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Salvate il soldato Maria Giovanna Maglie: capro espiatorio di guerra politica
Foto: LaPresse

Maria Giovanna Maglie è sulla bocca di tutti. Dopo essere tornata in pianta stabile nei talk show quale informata e tagliente osservatrice della situazione politico-istituzionale, la giornalista è oggi al centro di una bufera mediatica e, soprattutto, di una guerra tutta interna ai due partiti che costituiscono la compagine governativa.

Andiamo con ordine. Da tempo si parla di trasmettere, dopo il Tg1, uno spazio di approfondimento sullo stile del Fatto di Enzo Biagi, e - nella Rai del cambiamento - questo progetto sembra finalmente avere trovato l'abbrivio. Il nome scelto per presentare tale spazio è, per l'appunto, quello di Maria Giovanna Maglie; un nome che, tuttavia, ha creato scompiglio nella maggioranza e anche nell'opposizione, come vedremo.

Il Movimento Cinque Stelle si è opposto categoricamente al nome della Maglie, tirando in ballo storie vetuste di rimborsi spese gonfiati e soprattutto di raccomandazioni da parte di Bettino Craxi (preistoria praticamente). Chiamato a gran voce dai grillini per stroncare il "progetto Maglie", il Dg Rai Fabrizio Salini, non si è ancora espresso in merito, e il silenzio dei vertici di Viale Mazzini lascia intendere una sorta deliberato stallo. Uno stallo che, sapientemente prolungato,  finirebbe per rinviare a data da destinarsi il programma di cui sopra, magari addirittura a dopo le elezioni europee del 26 maggio 2019.

In realtà, il problema non è tanto la Maglie in sé, né i suoi presunti trascorsi, bensì una lotta per la supremazia mediatica fra M5s e Lega, a maggior ragione in vista delle prossime consultazioni (regionali ed europee). Il programma della Maglie andrebbe in onda su Rai1 (la cui direttrice Teresa De Santis è in quota Carroccio) e immediatamente dopo il TG1 (diretto dal "grillino" Giuseppe Carboni). Ma, come ricorda TV Blog, una norma della par condicio impone che, a 45 giorni dalle elezioni, i programmi di informazione debbano essere necessariamente "ricondotti alle testate". Ciò significa che l'eventuale spazio di approfondimento nella Rai1 "leghista" finirebbe, fra breve, per essere controllato dal Tg1 "grillino". Ecco perché il M5s cerca di rinviare il più possibile il programma, usando lo scaltro stratagemma dell'obiezione a Maria Giovanna Maglie. 

Ma quest'ultima divide anche l'opposizione, con il Pd che si schiera contro di lei e Forza Italia che invece la sostiene. Questo perché FI appoggia la scelta della Maglie da parte dei vertici di Rai1 filoleghisti contro il M5s, mentre i dem usano il veto alla giornalista come espediente per attaccare il Carroccio (ritagliandosi anche uno spazio di manovra con l'anima filosinistra del M5s in vista di utopistiche alleanze future).

La Maglie, dunque, finisce per ritrovarsi "capro espiatorio" di una diatriba interna ai due partiti di Governo, entrambi interessati ad avere la massima copertura mediatica possibile in vista delle elezioni. A svantaggio dell'opposizione, ovviamente, ma anche a svantaggio degli alleati nell'esecutivo. E il no alla giornalista finisce anche per essere una sorta di pretesto da parte delle opposizioni per tessere le proprie trame. Dinamiche fisiologiche che hanno fatto la Storia della politica e della Rai, fin dalla notte dei tempi, e nelle quali risulta essere un elaborato specchietto per le allodole la guerra ordita contro Maria Giovanna Maglie. Una guerra che è soltanto all'inizio.

 

 

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