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Esteri
Germania, è iniziata la "fine" della Merkel: Verdi e Spd vincono le regionali
(fonte Lapresse)

“Oggi è un buon giorno, anche perché dimostra che in Germania è possibile formare un governo senza la Cdu”. La frase è di Olaf Scholz, candidato cancelliere della Spd nonché ministro alle Finanze tedesco, ma fotografa alla perfezione l’atmosfera che regna a Berlino ad urne ancora calde dopo il doppio voto nel Baden Wuerttemberg e in Renania Palatinato: il partito di Angela Merkel ha subito una cocente sconfitta, ossia ha messo a segno il peggior risultato nella storia dei rispettivi Laender, e questo a soli sei mesi dalle elezioni federali del 26 settembre. E sia a Stoccarda che a Magonza possono profilarsi coalizioni che escludono i cristiano-democratici, ossia formate esclusivamente da Verdi, Spd e liberali.

Stando alle ultime proiezioni (ore 19 di ieri sera), nel Baden Wuerttemberg il partito ambientalista (qui già al governo con Winfried Kretschmann) ottiene un risultato intorno al 32%, con ciò conquistando il risultato migliore dei Verdi sia a livello regionale che a livello nazionale. Di contro la Cdu, portata alle urne dalla candidata Susanne Eisenmann, si ferma ad un risultato intorno al 23,5% (nel 2016 era stato il 27%), il che risulta particolarmente doloroso per un Land che un tempo era una sua solida roccaforte. La Spd supera di poco l’11%, un soffio sopra i liberali dell’Fdp all’10,7, mentre l’Afd con il 10,5% comunque appare reggere l’urto del fatto di esser stata messa sotto indagine a livello nazionale dai servizi segreti interni dell’Ufficio federale per la difesa della Costituzione (BfV).

Non va meglio per il partito che fu di Adenauer e di Kohl in Renania Palatinato, dove gli elettori hanno voluto premiare con decisione l’esperienza di governo della socialdemocratica Malu Dreyer, con questo dando un “segnale di vita” (come scrive lo Spiegel) per la Spd anche a livello nazionale: qui gli eredi di Brandt e di Schmidt riescono ad ottenere, secondo le ultime proiezioni dell’Ard, il 35,7% dei consensi contro il 27,7% della Cdu: anche qui, per la formazione che fu guidata per 18 anni da Frau Merkel, un tonfo “storico” con un’emorragia netta rispetto al 31,8% di cinque anni fa. In Renania il risultato dei Verdi è molto più contenuto, con l’9.3% dei consensi che comunque rappresenta un balzo notevole rispetto alle elezioni del 2016. Mentre i liberali ottengono il 5,9%, entrano per la prima volta nel Landtag renano i Liberi elettori (Freie Waehler), con il 6% dei voti. Rimane fuori da ambedue i Landtag la Linke, il partito della sinistra, con rispettivamente il 3,2% e il 2,3%.

Sin dall’inizio questo doppio appuntamento elettorale era considerato un banco di prova in vista delle elezioni federali del 26 settembre: un voto che si preannuncia comunque storico, dato che è il primo senza Angela Merkel a correre come cancelliera dopo ben 16 anni passati al governo e che arriva in epoca Covid, con i colpi e contraccolpi che questo porta con sé. E per la Cdu le prospettive non paiono certo rosee: con un nuovo leader, Armin Laschet, che incassa una pesante doppia sconfitta ed è obbligato ad affrontare le conseguenze dello scandalo delle mascherine su cui avrebbero lucrato propri parlamentari, mentre ancora, a meno di sei mesi dal voto, non c’è un nome per la corsa alla cancelleria.

Non a caso, il segretario generale della Cdu, Paul Ziemiak, ha provato a mettere le mani avanti: davanti alle telecamere si affretta a dichiarare che il risultato in Baden Wuerttemberg e Renania Palatinato “non avrà conseguenze sulla decisione in merito alla candidatura per la cancelleria”, rimane il programma originario, ossia “che Cdu e Csu prenderanno la loro decisione tra Pasqua e Pentecoste”. Pochi gli credono, a cominciare dai Verdi, che nei sondaggi nazionali viaggiano intorno al 20% dei consensi, con ciò confermandosi stabilmente come seconda forza politica del Paese. “Per noi è una partenza super in un anno elettorale super” si entusiasmano i leader del partito ambientalista, Robert Habeck e Annalena Baerbock, che vedono avvicinarsi ancora di più la possibilità di essere determinanti nella formazione di un futuro governo nazionale.

Intanto gli occhi sono puntati sui prossimi appuntamenti elettorali: quello per il rinnovo del Landtag in Sassonia-Anhalt è fissato per inizio giugno, a seguire l’election day del 26 settembre, quando si apriranno contemporaneamente le urne per le elezioni nazionali e quelle nei Laender di Berlino, Meclemburgo e Turingia. Ovviamente le grandi manovre per la formazione dei governi dei due Laender sono già in pieno corso, ed attualmente nessuno dei sismografi politici sembra favorevole alla Cdu. Anche se in Baden Wuerttemberg i cristiano-democratici hanno fatto sapere di essere disposti a continuare l’alleanza con i Verdi di Kretschmann, quest’ultimo si è guardato bene a mostrare evidenti aperture, limitandosi a dire che inizieranno colloqui “con tutte le forze politiche”.

In pratica, in ambedue i Laender crescono le quotazioni per un’alleanza tra Verdi, Spd e liberali, la cosiddetta “coalizione semaforo”, dal colore dei tre partiti. Per la Cdu le prospettive appaiono pessime in vista dell’appuntamento con le urne nazionali del 26 nazionale: stretti tra quello che appare essere “l’inizio della fine” del bonus Merkel, la dolorosa lentezza nella campagna di vaccinazione anti-Covid, l’imbarazzante scandalo del traffico delle mascherine che coinvolge propri esponenti, gli orgogliosi cristiano-democratici tedeschi non hanno ancora un convincente candidato alla cancelleria. Ed il tempo corre.

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