La Silicon Valley italiana è green: nasce un parco per startup cleantech
La silicon valley all'italiana è green e nascerà in provincia di Terni. Il gruppo Italeaf sta completando con il Comune di Narni l’iter autorizzativo per l’approvazione del “masterplan strategico” di rigenerazione dell’area industriale di Nera Montoro, a cura della Scuola di Architettura e Società del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano.
“Nei prossimi mesi partiremo con i lavori – ha annunciato il presidente di Italeaf, Stefano Neri -, dando vita nella nostra area industriale di 24 ettari a un intervento strategico di ridisegno dello stabilimento in direzione di una nuova visione. Abbiamo fatto nostra la sfida progettuale propostaci dal Politecnico di Milano e ci muoveremo secondo le linee guida di questo progetto, per realizzare un parco eco-industriale nel quale convivano aziende ad alto contenuto innovativo nel settore cleantech. Società e imprese, startup e iniziative produttive, con una propensione industriale e una vocazione all’affermazione di un nuovo modello di creazione del valore. Il nostro non sarà un intervento di sviluppo come se ne sono visti tanti in Italia e in Europa, con cambi di destinazione d’uso e investimenti tradizionali nell’immobiliare, nei centri commerciali, nei servizi. Si tratterà, invece, di dare vita a un nuovo ecosistema produttivo, inserito nel paesaggio e nella storia produttiva territoriale, capace però di declinare i paradigmi dell’industria di domani a disposizione delle nuove generazioni e a servizio di una modalità innovativa di fare industria manifatturiera”.
Neri ha anche confermato che Italeaf si quoterà su l mercato AIM UK della Borsa Londra entro l’anno e che il progetto sarà presentato agli investitori internazionali nell’ambito del piano industriale della società, che intende qualificarsi come “startupper company” con l’obiettivo di accelerare il business di startup cleantech ad elevato tasso di innovazione.
Il progetto del Politecnico prevede una trama di corrispondenze tra il paesaggio rurale e gli spazi della produzione attraverso la definizione degli ambiti di passaggio: un nuovo accesso all’area industriale la realizzazione di un piazzale dell’Archeologia industriale, un nuovo Centro Ricerche (edificio pensato come una macchina di ferro che si avvicina alle forme dell’industria, divenendo un basamento percorribile ricoperto di granulato di pneumatici fuori uso, prodotto dal limitrofo impianto di recupero PFU), la previsione di un nuovo “Viale dell’Innovazione”, impianto per la produzione delle idee, che interseca perpendicolarmente il “Viale del lavoro”.