Una cittadina italo-libanese di 92 anni e' deceduta in seguito alla duplice esplosione avvenuta martedi', 4 agosto, nel porto di Beirut. Lo riferiscono fonti della Farnesina.
Esplosioni Libano, Beirut: 137 i morti e 5 mila i feriti: cresce la rabbia
Continua ad aggravarsi il bilancio della doppia esplosione che ha devastato Beirut: secondo quanto riferito dal ministro della Salute libanese, Hamad Hassan, i morti sono almeno 137 e 5 mila i feriti. I soccorritori sono ancora al lavoro tra le macerie, gli abitanti si sono rimboccati le maniche per ripulire le strade dai detriti e la diaspora libanese sparsa nel mondo è impegnata a raccogliere soldi per aiutare chi è rimasto ferito o ha perso la casa. Intanto, cresce la rabbia degli abitanti contro lo Stato libanese, in quella che viene vista come l'ennesima, tragica, dimostrazione di un governo corrotto e inefficiente. Dallo scorso ottobre, a migliaia si sono riversati nelle strade per protestare: "Stiamo cercando di sistemare questo Paese, ci abbiamo provato per nove mesi ma ora faremo a modo nostro", ha sottolineato la 42enne Melissa Fadlallah, volontaria impegnata nelle operazioni di polizia a Mar Mikhail. "Se avessimo avuto un vero Stato, sarebbe stato nelle strade fin dalla scorsa notte a pulire e lavorare. Dove sono?", ha chiesto polemicamente. "Sono tutti seduti sulle loro poltrone con l'aria condizionata mentre la gente è per strada, l'ultima cosa che importa loro è questo Paese e la gete che ci vive", gli ha risposto il 30enne Mohammad Suyur, avvertendo che è stato raggiunto il limite di sopportazione: "L'intero sistema se ne deve andare".
I giovani in aiuto
Qualche funzionario in giro a valutare i danni c'è, ma i giovani sono molti di piu, organizzati in piccoli gruppi per liberare le strade da detriti e vetri rotti, ma anche impegnati a sostegno di anziani e disabili che hanno avuto le case danneggiate. Nel Paese si sono moltiplicate le offerte di ospitare famiglie di Beirut e il patriarcato maronita ha annunciato l'apertura dei suoi monasteri e scuole religiose come rifugi; sono stati allestiti tavoli con cibo e bottiglie d'acqua donate e imprese si sono offerte di sistemare i danni a porte e finestre a prezzi scontati e addirittura gratis. Nel mondo, la diaspora libanese (quasi tre volte il numero di abitanti del Paese dei Cedri) si è attivata per inviare aiuti e fornire assistenza a chi è rimasto ferito o ha perso la casa. In pochissimo tempo sono stati creati fondi per raccogliere denaro e indirizzarlo verso associazioni affidabili e in molti si sono attivi singolarmente o con campagne online per aiutare un Paese che già prima dell'esplosione era piegato dall'epidemia di coronavirus e da una crisi economica gravissima. Le rimesse sono un capitolo importante e specialmente d'estate i libanesi che vivono all'estero, rientrando in patria per le vacanze, portano denaro nelle casse e nelle tasche dei concittadini ma quest'anno c'è stata una battuta d'arresto, complice l'epidemia di Covid e la corruzione dilagante. "La gente è indignata dalla cattiva gestione del Paese, vogliono aiutare ma nessuno si fida delle persone in carica", ha sottolineato Najib Khoury-Haddad, imprenditore dell'high-tech nella zona di San Francisco.
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