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Libri & Editori
Il viaggio immobile, racconti autocertificati dal Dpcm 9/3/2020

Scrivere di un tema di dimensioni universali come un’invasione endemica è complicato, parlarne spesso può risultare retorico, compulsivo, o peggio comportare confusioni. Ma nel caso del libro Il viaggio immobile. Racconti autocertificati dal Dpcm 9.3.2020 è parte di un’individualità che si contraddistingue nel modo di vivere ed esprimere le emozioni riguardo la terribile incursione virale del “Covid-19” ancora in corso e che ha determinato effetti molteplici in ogni persona.

Questo libretto vuole essere la testimonianza di 10 esistenze che in un certo qual modo vogliono condividere le loro esperienze di viaggio. Si tratta di dieci racconti, vincitori del concorso letterario “Il Viaggio Immobile. Esperienze dalla quarantena” in collaborazione con Agenzia Viaticum, alla ricerca di suggestioni di quotidianità legate al confinamento, nella dimensione di un viaggio, che mai prima di quel momento avevamo sperimentato nelle nostre vite e sono qui raccolti dalla piccola realtà editoriale indipendente “Aras Edizioni”, pubblicati all’interno della collana Le valigie di Chatwin. Una solida e variegata casa editrice di Fano, nelle Marche, che ha dato voce a una manciata di storie non di certo per accendere un faro su una questione più che discussa, ma per evidenziare come le quotidianità siano indispensabili a creare relazioni, a tessere interazioni sociali.

L’individuo è società e come tale, pur nell’impossibilità di compiersi fattivamente in seguito alle restrizioni, desidera esplicitarlo perché non si dimentichi che un cittadino non può vivere in solitudine. E allora si leggono le esperienze di Alessandra Calanchi, di Francesco Casucci, di Costanza De Luca, di Marco Triches, di Tiziano Vecellio Mancini, ecc. 

Proprio come in una valigia ci sono tutti gli elementi utili per un viaggio entusiasmante, emozionante, doloroso, a tratti ironico, così come le riflessioni trascritte di Mancini che rilevano il bisogno d’amore, il desiderio intenso di sentirsi amati e amare a tutte le età. Eh sì, perché in una condizione di limitazioni, il singolo individuo ha bisogno dell’incontro con l’altro per sentirsi vivo, di amare, corteggiare, un sentimento che sembra essere stato nascosto dalla fitta nebbia della paura. La semplicità di dichiararlo in un incontro, un ricordo, quello di Mancini per comunicare un messaggio: l’amore è il motore della vita, senza amore l’uomo è una “landa triste e noiosa”.

Non sono noiosi né tristi i dieci racconti de “Il viaggio immobile” dove il bisogno d’amore trabocca nei vari frames come cornici di un quadro che è la vita. Questo si disvela anche in “Tagliacarte” di Francesco Casucci.  D’altronde, leggendo le diverse narrazioni è evidente che il fil rouge di tutta la pubblicazione è proprio l’amore, questo sentimento così profondo e travolgente che rende possibile l’unione, le condivisioni, la solidarietà tra individui differenti e distanti. Con l’amore si annulla qualsiasi distanza spazio-temporale: si viaggia, sognando. E così che il viaggio risulta possibile anche stando fermi.

Il testo “Il viaggio immobile” inoltre, configura l’ossimoro del vivere galoppando un asino come si potrà vedere in copertina, metafora di lentezza, forza, costanza, fedeltà per antonomasia. Simbolo sacro che ritroviamo raffigurato nell’Antico Testamento. E nelle atmosfere di sacralità della vita sembra risuonare il detto latino “festina lente”, a ciascuno di noi, indicandoci di seguire una rotta differente con strumenti adeguati prima che giunga il destino a compiere il proprio atto finale in quel viaggio che chiamiamo: “vita”. 

 

 

 

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