L'Europa svolta a destra? Il modello Giorgia Meloni si impone e indebolisce Ursula von der Leyen - Affaritaliani.it

Esteri

Ultimo aggiornamento: 18:03

L'Europa svolta a destra? Il modello Giorgia Meloni si impone e indebolisce Ursula von der Leyen

Il voto del 13 novembre segna un cambio di paradigma nel Parlamento europeo

di Vincenzo Caccioppoli

Il modello Meloni guida le destre europee e mette alla prova Von der Leyen? 

Il voto storico del 13 novembre 2025 segna un cambio di paradigma: per la prima volta un provvedimento passa grazie al solo sostegno del centrodestra, confermando l’ascesa delle destre e il ruolo determinante del governo Meloni a Bruxelles

Il voto di giovedì 13 novembre 2025 ha non solo rappresentato la prima storica occasione in cui, al Parlamento europeo, è passato un provvedimento grazie al solo voto favorevole di tutto il centrodestra, ma forse si tratta anche del tangibile segnale che in Europa le destre possono giocare un ruolo da protagoniste in questa legislatura.

“Nell'anno e mezzo trascorso dall'ascesa dell'estrema destra alle elezioni europee, le forze dominanti di Bruxelles si sono chieste con ansia se il centro avrebbe potuto reggere. Giovedì hanno scoperto di no”, dice Max Griera su Politico.

Non si tratta infatti di un semplice voto, ma di un vero cambio di paradigma in un’Europa che negli ultimi dieci anni ha vissuto sulla maggioranza atipica di popolari sinistre verdi e liberali, che avevano creato il cosiddetto cordone sanitario per emarginare le destre dalle cariche apicali del Parlamento europeo. 

Il voto di giovedì “inaugura un'era diversa per il Parlamento, in cui il pragmatismo politico trionfa sui principi e il PPE collabora con qualsiasi schieramento sia necessario per portare a termine il suo compito”, dice una fonte diplomatica di Bruxelles. Qualcosa doveva cambiare dal momento che le destre avevano guadagnato nel voto di giugno un po’ ovunque, ma per far digerire al paludato partito popolare europeo di Weber le destre estreme, servivano rassicurazioni. E chi meglio del governo di Giorgia Meloni e della sua politica estera autorevole e ben incentrata su atlantismo e europeismo, poteva darle? 

“È il modello Meloni, ovvero la maggioranza Giorgia replicata a livello europeo”, come ha detto Carlo Fidanza capo delegazione del partito della premier in Europa.

"È un segnale pessimo per le maggioranze europee, è un segnale pessimo per l'Europa, è un segnale pessimo per la lotta contro il cambiamento climatico e la tutela del lavoro minorile... per me è un pessimo segnale per la cooperazione nei prossimi quattro anni", ha dichiarato a POLITICO, due giorni fa, il co-presidente del gruppo dei Verdi, Terry Reintke, dopo il voto.

L'avanzata dell'estrema destra in Parlamento riflette i suoi ampi progressi nella politica nazionale in tutto il continente. I partiti politici di estrema destra sono ora in testa ai sondaggi d'opinione nazionali in Francia, Regno Unito e persino in Germania, dove per decenni i centristi tradizionali hanno mantenuto una barriera volta a tenere gli estremisti lontani dal potere ed evitare che si ripeta la storia del paese del XX secolo. Ma senza il governo di Giorgia Meloni probabilmente giovedì i popolari non avrebbero votato con le destre, così come già avevano fatto in diverse occasioni ma con i conservatori dell’Ecr. E un altro segnale di questo deciso cambio di paradigma e di quanto sia importante il ruolo di Giorgia Meloni, è arrivato proprio oggi quando la Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo ha affossato una missione per verificare il rispetto dello stato di diritto in Italia

Una decisione che chiaramente ha fatto parecchio arrabbiare le sinistre con Antonio Pedullà, dei cinque stelle, che con il suo solito grande spirito patriottico ha gridato allo scandalo di una “vergognosa autocensura orchestrata dai gruppi politici di destra per salvare il governo Meloni”. La missione era stata proposta dal gruppo di monitoraggio della Commissione Libe (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni), con un accordo di massima tra Socialisti, The Left, Ppe e Renew.

Alla fine, però, la capigruppo ha votato diversamente: i Popolari hanno fatto squadra con Conservatori, Patrioti ed Europa delle Nazioni sovrane e la missione non è passata. Un doppio smacco per la sinistra italiana ed europea: la prima ha visto fallire il suo tentativo di brandire una clava contro il governo Meloni ed entrambe devono prendere atto del fatto che il Parlamento europeo non è più un’istituzione che possono piegare come vogliono ai loro fini politici

"È una vendetta, [il leader del PPE Manfred] Weber non può fermarla", ha dichiarato un funzionario della Commissione che conosce le dinamiche del Parlamento. Ma solo grazie al governo Meloni e alla sua autorevolezza le destre sono diventate un interlocutore affidabile e da tenere in considerazione, mentre prima si tendeva sempre a citare l’illiberale Viktor Orban (che comunque occorre non dimenticarlo, fino a due anni fa era, con il suo partito, all’interno del grande partito popolare europeo), come esempio di destra europea inaffidabile ed antisistema.

"La politica non è un gioco di denominazioni, trucchi e atteggiamenti. Siamo stati eletti con un programma e dobbiamo mantenere le promesse. È così che facciamo e intendiamo la politica, ed è così che abbiamo lavorato e continueremo a lavorare", ha dichiarato il portavoce del PPE Pedro López de Pablo.

Ma questo nuovo fatto, secondo alcuni, indebolirebbe ulteriormente il ruolo della Von der Leyen, che come dicono fonti autorevoli della commissione, avrebbe cambiato radicalmente opinione su molti dossier, proprio grazie a Giorgia Meloni, che da tempo considera la più affidabile e autorevole alleata all’interno del Consiglio Europeo (anche se voci interne allo stesso Consiglio, non escludono che tra un anno si possa arrivare anche ad una sostituzione al vertice della presidenza, magari con un “tecnico” come Draghi, tanto per restare allo schema politico italico, che ormai sembra andare sempre più di moda a Bruxelles).

"Qualsiasi voto in cui il PPE si schieri con l'estrema destra indebolisce la posizione di Ursula von der Leyen", ha affermato Reintke dei Verdi, aggiungendo che, poiché la presidente sarebbe stata votata da una maggioranza, ora il fatto che stia guardando con sempre maggiore interesse anche alla destra, la pone in una situazione certo non comodissima (non a caso ha già dovuto subire tre mozioni di censura da tre gruppi differenti). 

"In futuro, vorrei vedere molta più pressione sul PPE in merito a voti come questo". D’altra parte, i rapporti tra il capogruppo del Ppe Weber e la Von der Leyen sarebbero ormai ai minimi termini, al di là dei sorrisi di circostanza e all’appoggio (ma non più incondizionato, come avveniva nella passata legislatura) che il Ppe deve per forza di cose assicurare ad una sua esponente. 

D’altra parte il commento di Nicola Procaccini dopo il voto di oggi spiega assai bene quale è il clima che si respira a Bruxelles: “La Conferenza dei Capigruppo dell'Euro camera ha dimostrato che oggi per le sinistre non è più facile come un tempo utilizzare le missioni parlamentari all’estero per fini politici”, chiarendo che “ora che le maggioranze sono cambiate la questione gli si è ribaltata contro”.

Qualcuno in Italia parla della possibilità che si possa creare uno scenario Ursula (con voto trasversale di centro e sinistra con le ali estreme fuori) mentre proprio in Europa si sta rafforzando invece lo schieramento che ha vinto le elezioni e governa in Italia. Insomma, come diceva il Financial Times, dieci giorni fa, forse allora è proprio vero che il nostro paese sta diventando un modello per tutta Europa.

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