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Veronica Gentili si racconta: "La mia fragilità è la mia forza"

Tutto sulla donna più amata del piccolo schermo: il papà Giuseppe, faro della sua vita, la politica full immersion, ma anche Gigi Proietti, Globe Theatre, Giannini, arte, la TV e Stasera Italia! La preparazione maniacale, l’amore, il futuro, le fragilità e la vera “follia segreta”: la cioccolata al latte.
 

 


“Sono cresciuta nel mondo dell’arte, tra quadri, sculture, mostre, inaugurazioni, cataloghi. Il mio pane quotidiano. Ma la recitazione è stata sempre il mio sogno sin da bambina”. E…“L’Otello di Shakespeare un ricordo indelebile”. Poi la Tv e la politica, letteralmente stregata. Testarda, meticolosa, ma “lo studio è alla base della mia vita”. Donna d’acciaio? “No, affatto. Una finta corazza. La mia fragilità è la mia forza”. E l’amore, “Ne ho parlato sul libro, Gli immutabili. Gli spazi privati sono sacri”. E sul nuovo anno…. “Mi auspico un 2021 con maggiore benevolenza rispetto a quanto non lo sia stato quello che si è appena concluso. Stasera Italia “una squadra bellissima, ci piace pensare insieme, come fossero delle piccole sceneggiature puntata dopo puntata per disegnarla, costruirla e progettarla fin nei minimi dettagli”.

 

 

 

veronica gentili
foto di Piergiorgio Pirrone

Ascoltiamo cosa - la bella Veronica Gentili, attrice e, dal 2018, conduttrice di “Stasera Italia” estate e weekend  - il primo giorno del nuovo anno, ci racconta della sua vita pubblica e privata. Nata a Roma il 9 luglio 1982, a soli 38 anni, con il suo stile inappuntabile è tra le più apprezzate e preparate donne del panorama televisivo italiano. Sicuramente un augurio speciale dopo un anno difficile da una persona che, sia nei festivi che nei weekend, ha saputo intrattenere – in maniera egregia - il grande pubblico su temi scottanti e di sicura rilevanza sociale.        

 

 

 

D. Veronica Gentili,

innanzitutto ben trovata. Torniamo indietro di qualche anno, agli “albori”. Ci può raccontare brevemente come è stata la sua infanzia e/o adolescenza? Famiglia, scuola, amici.

 

R. Io sono la piccola di casa. Ho una sorella che ha 12 anni più di me e un fratello ben 17. Quindi, un po’ per questo e un po’ per natura, per indole se vogliamo, sono stata sempre molto più grande in termini di senso di responsabilità. Paradossalmente la spensieratezza l’ho trovata da adulta. Caratterialmente, nel periodo dell’adolescenza, ero super socievole, stavo sempre in mezzo agli altri, come poi racconto anche nel mio libro, a differenza di oggi. Oggi ho una sorta di misantropia. Divano e film con i miei gatti. C’è stato un ribaltamento. Ho fatto il liceo classico con una strenua passione per il greco, e sono stata sempre convinta che le traduzioni di greco formano il cervello di una persona. Ti allenano alle difficoltà.

 

D. Cresciuta nel mondo dell’arte. Ricordiamolo. Mamma importante mercante e moglie di un noto pittore (Renzo Vespignani). Il sogno da bambina? Sempre stesso settore oppure era già all’orizzonte la carriera televisiva?

 

R. Indubbiamente sono cresciuta nel mondo dell’arte, tra quadri, sculture, mostre, inaugurazioni, cataloghi. Il mio pane quotidiano. Con mamma, grande mercante d’arte, passavo intere giornate tra la galleria e l’archivio. Cose che non si dimenticano. Un vero e proprio alfabeto sin da quando si è bimbi. Costellano il mio immaginario anche da un punto di vista meno razionale. Però no, non mi è mai nemmeno balenato nel cervello di fare la pittrice o - più plausibile – un lavoro analogo a quello di mamma, ovvero il curatore. Non l’ho mai pensato, per quanto sia un mestiere molto affascinante. Da piccolina ero straconvinta di fare l’attrice. Quello ho sempre pensato, quello ho perseguito e quello era il mio obiettivo. All’età di 4 anni volevo fare l’Accademia e sono andata dritta per la strada che mi ero prefissata.

 

Veronica Gentili
 

D. Cinema, teatro, tv (anche sceneggiatrice) e poi il giornalismo. Fatto Quotidiano ed opinionista in diversi programmi televisivi. Ora la conduzione di una delle strisce pre e post serali di Mediaset più seguite. Il segreto del suo successo? A parte l’inopinabile bravura e una bellezza non comune c’è in lei anche una buona dose di testardaggine? 

 

R. Si ho fatto tante cose diverse e in diversi ambiti e debbo dire che se c’è un minimo comune multiplo o due caratteristiche in particolari una è la testardaggine. Alias determinazione in quello che si fa, desiderio di farlo e capacità di abnegazione quando serve. Si chiama poi disciplina! Diciamo che testardaggine (come ha citato lei) è una buona sintesi. Altro non è che la capacità di mettersi lì, come se si stesse studiando un copione per uno spettacolo teatrale. Finché non lo sai a memoria non hai finito. Identico a quando devo preparare le puntate. Studio molto, leggo, mi informo, consulto tutti i giornali. Bisogna essere estremamente preparati in quello che si fa, a maggior ragione se poi ti vuoi godere lo “spettacolo” (o la puntata) e vuoi poterlo vivere anche con un po’ di improvvisazione. Lo puoi fare soltanto se sei veramente  preparato, perché ti liberi dell’ansia di essere attaccato ad un copione e fare quello che ti senti. L’altra caratteristica in cui credo molto è la “contaminazione”. Avendo sperimentato mestieri diversi, essendomi cimentata in ambiti variegati, posso portare le mie esperienze precedenti a contaminare positivamente il nuovo. Per ciò che concerne la sceneggiatrice (non di televisione) ho riadattato e diretto drammi teatrali.

 

D. A proposito di cinema e teatro. Quali sono stati i lavori più gratificanti durante il suo “percorso” da attrice? Un paio di bei ricordi ce li vuole confessare?

 

R. Tra i ricordi più belli ce ne stanno due. Il primo è lo spettacolo che ho fatto come regista, l’Otello di Shakespeare, che diressi con il mio fidanzato di allora e la compagnia era composta da tutti miei ex compagni di classe. C’eravamo tutti! Appena diplomati all’Accademia. Una compagnia di amici prima ancora che attori, talentuosi, appena diplomati, pieni di energie e fu per noi un grande sogno. Proietti ci diede il Globe Theatre e noi firmammo la nostra prima regia d’estate con il capolavoro di Shakespeare riadattato su una sorta di scenografia tipo scacchiere. Una première che fu un grande successo. Esperienza epica che resterà sempre nel mio cuore. Un’altro ricordo, più recente e molto divertente, è di circa quattro anni orsono. Ho recitato la Donna di Neanderthal in un cortometraggio diretto di Adriano Giannini. Era la storia, molto intrigante, di una donna primitiva a metà tra una scimmia e un essere umano che scopre il fuoco (e non l’uomo). Sei ore di trucco, maschera di silicone mediante un calco di gesso e straordinari effetti speciali. Divertentissima. Girata nelle caverne, in una montagna a meno 2 o meno 3 gradi. Senza parole. Francesco Montanari che faceva l’uomo Alfa. Poi non posso dimenticare altri lavori quali Romanzo Criminale, il film di Muccino, Ombre Rosse. Però se dovessi scegliere, Otello e il corto di Giannini, sono sicuramente in cima ai ricordi. 

 

D. Stakanovista da 20 ore su 24 o i suoi spazi sono sacri? Soprattutto quelli privati. Mi spiego meglio. Toglie molto alla sua vita familiare e se sì come viene presa questa cosa da chi le sta più vicino?

 

R. Ebbene sì, ovviamente si toglie molto al proprio spazio familiare, nel senso che il lavoro chiaramente, quando lo ami e quando è così intenso, te lo porti sempre dietro, a casa. Lavori, leggi, studi, guardi e mangi politica fino all’esasperazione. A volte – purtroppo - chi sta al tuo fianco e vive con te deve avere un enorme pazienza. Poi però cerchi di farti perdonare nel resto del tempo, tenendo delle finestre comunque in cui preservi la tua vita privata. Anche perché, se poi non ti nutri un po’, sia dal punto di vista emotivo che culturale non hai più niente da dire o da dare. Per cui ci sono alcuni spazi, che siano appunto dal leggere, al passare del tempo con le persone con cui hai voglia di stare, al poter vedere dei film, allo sport (mia passione!), che non devono essere contaminati, poiché - poco a poco - sei depauperato e non hai più nulla da donare.

 

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D. Ambiziosa quanto basta oppure…. ? Quello che sta facendo lo considera un traguardo o solo un punto di partenza? Inizio di qualcosa di più ampio o già si ritiene soddisfatta professionalmente?

 

R. Ambiziosa lo devi essere per forza perché quando fai un lavoro in cui devi stare sotto i riflettori devi faticare per essere sempre sul pezzo. E’ necessario avere un’ambizione però – che sia chiaro – deve essere fisiologica, misurata e benefica e non un’ambizione che mangia tutto, una sorta di bulimia e di voracità delle conquiste e delle cose da ottenere. Bisogna sempre lavorare alacremente per guadagnarsi quello che si desidera, con la giusta dose di “fame”, ma che non deve prevaricare su tutto. Nel mio caso adoro il lavoro che faccio, mi piace condurre in televisione, mi piace accettare nuove sfide, mi diverte molto trattare la politica, per cui spero di fare tanto e bene anche in futuro. Ma mai accelerare cose che non dovessero venire fluidamente.

 

D. Com’è l’ambiente lavorativo? Vuole ringraziare in particolare qualcuno? Autori, collaboratori, staff, regia etc. etc. etc… Si trova bene nello studio di Stasera Italia?

 

R. Stasera Italia ha una bellissima squadra. Non posso nominarli tutti per ovvi motivi, ma posso fare due nomi che valgono per l’intera equipe, e sono Annalisa Corti (autrice) e Alessandro Montanari (nostro capo autore). 99 puntate consecutive diventano parte della tua vita. Un lavoro di confronto e dialettica talvolta molto viva, accesa. Ci piace pensare insieme, come fossero delle piccole sceneggiature puntata dopo puntata per disegnarla, costruirla e progettarla fin nei minimi dettagli. Una ricetta a questo lo facciamo lavorando spalla a spalla. Ripeto; dialettica bellissima, molto appassionata e motivata.

 

D. A livello giornalistico sta continuando a scrivere o si è fermata per motivi di tempo?

R. Assolutamente sì. Continuo a scrivere ad una rubrica settimanale per il Fatto Quotidiano, un escamotage giocoso per commentare vicende di personaggi politici noti, cose da promuovere e cose da bocciare, con tanto di voti. Oltre a questo ci sono gli editoriale, sempre per il Fatto, (ovviamente a secondo delle contingenze del momento) e - in questo ultimo periodo - il mio primo libro.

 

D. “Gli Immutabili” appunto. Ce ne parli?

R. Un diario di quarantena, assolutamente laico, ironico, con dei frangenti più riflessivi, più pensati, che poi sfocia in un ritratto collettivo. Peculiarità, abitudini che abbiamo acquisito e come abbiamo vissuto la pandemia. Mi è piaciuto molto farlo, mi sono divertita a mettere insieme i vari pensieri. Lo scrivere è stato un po’ ritrovare tutta un’esperienza da lettrice accumulata negli anni e un modo anche di mettere insieme una parte più intima di me tramite la narrazione.

 

D. Donna d’acciaio fuori. Ma dentro? I momenti difficili come li affronta?

R. Quel che vede è una corazza che nasconde in realtà una parte fragile, inquieta, sensibile che è quella che poi mi caratterizza principalmente. Amo dire, come spesso ammette papà quando parliamo di me, che la mia debolezza è la mia forza. Per alcuni versi credo veramente che sia cosi. Sicuramente una persona che ha fatto tesoro delle esperienze vissute ed è riuscita a tradurle in una struttura esterna come lei a definito, apparentemente d’acciaio.        

 

D. E ora un po’ di pettegolezzo. L’amore di Veronica Gentili?

R. Tendenzialmente la vita privata cerco di mantenerla tale, anche se nel libro snocciolo un po’ della mia quotidianità domestica. E parlo di un compagno con cui convivo da anni, pandemia compresa, ma ribadisco che qualche spazio bisogna preservarselo per se. E’ fondamentale.

 

D. Piatto a cui non sa resistere?

R. Sono malata di dolci ad un livello folle. Al punto che ogni volta che li mangio a fine pasto dico sempre; ma il salato a cosa serve? Nonostante sono molto golosa di pasta, pizza e verdure se dovessi dire per cosa sono veramente malata è il cioccolato al latte. Da perdere l’autocontrollo, unitamente alla marmellata alle visciole

 

D. In campo cinematografico quali sono i lungometraggi in cima alla sua lista personale?

R. “Pretty Woman” da bambina, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” da adolescente, attualmente amante del cinema nordico e ho una profonda ammirazione per il regista svedese Ruben Ostlund. 

 

Veronica Gentili
 

D. 2020. Anno da dimenticare in tutti i sensi.  Paradossalmente, a livello professionale, è stato per lei grandioso. Ce lo vuole descrivere? Come lo hai vissuto?

 

R. Un anno strano, doloroso, e il libro è stata una mia occasione di metabolizzarlo o quasi a volergli dare un senso attraverso le mie parole. “Gli Immutabili” parla di noi, di come abbiamo perso la nostra occasione, la nostra sliding doors con la pandemia e come probabilmente il destino è scritto. La morale della favola è che quello che deve accadere accade, a prescindere. Noi probabilmente eravamo destinati a rimanere gli stessi dall’inizio. E’ stato un momento di illusione, ma poi lì siamo tornati. Dal punto di vista professionale ho vissuto cose belle, l’estate intensa a Stasera Italia e il ritorno all’avventura di questo libro. Un anno personalmente e professionalmente ricco. Questo mi fa avvertire ancora più forte lo scarto, la discrasia tra quello che accadeva fuori e ciò che è accaduto dentro di me, aumentando per mille la riconoscenza e la gratitudine che ho verso quello che mi è successo e il dolore per gli eventi crudeli che sono capitati nel mondo.

D. Rapporto con i fan?

R. Estremamente soddisfatta. Una cosa che amo dei cosiddetti miei fan, cioè le persone che mi seguono, è quello di poter essere sempre limpida, trasparente e corretta con loro. Cioè avere un rapporto dialettico e civile, anche con opinioni diverse senza mai però cadere nell’astio, nella collera, soprattutto sui social.

 

D. Progetti futuri? E quale augurio vuol fare a chi la sta leggendo?

R. Sul prossimo anno ancora non mi pronuncio. Ci sono tanti progetti in cantiere, sicuramente si continua con Stasera Italia e per il resto ancora non posso sbilanciarmi. Mi preme augurare a tutti di non di far prevalere la rassegnazione e che questa esperienza condivisa ci aiuti ad essere più preparati e più predisposti a quello che verrà con una consapevolezza maggiore. Mi auspico un 2021 con maggiore benevolenza, da mille punti di vista, di quanto non lo sia stato l’anno che si è appena concluso. 

 

Da parte di tutti noi, infiniti auguri per una carriera entusiasmante

 

 

 

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