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Medicina
Insalata in busta, nessun pericolo per salute da batteri shock

Università di Torino, insalata in busta pericolosa per la salute: prese in esame 100 buste di insalata

L’insalata in busta può celare rischi e pericoli per la nostra salute. Lo rivela uno studio dell’Università di Torino che ha analizzato un campione di 100 buste di insalata mista, verde e di carote prendendo in considerazione sia il giorno di confezionamento che quello della scadenza. Dai risultati delle analisi è emerso che le foglie di ogni insalata contengono una quantità estremamente elevata di microrganismi e batteri invisibili all’occhio umano.

Insalata verde in busta, studio dell’Università di Torino: tutti i batteri riscontrati nelle buste di insalata

I dati sconvolgenti rilevati dagli scienziati non presuppongono necessariamente che tutti i batteri riscontrati nelle foglie di insalata in busta siano di per sé pericolosi per il corpo umano. 

Tra i batteri pericolosi per la salute scoperti nelle verdure in busta troviamo l’Escherichia coli, l’Enterobacter sakazakü, lo Pseudomonas e lo Staphylococcus. Una menzione speciale merita il microrganismo responsabile della Toxoplasmosi, anch’esso rilevato nell’analisi dei ricercatori. Questo pericoloso agente patogeno presente nelle insalate e nei prodotti crudi può rivelarsi fatale per le donne in gravidanza.

I sintomi della toxoplasmosi sono simili ad una comune forma influenzale e comportano l’insorgenza di dolori alle articolazioni, senso di spossatezza e cefalea nella maggior parte dei casi. Esistono anche delle forme di toxoplasmosi in cui la persona contaminata dal patogeno non riscontra nessuno di questi sintomi.

Verdure crude in busta e batteri pericolosi per la salute: consigli sulla conservazione del prodotto

Il consiglio, specialmente per le donne incinte, è di non consumare prodotti crudi e di scegliere di consumare verdure in busta solo dopo aver effettuato un lavaggio accurato con prodotti antibatterici per alimenti dello stesso prodotto.

La conservazione del prodotto, in teoria, dovrebbe essere garantita dalla busta in cui le foglie sono chiuse e dalla temperatura del frigorifero. Ma la temperatura di conservazione del prodotto non può essere garantita e preservata per l’intero processo di produzione e distribuzione del prodotto. Da qui la formazione di patogeni e batteri insidiosi per la salute.

Più nello specifico lo studio di Torino ha fatto luce sul fatto che, nonostante che le insalate vengano sottoposte a due fasi di centrifuga all’interno di speciali vasche per garantire così la pulizia del prodotto venduto, l’acqua utilizzata non è sufficiente a garantire l’assenza definitiva di eventuali batteri patogeni quando il prodotto viene consumato.

Aggiornamento: nessuna allarme per la salute dei consumatori

In queste ore si sono diffusi online numerosi articoli relativi ai risultati di uno studio dell'Università di Torino condotto su un campione di 100 insalate in busta. Prima di passare a commentare i contenuti dello studio e degli articoli, il Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food ci tiene a precisare che questo studio risale al 2012 e che l’Associazione aveva nuovamente confutato in maniera netta e decisa quanto veniva riportato negli articoli nel luglio dello stesso anno.

Pur facendo salva la facoltà del redattore di riportare nuovamente notizie già ampiamente discusse in passato, il Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food ritiene che sia quanto meno discutibile farle passare per nuove, senza specificare quindi il fatto che i risultati risalgono al 2012, perché va a totale scapito della correttezza e completezza dell’informazione resa ai lettori.

Il Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food dissente dal tono allarmistico e dai contenuti degli articoli su
vari punti. Soprattutto in materia di conservazione e lavaggio delle insalate in busta, l’Associazione precisa che ormai dall’agosto 2015, in seguito all’emanazione del Decreto Ministeriale attuativo della legge 77/2011, sono entrate in vigore sul territorio italiano le nuove regole in materia di produzione, confezionamento e commercializzazione della Quarta Gamma. La normativa detta una serie di parametri vincolanti sulla sicurezza alimentare e sulla qualità che devono essere rispettati nel ciclo produttivo e nella distribuzione dei prodotti di Quarta Gamma. Dal 13 agosto 2015, ad esempio, è scattato l’obbligo per tutti i produttori e per la Distribuzione di garantire il rispetto della catena del freddo a una temperatura uniforme e costantemente inferiore agli 8°C lungo tutto il percorso che va dalle linee di confezionamento ai banchi refrigerati dei punti vendita. Risulta subito evidente il grande vantaggio che deriva da tale misura per una categoria di prodotti che vede nel mantenimento della catena del freddo l’unico vero conservante a tutela di freschezza e qualità.

Si precisa anche che la sicurezza dei prodotti di IV gamma è garantita dai numerosi controlli che vengono
effettuati lungo tutta la filiera produttiva e che i tempi che intercorrono tra la raccolta, la lavorazione e la
vendita sono molto brevi affinché venga garantita la freschezza del prodotto.

La qualità e la sicurezza dal punto di vista igienico degli ortofrutticoli di IV gamma vengono preservate attraverso lavaggio e asciugatura accurati. Il lavaggio, per il quale la normativa nazionale prevede almeno due vasche a ricambio continuo di acqua, avviene con acqua potabile e attraverso sistemi tecnologici avanzati che – a differenza del lavaggio domestico – garantiscono un prodotto sicuro e conforme a legge. È per questo motivo che il Ministero della Salute consente di commercializzare il prodotto come “lavato e pronto al consumo”.

 

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