Israele-Gaza, "Razzi sempre più precisi, attacchi continui. Qui c’è il caos”
L'intervista di Affaritaliani.it alla giornalista e scrittrice Manuela Dviri, volontaria di Saving Children a Tel Aviv
Molti scontri sono avvenuti nelle città miste, dove storicamente israeliani e palestinesi hanno sempre convissuto pacificamente, come mai?
Proprio per questo è stato ancora più doloroso assistere agli scontri tra giovani arabi israeliani ed ebrei israeliani, perché avvenivano in città dove da tempo c’era una pacifica convivenza. Una situazione che ha creato paura e dolore in entrambe le comunità. A lungo non è stato fatto niente per fermarli. Contro tale violenza si chiedevano posti di polizia e controlli, per impedire che avvenisse il peggio. Come poi è successo. Sono stati fatti pogrom, cui si è risposto con altri pogrom, di ebrei nazionalisti contro arabo-israeliani. Una situazione terribile, che spezza il cuore.
Vedi gente che brucia tutto ciò che incontra. Moltissimi sono stati arrestati. Forse ora tornerà un po’ di calma. Per il momento fa male vedere giovani musulmani con il viso coperto che cercano di boicottare la pacifica convivenza nelle città miste come Haifa, Lod, San Giovanni d’Acri.
Manuela Dviri, scrittrice e giornalista nata a Padova, vive a Tel Aviv dal 1968. Nel 1988 muore il figlio Yonathan, che prestava servizio nell'esercito israeliano, durante il conflitto in Libano. Dal 2003 si occupa di “Saving Children” un progetto di assistenza per bambini palestinesi malati che non possono essere curati, per mancanza di fondi o strutture, dalla sanità palestinese. |
Secondo lei il “patto di Abramo”, voluto da Donald Trump, come alleanza tra Israele e i paesi arabi, reggerà ancora?
Penso di sì. Gli Emirati Arabi Uniti, per esempio, non credo abbiano interessi contrari.
Europa e Stati Uniti, pur se concentrati su problemi interni e sulla pandemia, hanno sostanzialmente appoggiato Israele e il suo diritto di difendersi. Così per esempio ha detto il presidente Joe Biden, dichiarando di aver parlato con il premier israeliano Benjamin Netanyahu…
Siamo in un periodo storico nel quale tutti i paesi del mondo hanno problemi. Il virus è arrivato ovunque, indebolendo anche le democrazie, per obbligare le persone a stare a casa. In Italia non avete fatto leggi ad hoc, però avete dovuto cambiare molte abitudini. Il mondo intero si è trovato sotto pressione. L’Europa, certamente, essendo nostra vicina, dovrebbe essere interessata a chiedere di fermare la guerra. In futuro bisognerebbe aiutare il dialogo tra lo Stato d’Israele e Gaza. Un colloquio che in parte esiste, perché si comunica, ma non è abbastanza. Per risanare le relazioni e terminare il conflitto in corso servirebbe il dialogo, l’intesa.
Che prospettive immagina per i prossimi giorni?
Non so quanto durerà lo scontro né quali danni farà. Certo il tentativo di Hamas è di infuocare tutto il Medio Oriente.
Un’ ultima domanda, come vivono e cosa sperano i cittadini di Tel Aviv in queste ore?
Che la guerra finisca e che si possa tornare alla normalità rapidamente. Se così fosse le ricadute sociali sarebbero poche. Israele ha imparato a riprendersi in fretta. Ieri i negozi erano chiusi, forse per paura di raggiungere la città per lavorare. In questi giorni si consiglia a tutti di rimanere nelle vicinanze di casa. Per questo motivo molti negozianti hanno deciso di non aprire. Ma se durerà a lungo riapriranno ugualmente. Nel frattempo bisogna vedere cosa dirà il governo sulla situazione. Per ora Netanyahu non ha parlato. Oggi però è prevista una conferenza stampa. Per il momento abbiamo più domande che risposte, vedremo nei prossimi giorni.
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