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Esteri
Coronavirus, è guerra per il vaccino. Sanofi promette le prime dosi agli Usa

Fondi e hacker: guerra tra stati per il vaccino contro il Covid-19. E gli Usa sono in testa

E' guerra per arrivare primi al vaccino contro il Covid-19, indispensabile per salvare non solo le vite dei cittadini ma anche l'economia di interi Paesi. Pur di ottenerlo c'è chi, come gli Stati Uniti, è disposto a finanziare ogni azienda farmaceutica promettente anche al costo di entrare in conflitto con gli alleati. E, allo stesso tempo, accusa i concorrenti di affidarsi agli hacker per tentare di rubare gli studi e i progressi finora raggiunti dai ricercatori. A finire nel mirino di Washington sono la Cina e l'Iran, entrambi additati di assoldare i propri esperti informatici per violare sistemi e dati di case farmaceutiche e università americane impegnati nella corsa contro il tempo per arrivare alla cura contro il coronavirus. Intanto, l'Agenzia europea per il farmaco (Ema) stima in un anno - in uno scenario ottimistico - il tempo per ottenere il primo vaccino. "Vediamo la possibilità che se tutto va secondo i piani, alcuni di questi vaccini potrebbero essere pronti per l'approvazione in un anno a partire da oggi", ha dichiarato Marco Cavaleri, responsabile dell'Ema per la strategia dei vaccini. Non sarà un anno facile. Lo scontro tra i due giganti, Usa e Cina, accalora anche la 'corsa' per la ricerca del vaccino. L'Fbi e l'Agenzia per la cybersicurezza hanno inviato un'allerta a scienziati e ricercatori per "la probabile violazione della rete da parte della Repubblica popolare cinese nel tentativo di rubare le ricerche e la proprietà intellettuale relative a trattamenti e ai vaccini per il Covid-19". Per Washington si tratta di un attacco diretto alla salute degli americani. La stessa accusa era stata già rivolta all'Iran. Il Wall Street Journal scrive che per i Servizi americani gli hacker dei due Paesi sono al lavoro in questa missione già dallo scorso 3 gennaio.

Cina e Iran smentiscono con veemenza le accuse da parte degli Stati Uniti

Tra i recenti obiettivi dell'Iran, secondo gli esperti di sicurezza informatica, vi è stata la società farmaceutica Gilead, che ha prodotto il remdesivir, farmaco antivirale che ha recentemente ottenuto l'autorizzazione all'uso di emergenza dalla Food and Drug Administration come potenziale trattamento Covid-19. Ovviamente sia Pechino che Teheran hanno smentito con veemenza ogni accusa. "La Cina esprime forte insoddisfazione e ferma opposizione a tale diffamazione", ha replicato seccato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian.

Sanofi garantisce intanto le prime dosi del vaccino agli Stati Uniti. Ed è guerra con Parigi

In Europa si gioca invece un'altra battaglia. La casa farmaceutica francese, Sanofi, ha garantito "i maggiori pre-ordini agli Stati Uniti per il vaccino a causa del rischio da questi assunto per la ricerca", scatenando le ire del governo francese che l'ha definito "un inaccettabile accesso privilegiato con pretesto pecuniario". Sanofi ha quindi chiesto all'Ue, per garantire lo stesso accesso, "l'efficacia che hanno finora dimostrato gli Stati Uniti". Del resto, già i latini insegnavano che 'pecunia non olet'. Il presidente americano, Donald Trump, tentò di adottare la stessa strategia già a marzo con l'azienda tedesca, CureVac, promettendo milioni di dollari di finanziamenti pur di accaparrarsi l'esclusiva del vaccino. Il piano però fallì grazie anche al muscoloso intervento di Berlino.

I leader globali reagiscono: "Vaccini e trattamenti per il Covid-19 siano forniti gratis a tutti"

Preoccupati da questa guerra, oltre 140 leader globali, tra cui il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e il premier pakistano Imran Khan, hanno chiesto in una lettera pubblica che i futuri vaccini e trattamenti per il coronavirus siano forniti "gratuitamente a tutti". ​"Non è il momento di promuovere gli interessi delle imprese e dei governi più ricchi, a scapito della necessità universale di salvare vite umane o di lasciare questo importante e morale compito alle forze di mercato. Non possiamo lasciare che i monopoli, la dura concorrenza e il nazionalismo miope ostacolino questo accesso alla salute", si legge nell'appello firmato anche dall'ex ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, dall'economista Joseph Stiglitz e dai presidenti del Senegal, Macky Sall, e del Ghana, Nana Akufo-Addo.

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