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Francia, Macron presidente? Non è fatta. La Le Pen ha il 25-30% di chance


Chi pensa che Emmanuel Macron sia già il presidente della Francia si sbaglia. L'esito del secondo turno delle elezioni presidenziali del prossimo 7 maggio non è affatto scontato. Alessandro Amadori, sondaggista e autore delle "Estimations" pubblicate domenica scorsa su Affaritaliani.it e che hanno anticipato l'esito del primo turno in Francia, afferma che "il candidato centrista e leader di En Marche ha il 70-75% di possibilità di vittoria al ballottaggio mentre le chance di successo di Marine Le Pen sono pari al 25-30%".

Un Macron ovviamente favorito, ma la partita non è chiusa. "Il candidato centrista - spiega Amadori - ha diversi elementi di debolezza. Il primo è certamente quello di aver generato un partito, o movimento, nel giro di pochi mesi. Un'anomalia per il mercato francese che non è abituato agli expolit alla Grillo o alla Berlusconi. La Francia ha minore creatività politica rispetto all'Italia e ha una tendenza all'inerzia. Il movimento all'italiana, che in pochi mesi ha raggiunto questo successo, è un aspetto sorprendente ma anche un elemento di debolezza. Bisognerà vedere se sarà in grado di aggregare i voti di chi domenica scorsa ha scelto altri candidati. Ci sono elementi di rischio connessi alla sua stessa novità".

"Il secondo punto di debolezza di Macron è antropologico. E' un vincente e ha tutto per definirlo tale. E' giovane, colto, bello, è stato un banchiere e vive bene. Ma rappresenta i vincenti della globalizzazione; e i perdenti voteranno per lui? Il francese medio di provincia, preoccupato per il futuro dei figli e per il suo posto di lavoro, si riconoscerà in Macron? Ho dei dubbi", spiega Amadori. "E' un candidato invidiogeno, nel senso che genera invidia. E' troppo ricco, troppo bello, troppo intelligente ma anche troppo strano. Anche il rapporto con la moglie-mamma lo rende originale e atipico, molto diverso dalla media. Berlusconi, invece, piaceva perché era l'uomo medio di successo. Macron è come Renzi, il primo della classe e un rampante che sarebbe il presidente più giovane della storia della Francia. Elementi di eccezionalità che possono anche essere un difetto e un limite".

"L'ultimo elemento di debolezza di Macron è il suo programma, che è chiaramente allineato con i dogmi della globalizzazione. La Le Pen lo ha giustamente definito il perfetto vice-premier di Angela Merkel. Ha un progetto in linea con questa Unione europea che non si concilia con i mal di pancia della società francese. Una società spaccata tra città e provincia e tra giovani e anziani. Macron è fortemente caraterizzato come l'uomo dei poteri forti nazionali e internazionali. Tranne Hollade, il presidente con il gradimento più basso di sempre, chi va all'Eliseo deve avere qualcosa di regale ed essere quasi la continuazione del re di Francia. Macron è brillante ma non ha carisma ed più un primo ministro che un presidente".

Che cosa faranno gli elettori di Fillon e Mélenchon? "E' molto probabile che alla fine, almeno in maggioranza, votino Macron perché la Le Pen è troppo caraterrizata e di parte, o si sta con lei o contro di lei. Ma attenzione all'astensione. Non si può dire che Macron ha il 100% di vittoria proprio perché molti elettori di Fillon e Mélenchion potrebbero astenersi al ballottaggio. Se l'affluenza sarà bassa e voteranno solo gli elettorati mobilitati le probabilità di vittoria della Le Pen saliranno. D'altronde, la leader della destra ha abilmente preso le distanze dal padre e non rappresenta più la destra post-fascista. Certamente non finirà 80 a 20 come tra Chirac e Le Pen senior. Macron è stato un banchiere della Rothschild e nella narrazione collettiva è l'uomo della Lehman Brothers a Parigi, il rappresentante dei poteri forti finanziari. Per questi motivi, seppur favorito, ha solo il 70-75% di vittoria (nonostante un ampio schieramento alle sue spalle) anche perché elettori di Mélenchon che si oppongono all'Europa delle banche potrebbero perfino scegliere la Le Pen".
 

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