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Federvini: settore in ottima salute ma l'estero non è per tutti

Il direttore generale di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo, a Milano vanta un indirizzo sicuro: il ristorante I Malavoglia, solida cucina della tradizione siciliana attualizzata con fantasia e capacità. 

Ottima scelta con il Vinitaly alle porte, per interloquire, di vino, mercato, produttori e soprattutto di "internazionalizzazione" qualla sorta di chimera dei produttori più piccoli che potremmo dire "ognun dice, ma nessun fa..."
E invece Federvini sta facendo passi in avanti proprio su questo terreno con capacità e risultati costruendo una piattaforma di promozione e commercializzazione all'estero che consenta, per davvero, ai produttori italiani di affrontare i mercati esteri. Mercati che non sono semplici come possono sembrare a prima vista.
"In Cina - esemplifica de Azevedo - vi sono regolamentazioni diverse in ciascuna Provincia e lo sforzo per penetrare in ogni singolo mercato non è da poco. Molti parlano dei fondi per la promozione, ma non dimentichiamo - aggiunge - che tali finanziamenti non sono mai degli Stati o delle Regioni ma dell'Unione Europea per promozione su Paesi terzi, a condizione però che altrettanti fondi vengano messi sul piatto dagli operatori.Altrimenti si tratta di aiuti di Stato, che l'Unione boccia.
Certo - sottolinea il direttore generale - vi sono produttori più avvezzi che vanno direttamente all'estero, noi però ci rivolgiamo alle produttive meno preparate all'export o che muovono i primi passi e trovano co noi una buona guida, meglio organizzati che "turista fai da te".
Il ministero dell'Agricoltura ha firmato da pochi giorni un protocollo con Intesa sanpaolo che mette a disposizione fondi per lo sviluppo del comparto. 
"Bene - dice - un' accordo che vedo come un concreto supporto. Il settore del vino ha giganti ma anche piccoli produttori, non è la dimensione che mette in discussione il meccanismo.
Un produttore può avere capacità di dialogare con il mondo finanziario altri no,quindi sono strumenti di aiuto. Importante è che siano utilizzati bene".

In ogni caso - sottolinea Cagiano de Azevedo - non è un bene che chiunque abbia una vigna voglia vendere all'estero, ma deve farlo chi è pronto con prodotto e offerta adeguata. Il settore vinicolo italiano sta facendo grandi passi in avanti, noi lavoriamo al suo sviluppo costruendo opportunità e occasioni sui mercati di tutto il mondo. 

Chiude con un augurio al neo presidente di Confindustria Boccia :"Avrà giustamente di che brindare, e poi è dei nostri, la sua azienda stampa anche etichette.."

Nota di cronaca: è stato servito Nozze D'Oro di Tasca D'Almerita

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA A OTTAVIO CANGIANO DE AZEVEDO 

 

 


Ecco i materiali di approfondimento forniti da Federvini

1. EXPORT 
Promozione e Sistema Italia
L’agroalimentare italiano rappresenta per il nostro Paese una leva strategica che ha consentito agli operatori di settore di resistere in migliori condizioni al quadro economico così complesso e contemporaneamente sta trainando la ripresa dell’economia nazionale nel suo complesso. 
Il Governo ha dato segnali molto nitidi e netti sul tema, riconoscendo un valore – sia di mercato che culturale - all’agroalimentare che solo pochi altri settori possono vantare. 
Uno dei primi interventi del Governo, apprezzato dalla Federazione, è stata la riorganizzazione dell’ICE nell’ottica di una più efficiente assistenza all’internazionalizzazione delle imprese italiane e alla migliore conoscenza delle nostre specificità. 
Ma non bisogna fermarsi. Occorre andare avanti e fare ancora di più per consentire davvero ai prodotti dell’agroalimentare italiano di consolidare il loro primato di eccellenza nel mondo, con particolare attenzione in quei mercati dove già la nostra presenza è forte e consolidata per aumentare il valore delle nostre quote di mercato. Nello stesso tempo dobbiamo lavorare con attenzione per conquistare nuovi mercati esteri, particolarmente quelli la cui economia mostra maggiori spunti positivi a fronte di una nostra presenza debole.
In questo scenario il vino italiano ha segnato nel 2015 un export di ….
Nel dettaglio il vino italiano, che è la prima voce dell’agroalimentare, ha raggiunto questo straordinari successi con l’impegno e la determinazione della rete di piccole e medie imprese che costituiscono la vera particolarità del settore. Sono presenti su tutto il territorio nazionale e sono in grado di presentare un ventaglio enorme di prodotti sul mercato internazionale, caratterizzati sia dalla diversità territoriale sia dalla diversa interpretazione degli operatori.
Compito delle Istituzioni è quindi quello di accompagnare l’Italia e le sue specificità regionali nel presentare i propri prodotti all’estero, trovando tutte le necessarie sinergie con le filiere del settore.

Sistemi fieristici e accordi commerciali 
L’Expo 2015 ha sancito con grande successo la leadership italiana nella qualità agroalimentare; l’Italia è riconosciuta nel mondo per i suoi prodotti distintivi e certificati (264 prodotti Dop e Igp + 4698 specialità tradizionali regionali), un primato nella qualità che si nutre di passione, innovazione e attenzione per il territorio.
Il vino durante Expo ha avuto grandissima attenzione grazie al suo esclusivo padiglione che è stato capace di attirare l’attenzione non solo sul prodotto, ma anche sulla sua cultura, sulle sue specificità e sull’intero settore vinicolo. 
Expo 2015 ha rappresentato un fattore di grande successo per l’Italia mostrando a livello internazionale la capacità attrattiva del nostro Paese anche in termini di sostenibilità, eticità e ridistribuzione. Con l’esposizione universale ci portiamo dietro un’eredità importante che non va dimenticata, ma valorizzata ancora con nuove attività ed interventi che possano mantenere alta l’attrattività dell’Italia nel mondo.
Oltre ad Expo, Federvini riconosce certamente il grande valore dei sistemi fieristici in primis del Vinitaly che proprio quest’anno compie i suoi primi 50 anni. E’ arrivato dopo la prima fase di convegnistica "Le Giornate del Vino italiano" importante momento di presa di conscienza di un settore in forte fase di cambiamento. Per guardare fuori dall’Italia, avevamo l’ICE da un lato e ancora Vinitaly che faceva confluire a Verona buyer e giornalisti per conoscere e apprezzare la qualità del vino italiano.
Di fatto la prima “internazionalizzazione” del nostro vino si è svolta con modalità ben diverse da quelle attuali: erano le aziende stesse che con l’aiuto dell’ICE si appoggiavano attraverso importatori funzionali allo scopo soprattutto alla ristorazione italiana e poi alla ristorazione in generale .
Cresce il settore e cresce anche Vinitaly che oggi si accredita a livello internazionale come strumento e supporto della produzione e dell’alta qualità del nostro vino in Italia e nel mondo. La nostra seconda “internazionalizzazione” è più complessa, più strutturata, più professionale: non si confronta solo con la ristorazione ma con la distribuzione globale e con una competizione aggressiva dal Nuovo Mondo e per certi versi imprevedibile qualche decennio fa.
In questi 50 anni abbiamo visto crescere il Vinitaly sulla spinta delle esigenze delle aziende e dei produttori vitivinicoli da una parte e della capacità organizzativa e gestionale di Verona Fiere dall’altra. Oltre alla sinergie tra questi due importanti attori non va certamente tralasciato l’intervento e la partecipazione di partner qualificati come gli operatori non vitivinicoli della nostra filiera, fornitori di macchine, prodotti, servizi, l’ICE e naturalmente le Autorità e le Istituzioni italiane.
Vinitaly ha certamente fatto crescere il settore vitivinicolo a livello nazionale e soprattutto internazionale, ma al tempo stesso la Fiera è riuscita a crescere grazie all’importanza ed all’impegno del settore nel suo insieme in un’ottica sinergica di grande armonia. 
Il modello Vinitaly, orgoglio dell'Italia, simbolo e vetrina del nostro vino nel mondo, va ancora alimentato e può essere il giusto canale per mostrare in tutti i mercati la forza della nostra della nostra produzione, l’immagine di alta qualità, la sinergia del vino, dei distillati, degli altri derivati e dei prodotti collaterali, in una parola di un Made in Italy vincente.    

I 50 anni di Vinitaly sono un traguardo importante che va celebrato riconoscendo quindi il grande contributo della Fiera nella crescita del settore vinicolo italiano e nella sua affermazione sul panorama internazionale. Molto è stato fatto quindi, ma molto occorre fare ancora per far crescere il settore, aiutandolo e accompagnandolo nel percorso di internazionalizzazione globale.
In questo scenario così delineato gli accordi commerciali diventano prioritari. In prima linea certamente l’accordo tra Unione Europea e Stati Uniti -  primo mercato extra UE di esportazione dei vini italiani. Chiuse le contrattazioni tra UE e area del Pacifico, rimane aperto il tavolo del TTIP al quale le due parti lavorano dal 2013. Diventa più che mai urgente, in vista delle nuove elezioni americane, chiudere gli accordi per il libero scambio per non rendere vani anni di lavoro e negoziati tra le due parti.
A seguire occorrerà certamente concentrare le energie sull’Est Asiatico, Cina in primis. Federvini ha accolto con grande plauso l’accordo tra i produttori europei e cinesi sotto l’egida dei rispettivi governi. Ci si auspica che tutto venga mantenuto e rispettato su principi di reciprocità e trasparenza, nell’ottica di un completo equilibrio.
Infine pur avendo concluso l’accordo UE/Canada, permangono tante complessità soprattutto sul modo di agire del locale monopolio che rende complesso l’accredito di nuovi operatori e l’allargamento delle scelte commerciali.

2. QUADRO NORMATIVO
Liberalizzazione delle etichette
La Commissione Europea si apprestava a riscrivere le norme relative alle etichettature dei vini, con particolari liberalizzazioni in materia di indicazione dei vitigni che molto hanno preoccupato la professioni italiana. La pronta reazione ha scongiurato al momento che le idee della Commissione si trasformassero in proposta normativa. Resta tuttavia aperta la riflessione interna su come procedere adesso per tutelare e valorizzare l’enorme varietà di vitigni che abbiamo.


3. INIZIATIVE EDUCATIVE E SOSTEGNO AL MODELLO DI CONSUMO RESPONSABILE: IL PROGETTO #BEREMEGLIO
Un consumo di bevande alcoliche di qualità significa prima di tutto consumo responsabile. E dove nasce una "civiltà del bere"? Al bancone del bar o al tavolo del ristorante. Questa la sfida raccolta da Federvini e Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che presentano la fase pilota del nuovo progetto #Beremeglio. 
Le due associazioni siglano un patto per la qualità nel consumo fuoricasa di bevande alcoliche con l'obiettivo di dare vita ad un progetto nazionale con l'avallo del Ministero della Salute. Un impegno che parte da una nuova filosofia che fa dell'esercente di bar e ristoranti il promotore di una cultura di qualità, di responsabilità e di moderazione nei confronti dei propri clienti, grazie ad un'approfondita preparazione professionale, ad un programma di corsi di formazione sul territorio e ad una guida articolata in diversi punti.
I primi corsi del progetto #Beremeglio sono iniziati il 23 febbraio a Padova.

 

 


1. Quanto vale l’export del settore (Vini, Mosti, Aceto) nel 2015? (Dato Federalimentare?)

Export vini e mosti 5,5 miliardi di Euro, export aceto 245 milioni di Euro.
Vini mosti e aceto rappresentano il 20% delle esportazioni nell’industria alimentare

 

2. IL VINO ITALIANO NELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE (DATI ISTAT)

49 milioni di ettolitri prodotti nel 2015 (+13% rispetto al 2014)

 21 milioni di ettolitri di vini e mosti esportati nel 2015 (-2,31% rispetto al 2014), 5,5 miliardi di Euro (+4,81%)

L’Italia primo produttore mondiale di vino

Vini Dop: 4,6 milioni di ettolitri del 2015 (+ 0,31% rispetto al 2014) ;1,9 miliardi di euro (+4,10% rispetto al 2014)

Vini Igp: 5,8 milioni di ettolitri del 2015 (3,96% rispetto al 2014) ;1,5 miliardi di euro (+7,69% rispetto al 2014)

Spumanti: 2,7 milioni di ettolitri del 2015 (15,27% rispetto al 2014); 956 milioni di euro (+16,9% rispetto al 2014)

Vini comuni. 4,7 milioni di ettolitri del 2015 (-17,05% rispetto al 2014) ;422 milioni di euro (-13,22% rispetto al 2014)

Export vini e mosti– dettagli sui principali Paesi dove si esporta

Germania    5,7 milioni di hl (- 6,58%)
Regno Unito    3,2 milioni di hl (+ 8,29%)
Stati Uniti    3,2 milioni di hl (+ 6,64%)
Francia    1,03 milioni di hl ( -1,87%) 
Canada    717 mila hl (+ 2,08%)
Cina        273 mila hl (+ 5,9%)

Stati Uniti    1,2 miliardi di E (+13,78%)    
Germania    982 milioni di E (-1,54%)    
Regno Unito    753 milioni di E (13,01%)
Canada    302 milioni di E (+8,38%)
Francia    170 milioni di E (+4,80%)    
Cina          90 milioni di E (+ 18%)

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