Strage a Sydney, Moni Ovadia: “Netanyahu strumentalizza l’antisemitismo per evitare critiche ai propri crimini” . E su Gaza ha le idee chiare - Affaritaliani.it

Esteri

Ultimo aggiornamento: 18:42

Strage a Sydney, Moni Ovadia: “Netanyahu strumentalizza l’antisemitismo per evitare critiche ai propri crimini” . E su Gaza ha le idee chiare

Intervista a Moni Ovadia, attore, scrittore e produttore italo-bulgaro

di Federica Leccese

Attentato a Sydney, parla Moni Ovadia: “Io non credo a chi urla all’antisemitismo ma tace sul genocidio dei palestinesi”

Ha ricevuto la cittadinanza palestinese "honoris causae”: è Moni Ovadia, l’attore, scrittore e produttore italo-bulgaro, da sempre impegnato nella difesa della Palestina. Ai microfoni di Affaritaliani, l’artista ha raccontato le emozioni provate nel ricevere una tale onorificenza da parte di un popolo al quale si sente profondamente legato per valori e sensibilità. 

Nel corso dell’intervista, Ovadia non ha mancato di commentare l’attentato terroristico contro la comunità ebraica riunita a Bondi Beach, in Australia, ribadendo con forza come l’antisemitismo sia "un crimine orrendo", oltre che una minaccia ancora diffusa e pericolosa.

Forti e chiare, poi, le sue parole sulla guerra a Gaza e sulla condotta del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che “usa strumentalmente l’antisemitismo per evitare critiche alla propria politica criminale. Manipolare la morte di poveri ebrei australiani mentre perpetra un genocidio contro il popolo palestinese,  che orrore”.

Ha ricevuto la cittadinanza palestinese “honoris causa”. Quali emozioni le ha suscitato ricevere questo riconoscimento da un popolo che difende da sempre?

“Lo considero il più grande onore della mia vita. Ho ricevuto premi e riconoscimenti, ma questo è veramente straordinario, perché io mi sento parte del popolo degli sfruttati, degli oppressi, di coloro che subiscono violenze e si trovano in condizioni di debolezza.

Questo è il mio popolo, e sotto questo punto di vista il popolo palestinese ha subito orrori per decenni. Hanno dimostrato un comportamento esemplare, con coraggio, resistenza e dignità. Purtroppo, hanno subito anche un genocidio – l’ultima delle terribili violenze che li ha colpiti – e nonostante ciò continuano a mostrare coraggio e fedeltà a se stessi. Sono felice, anche se a livello onorario, di sentirmi parte di questo popolo, che percepisco molto vicino alla mia sensibilità.”

Come commenta l’attentato terroristico alla comunità ebraica riunita a Bondi Beach in Australia”

“L’antisemitismo è un crimine orrendo. Essendo ebreo, so bene cosa significa. Tuttavia, chi crede nei diritti universali, come quelli sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948,  ha il diritto di denunciare ogni forma di violenza.

Purtroppo, oggi vediamo che chi ha perpetrato o accettato crimini contro il popolo palestinese – come Netanyahu e i sionisti – usa strumentalmente l’antisemitismo per evitare critiche per la propria politica criminale. È un orrore usare un crimine per legittimarne uno mille volte più grande. Io non credo a chi urla all’antisemitismo in queste circostanze ma tace sui genocidi dei palestinesi. Questa ipocrisia perpetua l’orrore. Il vero senso dell’appartenenza all’umanità è la solidarietà universale: stare con chi soffre, senza indignazione selettiva. Non si può piangere, giustamente, 16 vittime e ignorare decine di migliaia di palestinesi, tra bambini, donne e anziani. Chi lo fa, a mio avviso, tradisce l’umanità.”

Mentre Gaza è al centro dell’attenzione internazionale, Israele continua la sua silenziosa e strisciante annessione della Cisgiordania. Come vede questa contraddizione tra le dichiarazioni di pace e le azioni sul terreno?

“Questo è un momento molto pericoloso e delicato. Le forme più eclatanti del genocidio hanno parzialmente ridotto la protesta, ma il genocidio continua in modo strisciante e subdolo. La solidarietà e la militanza a fianco del popolo palestinese devono continuare e crescere fino a quando il popolo palestinese non vivrà libero e autodeterminato nella propria terra.

Non credo nella soluzione dei due Stati. La mia visione è quella di uno Stato unico, laico e democratico, che includa tutti gli abitanti della terra – palestinesi musulmani, palestinesi cristiani ed ebrei di Israele. Questa è la vera soluzione, secondo me. Qualunque scelta futura deve essere decisa dai palestinesi stessi, senza interferenze esterne.”

Si può fare qualcosa per combattere l’odio e l’antisemitismo oggi? O esisterà per sempre?

“L’antisemitismo è una mala pianta difficile da estirpare. Ci sarà sempre una sottocultura di odio, e alcune persone non riescono a vivere senza nemici; l’ebreo diventa così il bersaglio ideale, una minoranza con una storia speciale, segnata da un genocidio che ha ucciso sei milioni di persone.Tuttavia, l’antisemitismo va monitorato, e ci sono associazioni che lo fanno. Diventa pericoloso quando entra nei programmi politici di governi. 

Aggiungo che un errore gravissimo è, poi, quello di considerare tutti gli ebrei come sionisti: non tutti lo sono. Bisogna distinguere le persone per ciò che pensano e fanno, senza generalizzare. I sionisti sono orientati a sostenere un governo che ha perpetrato crimini contro il popolo palestinese. Bisogna essere precisi nelle accuse e mai fare di tutte le erbe un fascio. Detto questo, Netanyahu usa la morte di poveri ebrei australiani strumentalmente, mentre ha scatenato un genocidio contro i palestinesi. A lui bisogna rispondere a muso duro: ‘pensa ai tuoi crimini e stai zitto’.”

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