da quella delle sue origini. Le sue illustrazioni evocative e bellissime sono una delicata combinazione di pensieri casuali, ricordi del passato e piccoli frammenti di reminiscenze – come il rituale dei suoi nonni di mangiare anguria dopo pranzo. Parlano di nostalgia, di perdita, di sogni e di amore per la casa, del sentirsi al tempo stesso “straniero” e a proprio agio ovunque ci si trovi. I lavori artistici di Zahra Marwan andranno in scena nei giorni del festival al Cinema La Compagnia e negli spazi di MAD Murate Art District (dal 2 aprile al 2 maggio 2020).

“SOUS UN CIEL BAS” di Waël Ali
In anteprima il teatro contemporaneo in collaborazione con Murmuris e la rassegna Materia Prima.

Dopo il grande successo ottenuto dalla collaborazione alle edizioni 2018 e 2019, il festival presenta un nuovo progetto riguardante il teatro contemporaneo in collaborazione con l’associazione culturale Murmuris nell'ambito della rassegna Materia Prima 2020. Sabato 4 aprile, al Teatro Cantiere Florida di Firenze in scena l’anteprima della pièce teatrale “Sous un ciel bas” del regista siriano Waël Ali. Come si può fare teatro quando la realtà che si tenta di cogliere è affetta da perpetui e violenti cambiamenti? Come fare teatro in tempi di guerra? Per chi fare teatro? È ciò che si chiede Wael Ali, scrittore e regista siriano, classe 1979. Sous un ciel bas (Sotto un cielo basso) è uno spettacolo di teatro documentario che si sviluppa in un’andata e un ritorno tra due percorsi, tra due viaggi. Waël Ali fa coabitare due scritture, due registri, l’intimo e il politico, che mettono in dialogo una moltitudine di sguardi e temporalità convergenti verso uno stesso oggetto: un territorio sempre in fuga. Sous un ciel bas mette in scena la figura di Jamal, un documentarista siriano quarantenne, che vive in Francia da diversi anni. Si sente intrappolato in una situazione che gli impedisce di creare immagini: “come posso guardare, semplicemente guardare, il presente ora che non ho più un passato al quale appartenere?”.

Il Medio Oriente a fumetti
Un nuovo progetto dedicato al fumetto, che si propone di osservare il Medio Oriente da un punto di vista differente dal solito: storie a colori o in bianco e nero si inoltrano nella complessità di questa regione, per cercare di spiegarla a giovani e meno giovani. Punti di vista alternativi, diversi dalla versione saggistica o televisiva, spesso mettono in luce ombre inquietanti o fatti ignoti, ma si propongono anche di scardinare pregiudizi e stereotipi ormai consolidati. Accanto agli ormai celebri Satrapi e Zerocalcare, ogni anno diventa sempre più fitta la schiera di disegnatori e sceneggiatori che si incaricano di dare voce e corpo alla Storia con la “S” maiuscola e alle storie più piccole di chi, come noi, è bagnato dallo stesso mare. Un progetto a cura di Anna Di Giusto, ricercatrice ed esperta di fumetti. Tra i titoli a cui sarà dedicato un focus: "Se chiudo gli occhi...La guerra in Siria nella voce dei bambini" (2018) di Francesca Mannocchi e Brisly Diala, "La rivoluzione dei gelsomini" (2019) di Takoua Ben Mohamed, il silent book "Mediterraneo" di Sergio Nazzaro e Luca Ferrara, e altri ancora.

TABLES TALES: la cucina globale e nomade di Abu Dhabi il progetto e il libro di Hanan Sayed Worrell
Negli ultimi anni, Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti, ha sperimentato un costante afflusso di persone da tutto il mondo, che hanno portato le loro influenze culinarie. Dalla Siria alla Spagna, dall'India all'Italia, dall'Afghanistan alle Americhe, una gamma seducente di aromi, sapori e consistenze si è mescolata alle foodways locali per creare una vivace cultura urbana di reinvenzione e collaborazione, a casa e per le strade. Hanan Sayed Worrell, autrice del libro “Table Tales The Global Nomad Cuisine of Abu Dhabi”, con una speciale presentazione in occasione del festival e una cooking class, ci regalerà un tour senza precedenti di questi affascinanti tesori culinari. Residente da lungo tempo ad Abu Dhabi, Hanan ci porta dove pochi visitatori possono andare: nelle case e nelle vite dei locali e degli espatriati. Attraverso una raccolta di storie individuali toccanti, ricette deliziose e fotografie vivaci, sperimentiamo la vita in questa città in rapida evoluzione.

SOUND MIDDLE EAST NOW
L’edizione 2020 continuerà anche la sua ricognizione nella scena musicale più creativa che viene dal Medio Oriente, con un programma di performance ed esibizioni di artisti e musicisti, che si svolgeranno al Cinema la Compagnia e in collaborazione con altre location e associazioni della città, come La Scena Muta e BUH! Circolo Creativo Urbano.

Realizzazione del Bookshop tematico “Visual Voices” e del programma di Middle East Talks 2020. 

Il festival presenterà una nuova edizione della libreria installazione, progettata dagli architetti di Archivio Personale, e che si ispirerà al tema “Visual Voices”, proponendo un viaggio letterario tra romanzi esaggi che maggiormente esprimono il concetto di originalità di racconto di storie e prospettive di vita in medioriente. La selezione è a cura di Chiara Comito, fondatrice di Editoria Araba, in collaborazione con Ponte 33, casa editrice specializzata in Iran e Afghanistan. Il programma del festival sarà arricchito anche dal programma dei FESTIVAL TALKS: conversazioni, dibattiti, presentazioni di libri, approfondimenti su temi forti e di attualità, invitando sul palco del Cinema La Compagnia esperti, giornalisti, saggisti, scrittori e registi, per disegnare una mappa della nuova comunicazione e dell’informazione sul Medio Oriente.
 

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