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Medicina
Nuova legge sui registri tumori. Cosa cambia per i cittadini. Intervista

Alberto Zolezzi, vicecapogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle e medico ospedaliero specializzato in malattie dell’apparato respiratorio dell’Ospedale di Mantova, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it la nuova legge sui registri tumori.

Cosa cambia con la nuova legge sui registri tumori nella lotta contro il cancro? Quali strumenti in più avrà il nostro Paese per combatterne l’enorme diffusione?
“Oggi solo il 70% della popolazione italiana è coperta da un registro tumori, i registri hanno metodi di raccolta dei dati e di approfondimento differenti. Con questa legge miglioriamo i metodi di raccolta dati, stimoliamo gli approfondimenti), mettiamo in rete i dati dei vari registri esistenti e in prospettiva puntiamo a coprire tutta la popolazione nazionale con questo strumento.
I dati dei registri esistenti oggi vengono pubblicati con una latenza di oltre 5 anni, con questa legge imponiamo pubblicazione annuale. Realizzando mappe dei vari livelli territoriali sarà possibile stimolare gli amministratori a monitorare l’eventuale crescita dei casi di tumore o permanenza di nuove malattie. Si arriverà e a ridurre l’incidenza di queste gravi patologie grazie alla maggiore consapevolezza e trasparenza”.  

La legge istituisce anche un altro strumento, il referto epidemiologico. Cos’è e in che modo può favorire la prevenzione di malattie?
“Il referto epidemiologico è una relazione sanitaria che in base ai principali dati sanitari di un territorio ne definisce lo stato di salute, passando da dati statistici a una vera relazione tramite l’analisi epidemiologica. Già oggi ci sono esperienze di studio della mortalità nei quartieri di Genova che evidenziano casi in eccesso in alcuni quartieri come quelli della Valpolcevera (circa 45 casi all’anno) dove è come se cadesse ogni anno un Ponte Morandi. Con l’attuazione della legge si potrà accedere a dati relativi non solo alla mortalità per quartiere ma anche alle cause di morte e di ospedalizzazione, alle diagnosi delle principali patologie del territorio, tracciando un andamento pluriennale. I tumori sono circa il 30% delle cause di morte e il 30% della mortalità da cause ambientali, è necessario studiare anche le altre principali patologie, respiratorie, cardiologiche, neurologiche. Fondamentali sono i registri di patologia infantile, come i registri delle malformazioni congenite, che possono delineare rischi in finestre temporali e spaziali ristretti, arrivando spesso a risposte puntuali pur nella drammaticità dei casi”.

È noto che l’esposizione a un certo tipo di sostanze, lo smog, la vicinanza a siti di rifiuti tossici provocano danni alla salute, anche gravi. Averne la conferma attraverso dati certi potrà servire a indirizzare la politica verso scelte più rispettose dell’ambiente e, quindi, anche della salute delle persone?
“Il compito della politica è proprio quello di orientare verso scelte che coniughino tutela ambientale, sanitaria e occupazionale. Con la trasparenza dei dati, oggi pressochè inesistente, si può ottenere una maggiore consapevolezza dei cittadini e orientare più facilmente amministratori e imprese. L’OMS e l’Agenzia Europea Ambientale (AEA) stimano in oltre 84.000 i decessi italiani da polveri sottili, con il referto epidemiologico sarà possibile individuare le aree con maggiore mortalità e intervenire sia per ridurre le emissioni che per evitare programmazioni future peggiorative. Ci sono studi sull’impatto economico delle esternalità sanitarie in Italia che stimano 48,3 miliardi all’anno di danno (ECBA project del 2014 sui dati 2012) cioè una somma pari a un terzo della spesa sanitaria totale (pubblica e privata) sembra dovuta a fattori ambientali. La consapevolezza dei danni economici è il primo strumento per muoversi agevolmente verso la sostenibilità e per evitare che qualcuno pensi a nuovi insediamenti inquinanti in zone già impattate. I dati economici, per essere puntuali, hanno bisogno di dati sanitari. Le attività per la sostenibilità ambientale creano posti di lavoro: è eclatante il caso della riqualificazione energetica degli edifici versus l’industria delle fonti fossili, 30 a 1 l’indice occupazionale”.

Il Parlamento ha dato l’ok alla legge, ma quando potrà entrare effettivamente a regime il sistema che collegherà tutti questi dati? Ci saranno ulteriori passaggi normativi? Le Regioni e gli enti locali che ruolo avranno?
“Questa legge ha già visto una fase di integrazione con il Ministero della salute nella procedente legislatura, con la mappatura dei registri di patologia esistenti, il DPCM del marzo 2017, e la definizione di alcuni criteri di rispetto della privacy e criteri di stimolo alle regioni. L’inserimento dell’attuazione nei Livelli Essenziali di Assistenza sarà uno strumento di stimolo alle regioni per non perdere finanziamenti statali. Nel giro di un anno è previsto che tutti i decreti siano emanati sia per quanto riguarda i registri tumori che il referto epidemiologico. Ogni 6 mesi dovrà avvenire una relazione al Parlamento e i dati dovranno essere pubblicati annualmente anche online con relativa validazione e descrizione epidemiologica. Ricordo che oggi esistono annuari di dati oncologici che presentano solo stime e non un censimento puntuale. Il miglioramento digitale della sanità consentirà di non incrementare l’esborso per il SSN e anzi di ridurre le spese per una migliore programmazione e per la definizione di priorità di intervento che possono portare a una importante prevenzione di patologie, a migliorare il nostro futuro”.

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