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Coronavirus, Wuhan riapre le aziende. Droni, AI, app, tech: le armi della Cina

CORONAVIRUS: WUHAN RIPARTE, VIA LIBERA PER ALCUNE AZIENDE

Wuhan e Hubei provano a tornare alla normalità. La provincia di Hubei, epicentro dell'epidemia di coronavirus in Cina, ha annunciato la graduale "ripresa del lavoro e della produzione", scrive il Quotidiano del Popolo, spiegando che le aziende avranno il via libera sulla base del livello di rischio nell'area in cui operano. Secondo quanto annunciato potranno riprendere le attività e la produzione, previa autorizzazione ufficiale, le aziende coinvolte nei beni di prima necessità e quelle "fondamentali per la catena industriale". Per altre lo stop dovrebbe proseguire fino al 20 marzo.

Coronavirus: robot, droni e Ai, le armi della Cina

Robot che disinfettano, droni dotati di tecnologia per rilevare la temperatura corporea e sistemi avanzati di riconoscimento facciale. Sono alcune delle armi tecnologiche utilizzate dalla Cina durante l’epidemia di coronavirus per ridurre al minimo il rischio di contrarre il Covid-19, che oggi prende di mira l’Italia. A svilupparle sono i gruppi di punta e le aziende meno note del tech cinese. Una di queste, la Pudu Technology di Shenzhen, che produce robot per i sevizi di catering, ha installato in oltre quaranta ospedali i propri macchinari, che fungono da assistenti del personale medico, mentre la MicroMultiCopter ha creato droni utilizzati per il trasporto di campioni medici e per il rilevamento della temperatura corporea mentre sono in volo. Le conquiste nel campo delle stampanti 3D, sono poi state utili per favorire l’aumento vertiginoso nella produzione di mascherine durante l’epidemia.

La stessa Alibaba di Jack Ma è entrata nella partita con sistemi di diagnosi basati sull’intelligenza artificiale in grado di rilevare con il 96% di accuratezza i casi di contagio da coronavirus. SenseTime, azienda leader nell’intelligenza artificiale, ha sviluppato software per il rilevamento della temperatura corporea che sono stati impiegati nelle metropolitane, nelle scuole e nei centri residenziali di Pechino, Shanghai e Shenzhen. Nella provincia sud-occidentale del Sichuan, riporta il Global Times, gli agenti di polizia hanno avuto anche in dotazione caschi in grado di rilevare, nel raggio di cinque metri, la temperatura dei passanti: in caso di anomalie, gli “smart helmets” inviano un segnale sonoro agli agenti.

Anche le app hanno un ruolo di primo piano anche. Una di queste, sviluppata da TenCent, il gruppo che gestisce la popolarissima WeChat, invia notifiche all’utente nel caso in cui sia entrato in contatto con persone che hanno contratto il coronavirus; un’altra, sviluppata da Ant Financial, braccio finanziario di Alibaba, è in grado di assegnare, attraverso l’uso dei big data, colori agli utenti per stabilire se possono recarsi in luoghi pubblici (verde) o se è meglio per loro stare in quarantena per una o due settimane (nel primo caso viene utilizzato il colore giallo, nel secondo il rosso).

Il ruolo della tecnologia nel contenimento dell’epidemia di coronavirus ha sollevato diversi interrogativi sul rispetto della privacy, per il sospetto utilizzo delle informazioni personali da parte della polizia. La Cina va, però, orgogliosa delle sue conquiste, a cui i media statali dedicano molti servizi. Per quanto questo tipo di notizie alimentino un certo scetticismo, ha commentato alla Bbc Elliott Zaagman, esperto di hi-tech in Cina, “comunque, il ruolo ‘meno sexy’ della tecnologia nel controllo dell’epidemia non può essere ignorato”.

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