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Governi disattenti e la selva dell’Amazzonia continua a bruciare.

Non solo i milioni di ettari in fumo in Siberia e le tonnellate di ghiaccio sciolte in Groenlandia pure l’Amazzonia in fiamme rappresenta una tra le grandi calamità del nostro pianeta di questa pazza estate.

 

‘La nostra casa è in fiamme’ ha detto Emmanuelle Macron a Biarritz per il G7 riferendosi agli incendi che stanno consumando la selva amazzonica.

Ma, se per la Cattedrale di Notre Dame a Parigi, il sostegno del mondo è arrivato velocemente, in questo ultimo caso la sensibilità, soprattutto da parte del continente europeo, non è stata altrettanto rapida. Tanti annunci preoccupati ma null’altro, così come in fondo è stato per la Siberia o per la Groenlandia.

La selva amazzonica in fiamme.

Ma questo fenomeno è davvero un grave problema, in crescita esponenziale o è invece un fenomeno ricorrente , grave ma non così grave, da destabilizzare tutto il Pianeta?

 

Le opinioni dei politici, da Trump a Bolsonaro a Macron sono discordanti ma pure quelle degli Istituti scientifici di controllo del clima non sono così univoche come si potrebbe credere. In alcuni casi presentano una situazione apocalittica ,in altri casi pur mostrando preoccupazione considerano il fenomeno una realtà ricorrente.

 

Ad esempio secondo le osservazioni dell’INPE ( L’Istituto Nazionale Brasiliano delle Osservazioni Spaziali) in quest’anno si sono avuti ben 76000 fuochi quasi il doppio di quelli accaduti nello stesso periodo dell’anno passato.

La selva amazzonica in fiamme

Nello Stato del Mato Grosso, gli incendi sono aumentati del 205%,nonostante la legge abbia proibito agli agricoltori di fare fuochi per ripulire i campi. Questi incendi hanno già provocato danni economici importanti a questi agricoltori che vivono principalmente dell’esportazione di soia. Insomma una vera e propria tragedia.

 

 

 

Da parte sua  invece un Istituto importante come la Nasa conferma cautela sostenendo che ‘ non è insolito in questo periodo dell’anno vedere incendi in Brasile causati soprattutto dalle alte temperature e la bassa umidità.Solo il tempo dirà se è un anno record o normale. Però è abbastanza normale l’aumento degli incendi in luglio quando molte persone, agricoltori,incendiano i terreni per prepararli per altre destinazioni.

Disastro epocale o ‘quasi’ normale routine?

 

 

Sta di fatto però che gli incendi hanno cominciato ad avere ripercussioni internazionali soprattutto dopoché il cielo di San Paolo, a oltre 3000 chilometri dall’Amazzonia, si è oscurato a causa del fumo provocato dagli incendi nel nord e nel centro del Paese.

 

Le foto virali in rete hanno messo pressione al ‘disattento governo di Bolsonaro che, finalmente, ha deciso di mettere sul campo l’esercito e sembra voler dimenticare la parola ‘sfruttamento’.

 

Il grande rischio che un aumento esponenziale degli incendi possa trasformare la selva in savana. Ed il problema non riguarda solo l’immensa selva amazzonica ma pure grandi superfici del Borneo e di Sumatra specialmente durante gli anni in cui è evidente il fenomeno del ‘Nino’.

 

E’ indiscutibile che il polmone del mondo sia in grande pericolo ma ancora sembra che il mondo stesso non ne abbia preso totale coscienza.

E non sarà certo il G7 di Biarritz a dare le soluzioni ma forse potrebbe risvegliare le coscienze di tanti Governi disattenti.

 

 

 

 

 

 

 

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