Coronavirus, allarme Africa: niente test e auto quarantena. Arriva il kit Oms
Di fronte alla minaccia dell'epidemia di coronavirus in Africa, continente ancora immune ma impreparato, l'Oms prova a correre ai ripari
Di fronte alla minaccia dell'epidemia di coronavirus in Africa, continente ancora immune ma impreparato, l'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) sta correndo ai ripari e sta lavorando per far arrivare ad almeno una ventina di Paesi i reagenti per testare i campioni. L'attenzione si concentra in particolare su quelle nazioni che hanno collegamenti aerei diretti con la Cina o un gran numero di viaggiatori provenienti dal paese asiatico. Tra queste, Algeria, Angola, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Sudafrica, Tanzania, Uganda e Zambia. Come ha sottolineato Michel Yao venerdi' scorso in un'intervista all'Associated Press, il nuovo virus "potrebbe sopraffare i sistemi sanitari che abbiamo in Africa". "Entro i prossimi giorni, forniremo ad almeno 20 Paesi africani il reagente necessario per testare i campioni per il virus", ha aggiunto.
Al mmento, le misure di prevenzione non sembrano avere gli standard dei Paesi occidentali. Il governo dello stato di Lagos, seconda città della Nigeria, stato più popoloso del continente africano, ha consigliato ai viaggiatori che tornano dalla Cina e da qualsiasi Paese in cui sono stati accertati casi di coronavirus di osservare l'auto-quarantena all'arrivo a Lagos, megalopoli sull'Oceano Atlantico.
Il commissario statale per la salute, Akin Abayomi, ha dichiarato: “Durante l'auto-quarantena (che non ha sorveglianza da parte delle autorità statali) ci aspettiamo che le persone interessate rispondano ai consigli dello Stato e agiscano come cittadini responsabili. È necessario limitare i movimenti a casa, monitorarsi attentamente, segnalare eventuali sintomi che possano svilupparsi al Ministero della salute sui numeri di contatto forniti e impegnarsi in una buona igiene personale".
E ancora: "E' monitorarsi attentamente e diligentemente durante il periodo di auto-quarantena, per identificare se emergono sviluppi o sintomi tra cui mal di testa, tosse, mal di gola, febbre, dolore toracico, brividi, respiro corto, difficoltà respiratorie e polmonite".
Il commissario ha sottolineato la necessità per i cittadini che osservano l'auto-quarantena che sviluppano uno dei suddetti sintomi di contattare immediatamente il Ministero della salute dello stato di Lagos per ulteriori istruzioni.
“La nuova infezione di Coronavirus ha un periodo di incubazione da 5 a 14 giorni. Ciò significa che se sei stato in Cina o in qualsiasi altro Paese che sta vivendo la trasmissione di coronavirus da persona a persona, potresti sentirti male dopo un periodo da cinque a 14 giorni dal tuo ritorno. Se non ti senti bene o sviluppi sintomi, contatta immediatamente i numeri forniti per comunicare come ti senti”, ha detto Abayomi.
L'ESPOSIZIONE DELL'AFRICA ALLA CINA
Tremila progetti infrastrutturali. Diecimila compagnie. Circa sei milioni e mezzo di lavoratori. La presenza cinese in Africa è massiccia. E lo è da molto tempo. Una presenza che ha portato grandissimi vantaggio all'intero continente, dal punto di vista economico, occupazione e infrastrutturale. Ora però il rischio è che questa interconnessione possa creare qualche problema. La conseguenze economiche del coronavirus colpiranno in maniera molto pesante il continente.
IL CORONAVIRUS RISCHIA DI METTERE L'AFRICA IN GINOCCHIO
L'ampia svendita che ha sconvolto i mercati azionari globali a causa della crescente ansia degli investitori per la crescente crisi del coronavirus in Cina evidenzia la vulnerabilità economica dell'Africa in questa crisi in rapida espansione, in particolare nei paesi in cui la Cina è il principale partner commerciale. The China Africa Project individua almeno quattro ordini di rischi a livello economico. Primo: gli investitori globali potrebbero tirarsi indietro proprio a causa dell'eccessiva dipendenza di alcuni stati africani dal mercato cinese, aumentando la pressione su alcune valute africane come quelle di Nigeria, Kenya e Sudafrica. Secondo: l'isolamento della Cina che rischia di tradursi in un focus quasi esclusivo sulle questioni domestiche, tralasciando i partner africani. Terzo: un rallentamento dell'economia cinese e il conseguente rallentamento dell'import dai paesi africani, dipendenti dal portafoglio di Pechino. Quarto: un crollo dei viaggi turistici e di affari dei cinesi in Africa. Con effetti molto rilevanti su tutto il settore.
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