Coronavirus. Messico dove la fame fa più paura del virus.
Il Governo invoca solidarietà ma gli imprenditori licenziano
’350000 posti di lavoro persi in due settimane, una disoccupazione salita al 5%, persi tutti i posti di lavoro creati nel 2019 e una caduta di 4 punti del PIL ‘ queste le prime stime sulle quali deve fare i conti il Governo messicano di Manuel Lopez Obrador dopo le misure di quarantena imposte fino al 30 aprile per il Coronavirus.
Il virus sta cominciando a diffondersi nel Paese con 4000 casi e 233 morti ma la verità è che la debolezza del sistema economica spaventa la gente molto di più che lo stesso virus.
Perché in Messico i lavoratori sono praticamente senza rete alcuna e il primo appello del Governo agli imprenditori per mostrare solidarietà nell’emergenza con almeno un mese di permesso retribuito è caduto nel vuoto. La maggioranza degli imprenditori è infatti sembrata sorda e chiusa ad ogni azione solidale.
E di questa mancanza di solidarietà gli esempi continuano ad aumentare, dalle grandi catene alberghiere fino alle imprese di costruzioni è uno tsunami di licenziamenti. Licenziamenrti resi più facili da un mercato del lavoro precario e senza rete alcuna.
Coronavirus. In Messico la fame fa più paura del virus
‘Non abbiamo paura del coronavirus, abbiamo paura della fame’ è il grido ricorrente di molti lavoratori licenziati in tronco senza nemmeno aver ricevuto le ultime competenze dovute e uno straccio di liquidazione.
E a Città del Messico, la metropoli più grande del Paese ed anche la più contagiata, la situazione è la stessa. Molte imprese hanno cominciato a lasciare a casa i lavoratori con la scusa di ripararsi dal Coronavirus e poi dal ‘riparo’ al licenziamento il passo è stato breve e rapidissimo. Molto spesso con i lavoratori costretti a firmare ‘dimissioni volontarie’ per non perdere le poche e uniche competenze spettanti.
Ben 150000 persone sono state licenziate al 1 di aprile e la maggior parte con una rapida telefonata senza possibilità alcuna di contraddittorio..
L’idea di portare le aziende di fronte ai Tribunali del Lavoro risulta per tutti una costosa e inutile perdita di tempo.
In piena emergenza da virus si trova infatti pure la Giustizia e pure quella del Lavoro.
E’ chiaro a tutti che un caso di licenziamento di questo genere, per Coronavirus, potrebbe risolversi, a favore o a sfavore, non prima di 4 anni.
E la fame, soprattutto in Messico, non aspetta le sentenze.
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