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Libri & Editori
Colette icona di libertà nel nuovo romanzo di Nicoletta Sipos

Che tipo di lavoro hai fatto sui testi?

Ho cercato di rispettare al massimo la verità storica e la psicologia del personaggio. La sfida che mi è stata lanciata da Sara Rattaro, scrittrice in proprio nonché editor della collana “femminile singolare” per l’editore Morellini, era di scrivere una biografia “romanzata”. Per non giocare con date e fatti mi sono limitata a cambiare la prospettiva, affidando la narrazione all'unica figlia della scrittrice, Di nome faceva Colette de Jouvenel ed era nata dal secondo matrimonio dell’autrice,

In che modo può trasferire modelli e insegnamenti alle donne di oggi?

I tempi sono fortunatamente cambiati, le donne hanno maggiore consapevolezza di sé, ma per cantarla con Fedez: risolto un problema ne restano altri mille. Colette può insegnarci a non mollare la presa, a batterci senza paura per le nostre idee e a sfruttare tutti i nostri talenti. Ci insegna il valore della versatilità perché non fu solo brillante romanziera, ma scrisse anche per teatro, cinema e pubblicità…

Fu anche attrice.

E non solo, ricamatrice, esperta d cucina e manager. L'impresa di creare una rete di centri estetici in cui vendere i  prodotti di bellezza che creava lei stessa finì in un clamoroso fallimento, ma le fece capire che il pubblico la voleva soprattutto come scrittrice.

Si può dire che la sua vita sia stata appassionante come un romanzo?

Sì, assolutamente. La vita di Colette dà molti punti a tanti romanzi d'avventura. Non per niente lei stessa è considerata una regina della autofiction. Bastavano poche parole per trasformare in un racconto coloratissimo una sua esperienza. Tra l’altro si considerava una maestra dell’amore, un sentimento che praticò con diligenza amando uomini e donne, e avviando al sesso anche il suo figliastro, Bertrand, figlio del suo secondo marito, il barone Henry de Jouvenel. Il ragazzo aveva sedici anni, lei era sulla cinquantina.

Quale dei suoi romanzi lei ha amato di più?

Ho trovato molto notevole La vagabonda, una sorta di autobiografia nella quale Colette mette a fuoco i suoi percorsi tra mimo e vaudeville. Sotto un profilo letterario e sentimentale questo romanzo convinse molti lettori di qualità, tanto che fu proposto per il premio Goncourt. Colette non vinse, ma la stima di colleghi come Proust, Gide, Mauriac e Cocteau - per citare solo alcuni nomi - le rimase per sempre.

Quale dei suoi consiglia alle lettrici di oggi?

Consiglierei Chéri, dal quale è stato anche tratto un bel film con Michelle Pfeiffer. È la storia di una donna matura che conquista l’amore di un ragazzo molto più giovane. In questa storia Colette ha profuso a piene mani la sua esperienza di amante. Non a caso lungo la strada ha cambiato una infinità di dettagli, arricchendone alcuni e smussandone altri. Il libro, pubblicato a puntate nel 1919, diede ovviamente scandalo. L’identificazione della protagonista con Colette è inevitabile, e si è altrettanto tentati di credere che il giovane amante sia Bertrand de Jouvenel. In realtà entrambe le ipotesi sono errate. La protagonista prende le mosse da Suzanne Derval - un’attrice collega di Colette — e la storia era già pronta quando la scrittrice incontrò il figliastro. Certo è che lei stessa giocò sulle allusioni in modo spregiudicato, senza temere di mettersi a nudo. Non si curava dei giudizi e delle accuse del prossimo. Fu una campionessa anche in questo, evidentemente.

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