Orlando frena la Clinton. Trump cavalca l'anti-Islam
Le conseguenze di Orlando sulle presidenziali Usa. Orlando frena la Clinton. Trump cavalca l'anti-Islam
di Giuseppe Vatinno
Il massacro di chiara matrice terroristica –rivendicato dal califfato-, seppur connotato anche da omofobia, che ha colpito il locale gay “Pulse Club” ad Orlando negli Usa, rischia di nuocere gravemente ai democratici e alla Clinton nella sua corsa alla Casa Bianca.
Infatti, l’opinione pubblica della Florida e in generale americana è frastornata e stordita: un attacco doppio ai valori di indipendenza e libertà non può non pesare in una arroventata campagna elettorale.
Ma non è tanto il fatto in sé, anche se si tratta della strage più rilevante di questo tipo negli Usa, a destabilizzare l’opinione pubblica che si recherà al voto a novembre per eleggere il Presidente degli Stati uniti quanto la doppia “pezza” che i democratici stanno cercando di metterci peggiorando la situazione.
Obama ha detto che nel suo Paese è troppo facile comprare armi non ricordando che quello delle armi è un tema molto particolare negli Usa essendo garantito dal Secondo Emendamento.
Per gli americani avere armi è come per gli italiani avere l’auto, tutti ce l’hanno perché l’ America è un paese di pionieri in cui si crede nella legittima difesa e, soprattutto, nella possibilità di difendersi adeguatamente. Non è detto che questo sia un “valore” per noi europei ma per gli americani (la maggioranza) lo è sicuramente secondo il detto “Dio creò gli uomini diversi, Colt li rese uguali”.
Se la prima pezza è un “peccato” di volontà la seconda pezza democratica è un peccato, forse ancor più grave, di omissione.
Infatti, invece che soffermarsi sulla natura islamica e terroristica dell’assassino stragista di origine afghane anche se nato negli Usa, Obama, ha taciuto questo fatto.
Premesso che fare di tutta un’erba un fascio è sbagliato e il fondamento di una cultura legislativa democratica è sempre nella responsabilità penale personale, dal punto di vista politico è però un autogol avendo i democratici come (pericoloso) avversario un Trump che non ha certo perso l’occasione per dire: 1) Che servono le armi (che i terroristi comunque si procurerebbero facilmente qualora fossero vietate), 2) Che il terrorista, Omar Mir Saddiq Mateen era islamico e per di più era cittadino nato negli Usa, 3) Che Obama e la Clinton stanno tacendo questa importante verità.
Insomma, i democratici, in un momento difficilissimo per loro e per gli Usa hanno servito su un piatto d’argento un formidabile triplo assist a Trump che non se lo è fatto certo sfuggire chiedendo le dimissioni immediate di Obama.
Una certa cultura buonista che nasce proprio negli Usa ed è stata esportata in Europa attecchisce sempre meno tra gli elettori e i cittadini sfiancati dalla crisi e prostrati dalla criminalità dilagante; paradossalmente, sono proprio questo tipo di reazioni che alimenta figure estremali e violente come Trump, anzi Trump è la “soluzione” che la gente comune vede più vicina. Soluzione sbagliata e pericolosa ma si potrebbe dire “E’ la politica, stupido” e chi non capisce questi elementari meccanismi di sociologia delle masse non solo è destinato alla sconfitta ma anche a produrre, come detto, “tutti i Trump del mondo”.
Ad esempio, il politologo Larry Sabato dell’ Università della Virginia –una figura archetipale della democrazia liberale- si è affrettato a dichiarare che “Non credo che questi episodi possano aiutare Trump a vincere”. Sono proprio queste figure che poi hanno fatto la fortuna politica della Le Pen in Francia.
Ed allora che fare?
Forse converrebbe qualche volta, in barba al buonismo a buon mercato, ammettere che purtroppo esiste un problema islamico e non si tratta più di singoli elementi ma di una certa cultura di massa che è alimentata da una ideologia aggressiva ed intollerante nei confronti dell’occidente e dei suoi valori. Naturalmente, non tutti gli islamici sono così e non ci stancheremo mai di ripeterlo; però che vi sia un problema islamico è del tutto evidente. Non riconoscerlo, da parte delle forze politiche moderate e democratiche può solo aprire la strada a soluzioni “forti” che l’ Europa ha già sperimentato sessanta anni fa…