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Medicina
Andrea Malizia, un Ceo 4.0 per le aziende farmaceutiche

IAMA Therapeutics, una linea di ricerca innovativa nel campo dei disturbi del neurosviluppo

IAMA Therapeutics è una realtà nuova, un'azienda farmaceutica improntata alla ricerca e sviluppo di farmaci innovativi che possano aiutare e offrire opportunità diverse a bambini e adolescenti affetti da disturbi dello sviluppo neurologico. Fondata nel novembre 2021, la startup nasce grazie all'idea e al lavoro sinergico di due ricercatori senior dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Laura Cancedda e Marco De Vivo, ed è caratterizzata da una linea di ricerca innovativa nel campo dei disordini del neurosviluppo. Ciò si concretizza nella scoperta di un nuovo candidato farmaco, IAMA-6, che consentirà di migliorare i comportamenti sociali e ridurre i deficit cognitivi delle persone affette da disturbi dello spettro autistico, oltre all'epilessia refrattaria. L'impresa è stata sovvenzionata, nel dicembre 2021, dai due fondi d'investimento italiani Claris Ventures e CDP Venture Capital, con la conclusione di un primo round di finanziamento da 8 milioni di euro.

La startup è guidata da Andrea Patricelli Malizia, manager e ricercatore alla Harvard Medical School. Il CEO può vantare, tra le altre, un'esperienza come group leader del team Biologics Drug Discovery a Biogen in Boston, un dottorato di ricerca presso la University College Dublin e un MBA presso la Northeastern University. Una formazione ibrida e trasversale dunque, quella del CEO, che unisce una pluriennale esperienza manageriale agli studi e la passione per la ricerca scientifica e l'innovazione: un profilo le cui qualità si sposano perfettamente con quella che è la missione di IAMA Therapeutics, realtà in espansione che vuole fare la differenza sul mercato e cambiare la vita delle persone anche ampliando il target terapeutico.

L'intervista di affaritaliani.it ad Andrea Patricelli Malizia, Amministratore Delegato di IAMA Therapeutics

Da ricercatore scientifico negli Stati Uniti a direttore d'azienda in Italia: come ha maturato questa innovativa scelta professionale?

Grazie alla passione per l’industria farmaceutica e le sue dinamiche sia nella ricerca come nell’ambito manageriale. Lavorando per un'azienda farmaceutica quotata in borsa, cominciai a capire che l’azienda stessa si compone di una moltitudine di ambiti differenti tra loro ma che si intersecano in maniera multidisciplinare per riuscire a sopravvivere e competere. In maniera generale, le decisioni del management, così come anche i risultati dello sviluppo clinico, avevano un effetto diretto sia sulla quotazione delle azioni che sulla valutazione. Un benchmark per valutare l’importanza delle decisioni del management sulla competitività e profittabilità dell’azienda stessa per gli investitori. Insomma, non solo scienza! Sotto il punto di vista manageriale, iniziai a lavorare con un gruppo sempre più numeroso, approfondendo, con gli studi di MBA, alcuni processi organizzativi nella gestione delle risorse umane. Una formazione ibrida, più olistica, che mi permette di avere diversi strumenti per dialogare sia con i ricercatori, che con l’area business e investitori. Sono tornato in Italia con la mia famiglia quando ho capito che potevo investire nell’esperienza acquisita all’estero per supportare la crescita del settore direttamente in piccole e medie realtà biotech per competere in un mercato internazionale. Tutto ciò che ho acquisito nei miei anni di esperienza negli Stati Uniti si è convertito in capitale che ho reinvestito poi in Italia.

IAMA-6: perché è una scoperta innovativa? Molecole come questa potrebbero prestarsi anche ad altre malattie neurodegenerative?

IAMA-6 è considerata una scoperta innovativa perché è selettiva nel legarsi alla proteina NKCC1, non induce effetti indesiderati ed è attiva anche a dosaggi molto bassi. Si può pensare di utilizzare questo tipo di meccanismo d'azione trasversalmente. Un target molto ben conosciuto in molti disordini, non solo del neurosviluppo come l'autismo idiopatico, ma anche epilessia refrattaria, Alzheimer, ed altre patologie neurodegenerative in cui si presentano alcuni deficit cognitivi. In aggiunta a IAMA-6, stiamo lavorando su una nuova generazione di molecole, il cui candidato più promettente, IAMA-97, sarà utilizzato per il trattamento di uno spettro autistico più raro, ovvero quello legato a cause genetiche, l'autismo secondario o sindromico.

La sua esperienza trasversale sia nella ricerca che nel management d'azienda, le dà certamente una visione olistica e i suoi traguardi professionali le conferiscono una vision del mondo farmaceutico. Come vede oggi il mercato delle biotech farmaceutiche italiane e quali sono le strategie necessarie per avere successo?

Nel settore biotech e farmaceutico, vedo all'orizzonte un avanzamento della tecnologia e cambiamenti nella governance per favorire una maggiore competitività con sistemi organizzativi più dinamici, che si adattano a condizioni mutevoli. Per quanto riguarda l'innovazione, oggi l'Italia sta sviluppando o si sta allineando con l’utilizzo di alcune tecnologie necessarie per creare o rendere più efficaci nuovi farmaci, mentre sotto il profilo del management si assiste ad un fenomeno di internazionalizzazione da parte di PMI del settore, sfruttando condizioni normative che agevolano una maggiore interazione con i diversi mercati.  

Tra i punti programmatici dell'agenda di Governo, anche alla luce del PNRR, ci sono certamente massicci investimenti per potenziare il sistema sanitario e quindi specularmente potrà goderne anche il mercato farmaceutico. Ritiene che immaginare un'evoluzione del settore con una collaborazione tra pubblico e privato possa diventare una best practice?

Assolutamente sì, soprattutto in un sistema economico come quello italiano in cui il settore pubblico e quello privato si intersecano spesso nella gestione delle politiche di sviluppo del Paese. C'è bisogno di questo tipo di collaborazione affinché molte dinamiche di carattere politico possano intervenire in entrambi i settori. Basti pensare alle malattie orfane e rare, ovvero quelle patologie con un'incidenza minore di 5 casi su 100.000 e per le quali non c'è ancora un farmaco approvato o in fase di sviluppo: in questo caso gli investimenti dell'industria farmaceutica non sono giustificati per un ritorno finanziario immediato, ragione per cui nuove iniziative del Governo tramite il rafforzamento del sistema sanitario possono intervenire e cercare di incentivare, ad esempio attraverso specifici fondi, questo tipo di studi.

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