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Certament 1246, un romanzo storico che spiega il cambiamento dell’Europa

 

di Oriana Maerini

Un grande romanzo storico, di ambientazione medievale e a sfondo investigativo, che evoca ribaltando i ruoli dei protagonisti le atmosfere dell’indimenticabile e immenso “Il nome della rosa” di Umberto Eco. È “Certamen 1246” del giornalista e storico italo-svizzero Giovanni Casella Piazza per Besa Editore: un lavoro pregevolissimo che ha richiesto decenni di studi, anche sulle gesta dell’imperatore Federico II di Svevia, importante figura politica anche per la nostra Italia. Una prosa – come scrive L’Avvenire – di magnetica risonanza storica. “Mi stavo interessando ad alcuni fatti di Como della prima metà del XIII secolo, epoca marcata dall’aspra lotta tra il soglio pontificio e Federico II di Svevia e a livello comunale dagli scontri tra filo pontifici e filo imperiali, altrimenti detti guelfi e ghibellini, e ho iniziato a immaginare come alcuni personaggi locali potessero trovarsi coinvolti in quelle turbolenze. Interpretando con un po’ di fantasia certe circostanze ne è scaturita una spy story ante litteram” spiega ad Affari lo scrittore.

 

Cosa può simboleggiare oggi questo grande imperatore e quale   lezione dovremmo tenere a mente?

Federico II, re di Sicilia e romano imperatore, è stato un personaggio eccezionale ed estremamente innovatore. La Sicilia, vale a dire il meridione d’Italia, similmente all’Inghilterra, ambedue regni d’origine normanna, furono un primo esempio di organizzazione laica, ossia affrancata dalla Chiesa, dello stato. L’idea di una forte amministrazione dei territori all’interno di una concezione unitaria dell’Occidente cristiano, è di estrema attualità.

 

Come ha lavorato per portare a termine un romanzo così corposo?

Innanzitutto molta ricerca d’archivio e lettura di saggi, ricorrendo anche ai pareri di storicie ricercatori, e poi una grande fatica letteraria. Quest’ultima è stata forse la parte più difficile per la complessità delle linee narrative e temporali da far giocare in modo fluido e comprensibile per il lettore. Il risultato sembra essere positivo.

 

La modernità non l’attrae?

Non la escludo, anzi. Un romanzo storico,pur trattando di un’epoca trascorsa, può essere attualese tocca tematiche fondamentali: il senso della vita, l’amore,  la fedeltà, la bellezza, il bene e il male, e così via.Sono temi universali e senza età. Quello che ho cercato di fare con “Certamen 1246” è curare molto la psicologia dei personaggi per renderli veri e vivi nonostante la loro datazione, quindi, malgrado l’epoca, sempre attuali.

 

Il notaio Giuliano Aielli e il giovane apprendista Zirìolo, i suoi protagonisti, ribaltano i ruoli della coppia del “Nome della rosa”. È giusto?

Nel senso che l’Aielli sarebbe l’allievo e Zirìolo il maestro? Sebbene tra il notaio e lo studente non ci sia dialogo diretto, lavorano in coppia, il secondo con il suo diario guidando il primo dentro il mistero di Ariberto da Cassago. È Zirìolo a preparare il terreno fungendo da apripista che infrange la corazza protettiva dell’abate. Il notaio compie l’opera finale di carpirne il segreto.

 

Vogliamo spiegare ai lettori cos’é il certamen?

Certamen sta per lotta, combattimento, sfida. Il mitico conflitto tra Federico e i pontefici del suo tempo e tra i loro rispettivi seguaci. Ma evoca anche la lotta interiore dei personaggi che si confrontano con i dilemmi della coscienza: lealtà e tradimento, alti ideali e basse passioni dell’ego. Amore, orgoglio, sensualità, lealtà, coerenza con se stessi, sono esperienze senza età e senza volto perché insite nell’umanità qualunque essa sia.

 

La storia tra Zirìolo e Veronicasono sono state paragonate dal critico Enzo Verrengia “a quelle tra Julien Sorel e Madame de Rênal in Il rosso e il nero, di Stendhal”. Era sua intenzione rifarsi a quel grande romanzo?

Assolutamente no. Si tratta semplicemente di archetipi che emergono quando si parla di uomini e di donne. Julien e Ariberto sono entrambi ambiziosi. Ambedue giocano con le passioni carnali; ambedue idolatrano un imperatore; ambedue ne escono sconfitti e finalmente alla fine si riscattano.  Come dico, sono archetipi, temi universali dell’Uomo. Quando si indaga sulle vicende più intime dell’esistenza fatalmente si giunge ad analoghe rappresentazioni.

 

Alla luce dei suoi studi cosa pensa dovesse essere l’Europa e cosa invece è diventata?

Per Federico II e per Ariberto da Cassagol’Europa, meglio detto l’Occidente cristiano come impero di pace e giustizia rappresentava un ideale. Chiaramente oggi non si parla più di impero, ma resta la necessità di un’unione a beneficio comune. Ciò cui invece stiamo assistendo è un concerto di burocrazia e interessi economici. I nazionalismi, gli egoismi e le ambizioni dei singoli governanti, sono i fattori che più ostacolano la realizzazione del sogno. Mai e poi mai l’Europa unita si farà sulle nazioni!

 

Come si spiega il successo di romanzi storici come il suo?

Che cos’è il successo e come lo si misura? Se vogliamo parlare in termini generali penso che i romanzi storici abbiano a che fare con la nostra memoria ancestrale. Non tutte le epoche però ci sono affini.In alcune ci si riconosce di più che in altre. Direi che riportano alla coscienza nostre precedenti esistenze. È un parlare da orientale, lo so. Ma un po’ ci credo.

 

Ci sarà un seguito?

Un piccolo esito su cui sto lavorando: un esercizio di scrittura volto alla riduzione cinematografica del romanzo. Si tratta di un seminario che, con alcuni enti di formazione,sto mettendo in piedi e che impiegherà metodologie esperienziali nell’ambito del lavoro di gruppo. 

 

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