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Esteri
Iraq, l'Isis lancia un'offensiva a Kirkuk

Un colpo di coda dello Stato Islamico spezza il flusso di notizie che, giorno dopo giorno, raccontano dell'offensiva lanciata dalle forze dell'esercito regolare iracheno e dai combattenti curdi peshmerga per riconquistare Mosul, la "capitale" del Califfato in Iraq. Un commando di jihadisti dell'Isis ha attaccato la centrale elettrica di Dibis, a nord di Kirkuk. "Tre attentatori suicidi hanno colpito l'impianto e hanno ucciso 12 ingegneri e tecnici iracheni e quattro iraniani. Le forze di sicurezza sono intervenute, uccidendo uno degli attentatori, mentre gli altri due si sono fatti saltare in aria", ha fatto sapere Abdullah Nour Eddin, capo della polizia locale. E i
media curdi avvalorano le previsioni di una campagna militare lunga e intensa per la strenua resistenza che le migliaia di jihadisti asserragliati nei centri urbani sembrano decisi a opporre, con le armi, con il ricorso alle autobombe guidate da conducenti kamikaze contro il nemico, con l'utilizzo dei civili come scudi umani.

L'assalto dell'Isis a Kirkuk arriva dopo l'attacco da parte di uomini con indosso giubbotti esplosivi e armati, contro il quartier generale della polizia e altri edifici governativi della città a maggioranza curda. Decine di jihadisti, armati di granate e fucili automatici sono stati avvistati in diversi punti della città. Testimoni oculari hanno visto gruppi di militanti islamisti in svariati quartieri: alcuni entravano nelle moschee, altri in edifici pubblici. Un gruppo si è asserragliato all'interno di una scuola. Una nuvola di fumo nero ha avvolto il Majdi Palace, da dove un cecchino dell'Isis ha sparato sulle forze di sicurezza curde: in tutta l'area sono risuonate raffiche di armi automatiche, come hanno mostrato le immagini trasmesse in diretta dalle tv locali, riprese da alcune telecamere fisse della città.

Uomini armati dello Stato islamico sono ancora asserragliati in due quartieri meridionali della città. Lo ha confermato ad "Agenzia Nova" il sindaco di Kirkuk, Kamil Salayi, aggiungendo che dopo l'intervento dell'esercito ci sono stati scontri tra i miliziani jihadisti e le forze di sicurezza nei pressi delle sedi governative. Salyai ha detto inoltre che tutte le aree occupate oggi dallo Stato islamico sono state liberate, ad eccezione di due quartieri meridionali della città dove le forze di sicurezza non hanno aperto il fuoco contro i miliziani asserragliati in alcuni edifici per proteggere i civili che vivono in quelle aree.

Secondo l'arcivescovo caldeo di Kirkuk, monsignor Yousif Thomas Mirkis, a Venezia per un convegno del Ppe, che stamattina ha potuto contattare la sua città per avere informazioni su quanto sta accadendo, i jihadisti "hanno preso delle persone in ostaggio in una moschea nel quartiere chiamato Primo settembre, approfittando del venerdì di preghiera". L'arcivescovo ha confermato che gli accessi alla città sono chiusi e che si spara ovunque

Non è chiaro il bilancio complessivo delle vittime del blitz. Secondo l'arcivescovo sono "una cinquantina" i jihadisti che hanno attaccato la città stamattina, di questi "40 sono già stati uccisi". Attentati sono stati messi a segno anche in altre località nel Nord dell'Iraq. L'Isis ha rivendicato le azioni.

Rinforzi di unità anti-terrorismo curde sono state inviate a Kirkuk. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Anche milizie di volontari turcomanni sono state inviate dalla città di Tuz, 75 chilometri a ovest di Kirkuk, per dare man forte ai curdi e alla polizia locale.
Il governatore di Kirkuk ha detto che la situazione è tornata normale, ma altre fonti danno informazioni diverse. In particolare Arshad al Salihi, leader della formazione politica Fronte Turcomanno, afferma che la situazione "è ancora instabile e richiede ulteriori rinforzi". La direzione della comunità religiosa sunnita di Kirkuk ha ordinato la chiusura di tutte le moschee oggi e annullato tutti i sermoni previsti per il giorno santo di venerdì.

Dopo gli attacchi la città è stata completamente isolata: le forze Peshmerga non consentono l'ingresso a nessuno ai check point di ingresso nella città irachena, dove affermano di aver decretato il coprifuoco. In quello settentrionale, centinaia di camion formano una coda di 5 chilometri, mentre vengono lasciati entrare solo mezzi carichi di rinforzi militari.

Diversi veicoli carichi di civili armati stanno entrando nella città al seguito delle forze peshmerga per stanare gli ultimi jihadisti rimasti. Da Erbil stanno affluendo mezzi che trasportano blindati e pick-up curdi armati di mitragliatrici pesanti. Al momento, secondo i peshmerga, sono 12 i jihadisti eliminati.

Kirkuk si trova a circa 180 miglia da Mosul, ritenuta la principale roccaforte dello Stato islamico in Iraq. Lunedi' scorso, il governo iracheno aveva riferito dell'avvio di una operazione per riconquistare Mosul nella morsa di Daesh da oltre due anni, un'operazione che starebbe rapidamente guadagnando terreni su diversi fronti.

Ma all'agenzia Onu per i diritti umani risulta da "solide informazioni" che lo Stato Islamico ha prelevato con la forza 550 famiglie dai villaggi intorno a Mosul per dislocarle nei pressi delle sue postazioni e usarle come scudi umani. Sul tema si registra anche l'appello lanciato dalla massima autorità sciita irachena, l'ayatollah Ali al-Sistani, che durante la preghiera del venerdì ha chiesto alle forze militari impegnate nell'assedio di Mosul di "usare la massima moderazione con i civili stipati nelle aree della città dove si combatte, per prevenire con ogni mezzo che siano colpiti". L'ayatollah al-Sistani ha invitato anche la popolazione di Mosul a "collaborare con le forze di sicurezza per facilitare al massimo la loro liberazione dai terroristi del Daesh".

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