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Esteri
Cuba, a Santiago l'ultimo saluto a Fidel

"Di fronte alle ceneri di Fidel, giuriamo di difendere la patria e il socialismo", ha detto Raúl Castro nell'ultimo atto pubblico di questi lunghi giorni di lutto nazionale ieri sera a Santiago, la seconda città di Cuba, nell'Oriente dell'isola, davanti a circa cinquantamila persone che gli hanno fatto eco quando ha riesumato la storica frase "Sì, se puede". Un breve discorso di omaggio al fratello, nel corso del quale l'attuale presidente di Cuba ha rivelato che per volontà del leader storico della rivoluzione cubana proibirà che strade o monumenti pubblici vengano intitolati alla memoria di Fidel Castro. "Il leader della rivoluzione - ha detto Raúl - ha sempre rifiutato qualsiasi manifestazione di culto della personalità e fu conseguente con questa idea fino alle ultime ore della sua vita, ribadendo che una volta morto il suo nome e la sua figura non fossero mai utilizzati per nominare istituzioni, piazze, parchi, viali, vie o altri luoghi pubblici, né che fossero eretti in sua memoria monumenti, busti, statue o altre forme di omaggio". Dunque rimarrà soltanto la sua tomba, qui a Santiago, non lontano dal villaggio dove nacque, Biran, e vicino al luogo dove iniziò la sua rivoluzione, la caserma Moncada.

Stamattina - alle sette ora locale, l'una del pomeriggio in Italia - le ceneri verranno tumulate, in forma strettamente privata, nel cimitero di Santa Ifigenia accanto al mausoleo di José Martí, venerato da tutti i cubani come l'apostolo dell'indipendenza dell'isola alla fine dell'Ottocento. In questi giorni il cimitero, non lontano dal centro della città, era inaccessibile. Impossibile avvicinarsi, ma si dice che il mausoleo di Castro sia costituito da una grande pietra di marmo sopra la quale verranno collocate le ceneri.
 
La decisione di mettere la tomba di Fidel Castro nel cimitero di Santa Ifigenia accanto a José Martí ha dato il via anche all'ultima polemica tra il regime e l'opposizione in esilio. "Così la frode storica continua", ha detto lo storico cubano Carlos Alberto Montaner, che vive da anni fuori dall'isola, riferendosi al fatto che José Martí come gli altri eroi dell'indipendenza, da Antonio Maceo a Carlos Manuel de Cespedes, appartengono a tutti i cubani mentre Fidel Castro no, vista la grande diaspora che seguì la vittoria della rivoluzione. "Fidel era il miglior discepolo di Martí", dicono invece gli storici da quest'altra parte della barricata. La controversia è destinata a durare probabilmente anni.

Lo slogan più ripetuto in quest'ultimo giorno di mobilitazione per i funerali era "Io sono Fidel". Molti bambini ce l'avevano scritto sulla fronte mentre il corteo militare verde oliva con la teca delle ceneri attraversava le piazze affollate della città. Pare che a consigliare lo slogan sia stato il presidente venezuelano Nicolás Maduro, tra i primi a recarsi a L'Avana appena appresa la notizia della morte di Fidel Castro sabato scorso.  "Io sono Chávez", era scritto sui muri di Caracas dopo la morte, nel marzo del 2013, del presidente venezuelano. Insieme a Maduro, per l'ultimo saluto, sono arrivati a Santiago due ex presidenti brasiliani, Lula e Dilma Rousseff, il presidente boliviano Evo Morales e quello del Nicaragua, Daniel Ortega. Ma la maggior parte delle delegazioni dei vari Paesi erano al massimo a livello di ministri, soprattutto di vice. Dalla Francia l'unico personaggio: Ségolène Royal.

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