Alzheimer, guardare troppo la tv (ed i social network) fa male
di Paola Serristori
Venticinque anni di vita sedentaria e tv accesa sono sufficienti a procurare un deficit cognitivo già alla mezza età (55 anni). Non ci sono ancora, per ovvie ragioni, dati scientifici sugli effetti della prolungata consultazione degli schermi dei computer o dei cellulari su cui scorrono le immagini dei social network, ma gli scienziati prevedono che la sedentarietà provocherà analoghi problemi alle giovani generazioni di oggi nel corso dell'invecchiamento. Quest'anno ad Alzheimer’s Association International Conference 2015 (AAIC 2015) i riflettori sono stati puntati anche sui risultati di uno studio illustrato da Tina Hoang, Northern California Institute of Research and Education (NCIRE), San Francisco, che fa parte del team di ricercatori guidato da Kristina Yaffe, University of California, uno degli scienziati più impegnati negli studi sugli effetti di comportamenti e stile di vita nella successiva comparsa di demenza.
L'attività fisica migliora l'ossigenazione dell'organismo, e dunque del cervello, così che si raccomanda agli anziani di mantenersi in esercizio, ma in questo specifico caso la brutta notizia è che dopo un lungo periodo di sedentarietà in assenza di stimoli per l'attività cognitiva - come la visione di troppa tv – i problemi cominciano prima. I ricercatori hanno indagato sia sull'attività fisica, fissando come soglia minima il consumo di 300 calorie per ora e tre volte alla settimana, sia sul tempo di permanenza davanti allo schermo della tv: più di quattro ore al giorno è considerato troppo. Un terzo dei volontari presi in esame (3200 adulti, tra i 18 e 30 anni), che avevano partecipato a “Coronary Artery Risk Development in Young Adults” (CARDIA), studio sui rischi cardiaci conseguenti a scarso di apporto di ossigeno, praticavano poca attività fisica o guardavano molta tv. Venticinque anni dopo l'inizio del programma di ricerca sono stati valutati sulla memoria, capacità di eseguire funzioni, e velocità di elaborazione. E' emerso che costoro avevano risultati peggiori in queste abilità e chi aveva sommato i due comportamenti aveva doppiamente compromesso le abilità cognitive. Lo studio proseguirà e, come ha sottolineato lo scienziato Yaffe, “sarà interessante vedere che cosa succederà nel corso degli anni, se i partecipanti che all'inizio dell'invecchiamento avevano già uno stile di vita sedentario e punteggi più bassi nella velocità di elaborazione e memoria svilupperanno demenza o Alzheimer. E questo sempre per ribadire che possiamo fare qualcosa per salvare il cervello: ci sono comportamenti modificabili”.