Esteri
Israele butta giù la maschera: sì alla legge contro la nascita della Palestina

Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele
Nel suo sfacciato e sfolgorante delirio etnocentrico, lo stato ebraico manda all’obitorio la Palestina
Israele butta giù la maschera: sì alla legge contro la nascita della Palestina
Nelle ultime 24 ore Israele ha assassinato altri 81 civili inermi e ne hanno feriti a centinaia. Una carneficina che, è bene ricordarlo una volta di più, in media falcia le vite di 140/150 palestinesi al giorno, la maggior parte dei quali sono donne e bambini. Uno sterminio che ha ampiamente oltrepassato ogni linea rossa, se mai ve ne è stata una per i palestinesi, e disintegrato tutte le regole d’ingaggio che regolavano la guerra. Negli ultimi 10 giorni, da nord a sud, Israele ha ripetutamente bombardato almeno 8 scuole e altrettanti edifici protetti dal Diritto Internazionale, frantumando anche quello, già dichiarati sicuri dall’IDF, e nei quali erano rifugiati decine di migliaia di famiglie. Migliaia di stragi che l’Occidente non condanna e la stampa nasconde, da mesi, tacendo. Va detto, senza timore: Israele che, come nei migliori musical di Broadway, per decenni è stato “on stage” interpretando con successo la parte della vittima, in realtà da decenni sta facendo al suo prossimo quello che un tempo è stato fatto a lui. Per usare le parole dell’attivista israeliana Dana Mills, "In meno di un secolo, noi [ebrei] siamo passati dall'accendere candele sullo sfondo del genocidio nazista, a un mondo in cui ci sono ebrei che accendono candele per affermare, legittimare e celebrare, un genocidio che loro stessi stanno perpetrando [a Gaza]."
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Nel “Global Language Dictionary”, manuale di 116 pagine commissionato da The Israel Project, organizzazione non governativa con sede a Washington e Gerusalemme (chiusa nel 2019), che aveva come scopo quello di cambiare la percezione americana ed europea di Israele, viene spiegato come si deve e non si deve parlare dello Stato ebraico con il pubblico americano e europeo, nelle trasmissioni, come nelle interviste, nei talk show e sui giornali. Fra le tante cose, a pagina 7, viene sottolineato che “Non c'è mai, mai, alcuna giustificazione per il massacro deliberato di donne e bambini innocenti. Mai. L’obiettivo primario delle pubbliche relazioni palestinesi è dimostrare che la cosiddetta ‘disperazione dei palestinesi oppressi’ è ciò che li spinge ad uscire e uccidere i bambini. Questo deve essere contrastato immediatamente, in modo aggressivo e diretto”. Ebbene, non prima di ringraziare Frank Ian Luntz, il consulente politico e di comunicazione ebreo americano autore del manuale, prendiamo a prestito le sue parole e facciamo altrettanto: dichiariamo “in modo aggressivo e diretto” che “non c'è mai, mai, alcuna giustificazione per il massacro deliberato di donne e bambini innocenti. Mai”. E aggiungiamo che non c'è mai alcuna giustificazione che legittimi il silenzio dell’Occidente e quello della stampa, dimostratisi “più realisti del re”. Ribandendo che, come scrive sempre Luntz, possiamo “non essere d’accordo sulla politica e potremmo non essere d’accordo sull’economia. Ma c’è un principio fondamentale su cui tutti i popoli di ogni parte del globo saranno d’accordo: le persone civili non prendono di mira donne e bambini innocenti per ucciderli”.
Ecco, basta questo: “le persone civili non prendono di mira donne e bambini innocenti per ucciderli”. Ergo, appurato che Israele prende di mira da nove mesi donne e bambini, per altro con precisione chirurgica e l’ausilio di speciali programmi di riconoscimento facciale basati sull’intelligenza artificiale, vale anche per lui la definizione del suo prontuario.
E per restare in tema di menzogne e ipocrisie svelate dalla guerra a Gaza, sempre più visibili anche se Israele e le sue comunità sparse per il mondo, tanti hub della gigantesca rete di controllo messa in piedi dallo stato ebraico, cercano di nascondere e negare, nelle ultime 48 ore la Knesset ha respinto un disegno di legge volto a istituire una commissione statale d'inchiesta sugli eventi del 7 ottobre e, cosa ancora più eclatante nel suo sfacciato e sfolgorante delirio etnocentrico, ieri ha votato all’unanimità nella sua componente ebraica una risoluzione che respinge la nascita di uno Stato palestinese. La risoluzione è stata opera sia dei partiti della coalizione del premier Benyamin Netanyahu sia di quella di destra all'opposizione e ha avuto il sostegno anche del partito di Benny Gantz. I membri di Yesh Atid, il partito di Yair Lapid - hanno riferito i media- sono usciti dall'Aula al momento del voto. Un passaggio della Risoluzione recita. "Uno Stato palestinese nel cuore di Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione".
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