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Di nuovo in libreria "Bevendo il tè con i morti" di Chandra Livia Candiani

Il 23 ottobre torna in libreria Bevendo il tè con i morti di Chandra Livia Candiani, libro da alcuni anni esaurito nella prima edizione del 2008 per Viennepierre. Una riedizione che tanti attendevano, dopo che l'ultimo libro di Chandra Livia Candiani, La bambina pugile (Einaudi 2014), ha incontrato un grande seguito di critica e di pubblico. Il libro sarà presentato in due incontri a Milano all'interno di Bookcity.
Il 23 ottobre: Invito a un tè con i morti. Chandra Livia Candiani legge dalla nuova edizione di Bevendo il tè con i morti (Interlinea 2015) e dialoga con Vivian Lamarque. Presso la Sala della Balla del Castello Sforzesco, a Milano. Alle ore 17. Il 25 ottobre: Il silenzio è cosa viva. Chandra Livia Candiani legge dalla nuova edizione di Bevendo il tè con i morti (Interlinea 2015). Presso Philo, via Piranesi 12, a Milano. Alle ore 18.30.
Una poesia del libro
La voce dei morti
è quell'aria
che intorno a loro
si fa pace, quelle pieghe
di ordinario silenzio
moltiplicato fino a zittirci,
in punta di silenzio
cammina chi resta e piega
vestiti e carte come
fossero sipari e sbircia
l'attimo abbagliante
la coda di scintille
che indossano i morti.
Nella terra di mezzo dei poeti.
"Bevendo il tè con i morti" di Chandra Livia Candiani
di Giorgio Morale
"Bevendo il tè con i morti" si distingue da altri libri ispirati dalla morte di una persona amata per la posizione non comune in cui si colloca il poeta. C'è in questo libro quanto tradizionalmente costituisce la materia dei canzonieri in mortem, il dialogo col defunto, il perpetuarne la memoria attraverso oggetti dettagli episodi, il recupero delle ore passate e dei gesti familiari, il dolore e lo strazio di chi resta. Ma "Bevendo il tè con i morti" è anche altro, è un'iniziazione attraverso la quale la presenza della morte viene recuperata, e con essa ci viene consegnata una "antica consuetudine/d'intimità" che avevamo rimosso. Chandra Livia Candiani realizza quella che John Keats attribuisce al poeta: la negative capability, cioè la capacità di essere in una terra di mezzo tra l'essere e il non essere, fatta di attesa, incertezza, dubbio, dove il mistero viene presentito e accostato, non negato o respinto dalla perentoria asserzione di sé e dell'esistente. E questo è quanto mai prezioso per noi, abitanti della "società della trasparenza", quella in cui tutto è svelato ed esposto, in un'ansia di accumulare informazioni che non producono conoscenza e uccidono la trascendenza.
In "Bevendo il tè con i morti" la presenza della morte, anzi dei morti, è avvertita nel quotidiano, nelle "gocce di pioggia", "sull'albero del giardino", "ai vetri della finestra", sulle "piastrelle in cucina". Come Rainer Maria Rilke, altro frequentatore della terra di mezzo, Chandra Livia Candiani potrebbe dire: "Non ho paura,/di guardare i morti. Se vengono,/allora hanno diritto, di trattenersi/nel nostro sguardo come le altre cose" (R.M. Rilke, Requiem per un'amica). E così avanzando nel libro acquistiamo una seconda vista e i morti li vediamo o ne sentiamo la presenza in ciò che ci circonda, ne apprendiamo umori, consuetudini, moti dell'animo ("Non si addice/ai morti la tristezza", "Non a casa/ma senza casa/sono i morti", "e a braccia spiegate/si gettano nella dimenticanza", "i portatori di pace/entrando seminano/a piccoli gesti celati/fiocchi di silenzio").
Il poeta si ritrae, nella prima sezione del libro che porta il nome dell'intera raccolta, in una posizione di attesa e ascolto, per lasciare emergere una sorta di fenomenologia della morte. Ma questa viene esaltata dall'esplosione del dolore umano quando, dopo aver abitato la terra di mezzo tra i vivi e i morti, e averci condotto il lettore, Chandra Livia Candiani affronta la sua lotta con l'angelo nell'ultima sezione del libro, Madre eretica, dedicata alla morte della madre. Qui l'io poetico si congiunge all'io empirico per dire il dolore umano e lo smarrimento di fronte alla morte (… Cosa dolore dove?...). Qui è l'individuo nella sua solitudine irrimediabile e la protesta del vivente, che si esprime in un verso che ritroviamo identico ne "La bambina pugile ovvero La precisione dell'amore" (… e ogni morte/è prematura…), quasi a sottolineare la continuità di un percorso. Qui è la nudità della morte e il senso della fine di un mondo (… che paura abbiamo allora/che il mondo vada a pezzi), ma anche l'accoglienza dell'evento (Che festa/sentire la giostra della morte/all'altezza del cuore). La madre diventa "cerniera/che apre e chiude/di legami i mondi", mentre il poeta, come scrive Vivian Lamarque nella prefazione, fa della poesia la propria madre e canta "mi insegno/che non si trema e non si piange/.../mi insegno/.../ad addormentarmi coperta di neve".