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Caso Salvini-Foa-Berlusconi: il paradosso di Mediaset che decide della Rai

Salvini e Berlusconi ai ferri corti sul caso Foa. Già, Marcello Foa, il giornalista "sovranista" proposto dal Carroccio alla presidenza Rai, non soltanto non piace al Pd ma non mette d'accordo neanche Forza Italia e in primis il Cavaliere che ha fatto sapere di sentirsi "tradito" dalla decisione unilaterale del Ministro dell'Interno.

Berlusconi vorrebbe al vertice della Rai una figura di maggiore garanzia (leggi: di garanzia per Mediaset) e quindi si è detto intenzionato a convincere i sei forzisti membri della commissione di vigilanza necessari alla ratifica della nomina di Foa a votargli contro, mandando a monte tutto.

Ma, essendo il Cavaliere proprietario di Mediaset, ovvero del principale competitor privato della Rai e del servizio pubblico radiotelevisivo, il suo potere di veto e il suo potere decisionale tali da esprimere un "diritto di vita e di morte" sulla nomina del presidente della concorrenza non prefigurano forse un lampante conflitto d'interessi? Possibile che nessuno si ponga questo interrogativo?

E dalla vicenda sorge un'altra questione spinosa: Forza Italia è al minimo storico dei consensi (sempre più in picchiata) e il Cavaliere segue a ruota il partito. Tante volte Berlusconi è stato dato per morto ed è sempre risorto, ma questa volta sembra che la stanchezza abbia preso il sopravvento su di lui e sulla sua popolarità. Gli conviene davvero mettere così platealmente i bastoni fra le ruote alla nomina di Marcello Foa, suo ex dipendente al Giornale

E siamo sicuri che Matteo Salvini non possa contare sulla fedeltà degli "azzurri" membri della commissione di vigilanza Rai, i quali potrebbero all'ultimo momento decidere di confermare la nomina di Foa, votando in senso contrario alle direttive del Cavaliere? 

Insomma, Marcello Foa è diventato il pomo della discordia che potrebbe davvero spaccare definitivamente l'alleanza fra Salvini e Berlusconi o che, più realisticamente, potrebbe convincere quest'ultimo ad abbandonare l'atteggiamento ostile e "piegarsi" al vento che sta favorendo il suo alleato leghista, con buona pace del Pd che si aspetta il ribaltone e che invece potrebbe finire per l'ennesima volta "ribaltato". 

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