Pillole d'Europa
ENIA E AI, ESA E LO STUDIO DI EVENTI ATMOSFERICI AVVERSI, PROGETTI EUROPEI SULL’INQUINAMENTO CAUSATO DALLE GUERRE
PER STARE MEGLIO COME CITTADINI EUROPEI E CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI , BANDI, FINANZIAMENTI

il nuovo direttivo della FAST (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche) 2025-2027
di Cinzia Boschiero
Domanda: tutti parlano di Intelligenza Artificiale ma ci sono delle piattaforme che dialoghino tra loro europee utili per pmi e ricerca che siano ben raccordate? Furio Travasso
Risposta: sì. C’è la piattaforma AI-on-Demand (AIoD) che si è notevolmente ampliata per includere nuovi servizi per la ricerca e l'industria all'interno di un'infrastruttura digitale unificata e rappresenta l'iniziativa faro dell'Unione Europea in quanto fornisce un punto di accesso unico e affidabile per strumenti, dati e servizi di IA europei all'avanguardia per la ricerca e l'industria. Come gateway unificato, AIoD collega risorse precedentemente frammentate nell'ecosistema europeo dell'IA, rendendole accessibili, riutilizzabili e personalizzate in base alle esigenze degli utenti. Sviluppata attraverso i progetti DeployAI e AI4Europe, finanziati dall'UE, AIoD rappresenta uno sportello unico che colma il divario tra ricerca e imprese. È un pilastro della strategia europea per accelerare l'innovazione nell'IA, rafforzare la sovranità tecnologica e porre i valori europei di affidabilità, trasparenza e responsabilità al centro dello sviluppo globale dell'IA. Se ne parla il 4 luglio a Milano presso la Fast, federazione delle associazioni scientifiche e tecniche in un evento intitolato “ L’informazione e l’Intelligenza Artificiale: tra etica e deontologia nelle realtà italiane” in cui sono presentati anche dati sui progetti europei in atto. Gli esperti di ENIA evidenziano che la ricerca collabora in rete e l’Italia si posiziona bene a livello internazionale nel campo dell’Intelligenza artificiale (IA), tuttavia emerge un divario nella comprensione e nell’adozione a livello di istituzioni, molteplici operatori, responsabili dei media, opinione pubblica ed è necessario non solo avere piattaforme in rete che dialoghino tra loro, ma, più esperti in tutti i settori, corsi di formazione continua, visto che l’AI Act europeo prevede l’obbligo di alfabetizzazione di tale tecnologia per le imprese e i cittadini, e vanno colmate le lacune più evidenti. In questo ambito è molto attiva la piattaforma di E.N.I.A , ente nazionale per l’intelligenza artificiale, che è un laboratorio di idee e progetti, grazie a cui l’innovazione tecnologica intende incontrare le esigenze della società, favorendo un futuro in cui l’Intelligenza Artificiale possa essere un motore di progresso sociale e sostenibile. Vi collaborano ingegneri, sociologi, medici, studenti, avvocati giornalisti, e altri professionisti per costruire una rete intelligente a supporto di un’IA responsabile e spiegabile, creando corsi di formazione e di confronto, una rete di esperti per sviluppare soluzioni all’avanguardia. ENIA ha organizzato diversi corsi, iniziative anche per il 4 luglio, giornata internazionale dell’Intelligenza artificiale. Di recente poi in FAST è stato nominato il nuovo consiglio direttivo che punta a sviluppare progetti di innovazione, ricerca, sinergie tra imprese, università, centri di ricerca. La Fast (Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) con le sue 24 realtà associate è fulcro di progetti di cooperazione italiani, europei ed internazionali anche con EUSJA, associazione europea dei giornalisti scientifici, per combattere le fake news e informare sulle piattaforme valide e attive a supporto dello sviluppo etico dell’AI. Per il triennio 2025-2027 il presidente ing. Federico Mazzolari viene affiancato da due vicepresidenti che sono Guido Bortoni e Marina Carpineti. Il presidente l’ing. Federico Mazzolari collabora da anni con la FAST in rappresentanza di AIM- Associazione italiana di metallurgia; il vicepresidente ing. Guido Bortoni è stato indicato dalla sezione di Milano dell’AEIT-Associazione italiana di elettrotecnica, elettronica, automazione, informatica e telecomunicazioni e la prof.ssa Marina Carpineti è in rappresentanza dei soci effettivi e socia SIF- Società italiana di fisica; sono tutte realtà già molto attive in FAST da anni con una consolidata presenza sul territorio italiano e collaborazioni internazionali attive. La FAST fa parte di diverse piattaforme e reti europee quali EEN (Enterprise Europe Network) che aiuta le pmi in particolare a fare B2B gratuiti e a utilizzare meglio i fondi comunitari. Lo Scientific Advisory Board dell'Onu con recenti studi ha evidenziato che esiste un rischio reale che gli sviluppi dell'IA di frontiera non etici possano diventare fonte di elevata tensione e portare ad una "corsa agli armamenti dell'IA" e ha ribadito che è necessario avere piattaforme etiche attivate con metodi affidabili, trasparenti e utili per verificare le affermazioni sull'IA di frontiera in modo da contribuire a mitigare l'escalation geopolitica e a condividere i benefici dell'IA.
Domanda: ci sono studi e progetti europei per consentire una migliore preparazione agli eventi atmosferici avversi e per misurare l’inquinamento che le guerre causano e monitorare i danni ? Luigi Binasco
Risposta: sì. Per consentire una migliore preparazione agli eventi atmosferici avversi sarà utile il contributo del satellite Meteosat Third Generation Sounder (MTG-S1), che ospita lo strumento per la missione Copernicus Sentinel-4, posizionato all'interno del cono di lancio del razzo Falcon 9 e il cui decollo è stato schedulato per le 23:03 CEST di martedì 1° luglio 2025. MTG-S1, con a bordo lo strumento Copernicus Sentinel-4, fa il suo viaggio verso l'orbita geostazionaria, dove saranno effettuate osservazioni di forti tempeste e inquinamento atmosferico su Europa e Africa settentrionale in un modo finora impossibile. MTG-S1 osserverà un profilo di temperatura e umidità a diverse altitudini su Europa ogni 30 minuti e raccoglierà dati su aerosol, ozono, biossido di azoto e biossido di zolfo su Europa e Africa ogni 60 minuti. Mentre Copernicus Sentinel-4, spiega l'ESA, misurerà l'inquinamento ogni 60 minuti con un livello di dettaglio e precisione che trasformerà il modo in cui prevediamo la qualità dell'aria in Europa. Entrambe queste missioni di osservazione della Terra di livello mondiale, sviluppate dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) con partner europei, affronteranno sfide scientifiche e sociali. Forniranno dati che consentiranno una migliore preparazione agli eventi meteorologici estremi e allerte più accurate sull'inquinamento atmosferico. Sia MTG che Copernicus Sentinel-4 sono missioni di osservazione della Terra di livello mondiale, sviluppate con partner europei per affrontare sfide scientifiche e sociali, come l'inquinamento atmosferico e gli eventi meteorologici estremi. Mentre MTG-Sounder (MTG-S1) fornirà dati migliori per le previsioni meteorologiche e il rilevamento delle tempeste, Sentinel-4 migliorerà il monitoraggio della qualità dell'aria in Europa. In particolare l'Infrared Sounder sarà il primo strumento di sondaggio iperspettrale a essere posizionato in orbita geostazionaria da una missione a guida europea. Sarà posizionato a circa 36.000 km sopra l'equatore e manterrà la sua posizione rispetto alla Terra, seguendo la stessa area sulla superficie del pianeta durante la rotazione. Fornirà una copertura dell'Europa e di parte dell'Africa settentrionale con un ciclo ripetuto di 15 minuti, offrendo ai meteorologi un quadro meteorologico completo della regione, integrando i dati sulla formazione di nubi e sui fulmini forniti da MTG-I. Per quanto concerne le guerre, certo causano immensi danni all’ambiente oltre che alle persone; ci sono dati che evidenziano quanto del settore militare aggrava le emissioni, soprattutto di gas a effetto serra, che sono la causa principale della crisi climatica ed ecologica. Gli effetti delle attività militari in tempo di pace hanno già degli effetti rilevanti sull’ambiente e, tra l’altro, secondo gli accordi internazionali, i Governi non sono soggetti a dei vincoli di misurazione e di comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra del settore militare. Alcuni governi lo fanno, altri non lo fanno. Gli effetti dei conflitti armati in atto poi sono immensi sia per i danni al suolo che alla vegetazione e al mare e ci sono dei database in merito con raccolta di dati e studi scientifici in progress e a posteriori sulle guerre presenti e passate; spesso poi si fa la guerra in relazione al petrolio, alle fonti fossili di energia e quindi, c’è una relazione inversa, cioè la causa della crisi climatica che diventa anche la causa dei conflitti armati. Con le esercitazioni militari e con le attività in pace e in guerra di utilizzo di armi ci sono effetti anche diversi da quelli delle emissioni di gas a effetto serra come l’inquinamento da idrocarburi, l’inquinamento da sostanze organiche o da metalli, ogni tanto anche l’inquinamento da sostanze radioattive, quindi grandi quantità di materiali pericolosi che vengono emessi oltre a inquinamento acustico (molti esseri umani/animali hanno importanti danni pure audiologici dovuti ad esplosioni etc.) e incendi etc. Oltre 400 milioni di tonnellate di CO² sono state emesse durante i combattimenti, soprattutto in Iraq e Afghanistan. durante la prima guerra del Golfo quando, in seguito all’invasione del Kuwait, gli iracheni hanno fatto saltare in aria 800 pozzi di petrolio e 600 di questi hanno preso fuoco e si stima che le emissioni generate da questi incendi siano state pari al 3-4% delle emissioni globali del 2022. Durante le guerre molte attività si fermano e le acque non depurate, i rifiuti non smaltiti, gli impianti di bonifica che vengono danneggiati e non funzionano, generano altro inquinamento. Il Global Conflict Risk Index (GCRI) esprime il rischio statistico di conflitti violenti in un dato Stato nei prossimi 1-4 anni e si basa esclusivamente su indicatori quantitativi provenienti da fonti aperte. Lo sviluppo del modello di conflitto GCRI è iniziato nel 2014 per fornire una base di prove accessibile, oggettiva e open source a supporto delle capacità di prevenzione dei conflitti e del processo decisionale dell’UE sui rischi di conflitto a lungo termine. Basandosi su precedenti lavori del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea, il JRC, in collaborazione con il Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE), ha elaborato un quadro metodologico che include una varietà di indicatori strutturali. L'obiettivo principale è ripensare il concetto di "rischio di conflitto" e studiare pure in una seconda fase una serie di indicatori associati che si ritenga possano contribuire allo scoppio delle guerre. Il GCRI copre 22 variabili in 6 dimensioni (sociale, economica, di sicurezza, politica, geografico/ambientale, demografica) che riflettono le condizioni strutturali correlate al verificarsi di conflitti violenti. Il GCRI utilizza dati storici a partire dal 1991 per addestrare il modello, che viene poi utilizzato per prevedere il rischio di conflitto nei successivi 1-4 anni. I punteggi del rischio di conflitto si riferiscono ai seguenti tipi di conflitto: (1) Qualsiasi conflitto, (2) Conflitto basato sullo Stato, (3) Conflitto non statale e (4) Violenza unilaterale. Ci sono studi europei sulle conseguenze economiche delle guerre come il progetto ERC con budget di 1,49 milion di euro, che in particolare studia la seconda guerra mondiale; ci sono studi europei che valutano anche i dati di inquinamento ambientale su settori come l’agricoltura, la pesca etc. La guerra contribuisce al degrado ambientale in due modi principali. Il primo è l'effetto diretto della distruzione del biota autoctono (il complesso degli organismi vegetali, animali ecc. che occupano un determinato spazio in un ecosistema), il secondo è l'effetto indiretto della privazione delle specie delle risorse necessarie alla sopravvivenza o addirittura dell'intero habitat. Le guerre rilasciano nell'ambiente sostanze chimiche tossiche, tra cui metalli pesanti, esplosivi e agenti chimici. L'uso di bombe, proiettili e mine antiuomo contamina il suolo e rende le terre agricole inutilizzabili per anni. Si stima che ogni anno siano stati prodotti in media circa 119 milioni di tonnellate di CO2 nel conflitto russo-ucraino. Dopo due anni dall’inizio della guerra si stima che siano state prodotte circa 90 milioni di tonnellate di CO2 equivalente dall’utilizzo di carburante per lo spostamento dei mezzi bellici, mentre circa 35 milioni di tonnellate sono riconducibili agli incendi causati dal conflitto. Anche nel settore della logistica e dei trasporti le guerre in atto che obbligano a modificare le rotte, la chiusura dal punto di vista civile e commerciale dello spazio aereo e i divieti di sorvolo costringono tutti i settori (aereo, marittimo, etc.) a compiere tratte più lunghe e conseguentemente più dispendiose e impattanti sull’ambiente.