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Corriere della Sera: apertura a Trump?
Foto: LaPresse

Franco Venturini, attento e puntuale osservatore della politica internazionale, ha scritto qualche giorno fa in prima pagina sul Corriere della Sera un interessante articolo che forse è passato inosservato ai più, ma che invece può segnare un cambiamento di atteggiamento del maggiore quotidiano italiano per quanto riguarda i temi della politica estera.

Infatti, il Corriere, come la maggior parte dei media italiani, è quasi sempre stato ostile nei confronti del Presidente Usa ancor prima della sua elezione e lo ha fatto spesso su una base ideologica in cui l’egemonia radical chic di certo ceto intellettuale occidentale si manifestava in maniera vistosa e poco contenuta, alimentando, tra l’altro, proprio quel populismo che a parole voleva combattere.

Dopo anni di dominio democratico e di politically correct dei Clinton e di Obama un rozzo costruttore newyorchese (così è percepito) piombava sulla scena internazionale con la grazia, sempre secondo la narrazione democratica, di un elefante in una cristalleria.

La democrazia sarà magari imperfetta, come diceva Churchill, ma funziona meglio di tutto il resto e così il rozzo tycoon è diventato Presidente del più potente Paese del mondo, a dispetto anche del suo stesso partito repubblicano che non lo ha mai amato, come l’ostilità della potente famiglia Bush ha sempre dimostrato.

Ma torniamo all’attualità.

Dunque, che il Corriere della Sera senta quindi la necessità di chiarire che con Trump alla fine occorrerà pur farci i conti segna una buona notizia, quantomeno sul lato del realismo politico e del pragmatismo comunicativo con buona pace di Giovanna Botteri che dopo più di un decennio di permanenza Rai a New York è stata spedita a Pechino per i suoi continui attacchi al limite del personale a Trump, uscito peraltro indenne dalla vicenda del Russiagate dopo il Rapporto Mueller.

Ma cosa deve fare l’Occidente? Collaborare con il gigante americano, nonostante l’attuale diversità di valori?

La risposta, crediamo, non può essere che quella di collaborare sia a livello europeo che a quello italiano.

Ed in effetti (questo non lo dice Venturini) la recente visita del vicepremier Luigi Di Maio coronata da pieno successo, va esattamente in questa direzione come anche l’importante accordo commerciale con la Cina, sempre frutto dell’iniziativa del capo politico del M5S.

Dobbiamo evitare di restare fuori dal “nuovo ordine mondiale” costituito di fatto da Usa, Cina e Russia.

Il fatto che Trump non solo non sia caduto, ma che anzi si stia preparando per una nuova campagna elettorale in un Paese, gli Usa da sempre egemone, induce a riconsiderare il quadro dei rapporti di forza mondiali.

Trump potrebbe non essere una delle tante parentesi della Storia, ma piuttosto un protagonista stabile.

 

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