Telegram, giornali pirata nelle chat: piattaforma a rischio chiusura in Italia - Affaritaliani.it

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Telegram, giornali pirata nelle chat: piattaforma a rischio chiusura in Italia

Giornali pdf pirati, stretta della Guardia di Finanza sui canali Telegram

È stato disposto l’ordine di sequestro di 19 canali Telegram che ogni giorno diffondono illegalmente quotidiani, periodici e libri. Come riferisce Repubblica, in mancanza di collaborazione da parte della società che gestisce la piattaforma di messaggistica istantanea, si andrà al "blocco di accesso" da parte dei provider italiani a Telegram. L'iniziativa, senza precedenti, è della procura della Repubblica di Bari e chiude i canali pirata attraverso cui, ogni mattina, due milioni di italiani leggono fraudolentemente, quotidiani nazionali e locali, mensili e settimanali.

Sempre come scrive Repubblica, in queste ore i finanzieri del nucleo di polizia finanziaria e il nucleo speciale di tutela della Privacy sono a Roma nella sede dell'Agcom per notificare un "sequestro preventivo d'urgenza" firmato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi che segna una linea di non ritorno nella guerra alla pirateria, ai contenuti editoriali rubati.

Il procuratore contesta ai gestori di Telegram, ancora "da identificare", una serie di reati in materia di violazione del copyright: "Distribuivano, trasmettevano e diffondevano in formato Pdf, riviste, giornali e libri (beni tutelati dal diritto di autore), dopo aver acquisito illecitamente, mediante accesso abusivo al sistema informatico (o comunque con sottrazione illecita ai legittimi detentori) decine di migliaia di files, a fini di lucro (costituito dalla cessione dei dati personali a fine pubblicitario), immettendoli in decine di canali Telegram, liberamente accessibili al pubblico". 

La novità è che tra i reati contestati c'è anche quello di riciclaggio (è prevista la reclusione da quattro a 12 anni): la procura di Bari, infatti, contesta a Telegram di non aver mai voluto collaborare all'identificazione e spegnimento dei canali pirata aperti sulla sua piattaforma. Al contrario di essersi sempre spesa per "far perdere le tracce dell'origine illecita". Una vera e propria operazione di "ripulitura", assimilabile - secondo recente Cassazione - a quella che viene operata per il denaro provento di illeciti o per le opere d'arte rubate. 

L'indagine della procura di Bari è partita da un'inchiesta di Repubblica pubblicata il 15 aprile scorso, nella quale si dava conto, tra le altre cose, di un report della Fieg, la Federazione degli editori. Quel dossier era sfociato in una richiesta formale all'Agcom di spegnimento di canali pirata.