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Milano
Anni di piombo e storie di vita. Scala B: il romanzo da non perdere

Siamo a Milano, nel ’77. Sono anni tesi e violenti, quegli anni di piombo che segnarono in modo indelebile l’Italia. La vicenda si dispone in una struttura a spirale su due piani che si intersecano di continuo: il versante pubblico, costellato di eventi di cronaca realmente accaduti, in cui la protagonista, Nicla, una ragazza catapultata a Milano dalla Sicilia, vive intensamente le sue esperienze, e la dimensione privata, più intima e raccolta, in cui si snoda la sua trama di rapporti con uomini molto diversi tra loro. Il palco scenico di queste storie è il condominio in cui la giovane è venuta ad abitare, popolato da personaggi curiosi e singolari, figure semplici e schiette che alloggiano nel palazzo occhieggiando dietro le quinte, come in un teatro cittadino dove ogni giorno si recitano atti consueti e scene di ordinaria follia. Così Gisella Colombo e Carmelita Fioretto, con il libro Scala B (Solfanelli), ci riportano a un momento della storia drammatico e intenso attraverso vicende che hanno per protagonista l'animo umano. 

Scala B. Come nasce questo libro e come mai un titolo così particolare?

Il romanzo è ambientato a Milano nell’arco del 1977, un anno rovente dal punto di vista politico e sociale ed è nato dalla riflessione su come accanto alla Storia (la Storia grande, con la maiuscola, come scrive Manzoni) si dipanino in parallelo piccole storie quotidiane, vicende soltanto in apparenza banali, storie di amori, solitudini, insoddisfazioni, speranze frustrate, piccoli drammi densi di emozioni che a volte esplodono in gesti che hanno una loro risonanza solo nell’ambito ristretto di un condominio.

E, facendo riferimento appunto al condominio, un microcosmo rispetto al macrocosmo che è la città, in contrapposizione alla scala A, la scala B di solito è quella di livello più modesto, ma metaforicamente può rappresentare anche la seconda opzione, il piano che si mette in atto quando il primo fallisce, la risorsa che inaspettatamente si profila quando la prima sfuma, il retroscena che improvvisamente si svela, il controcanto più dimesso, ma non per questo meno importante, la soluzione che non avevamo neanche ipotizzato, l’alternativa a cui non avevamo pensato. 

Quali fatti e quali storie hanno ispirato queste pagine?

Ci hanno ispirato in particolare eventi del ’77 (il concerto dei Santana - tanto per citarne uno - avvenuto il 13 settembre di quell’anno e subito interrotto a causa dei tafferugli scoppiati per un’azione eversiva). Il 1977, infatti, è per così dire il paradigma di un periodo, quello degli “anni di piombo”, di cui tutti abbiamo avuto notizia o di cui conserviamo immagini indelebili. E il mélange di storie e microstorie calate nel contesto milanese di quell’anno restituisce il sapore di tutto un periodo teso e violento.

Accanto a queste vicende di cronaca, che rappresentano lo sfondo esterno, si collocano storie private, episodi “interni” che per me hanno tratti autobiografici. Nel palazzo in cui per tanti anni ho vissuto, abitavano effettivamente condomini che ho ritratto con un registro ironico-parodico, perché incarnano vari tipi umani: personaggi come l’amico che gestiva il “bar d’angolo” - nella narrazione luogo cruciale, dove le voci girano e le notizie rapidamente si diffondono - o attivisti politicamente impegnati, come quello che Dario, il co-protagonista del testo, prefigura.

Ma come in tutte le storie narrate, anche in questa la realtà si mescola alla fantasia. Se i ritratti dei vari condomini si ispirano, almeno in parte, a personaggi realmente esistiti e ai loro insignificanti accadimenti, comunque arricchiti dalla fantasia al fine di conferire loro maggiore spessore psicologico e tensione narrativa, la vicenda della giovane Nicla, la protagonista principale, è al contrario frutto di pura invenzione, così come i personaggi con cui si trova a interagire più strettamente.

Reali e documentati sotto ogni profilo sono indubbiamente gli ambienti e i luoghi della Milano del 1977, gli avvenimenti e il clima che si respirava in quegli anni di piombo che hanno segnato la storia del nostro Paese.

Allora e oggi: quali sono i cambiamenti che chi ha vissuto pienamente quegli anni avverte oggi?

È sempre difficile dire se si sia vissuto bene in un’epoca piuttosto che in un'altra. Aspetti negativi si contrappongono sempre ad altri positivi. Senza ombra di dubbio, i cambiamenti che nel giro di una quarantina d’anni si sono verificati nella società e nel mondo sono stati notevoli, soprattutto sotto il profilo tecnologico, e hanno migliorato aspetti pratici della vita, influendo anche sui costumi e la mentalità della gente. Di sicuro, però, abbiamo perso qualcosa in termini di atmosfere e anche di valori portanti.

Certo, chi ha vissuto i drammatici “anni di piombo” ricorderà con quanta ansia e preoccupazione vivessimo in quel periodo. Ricorderà gli attentati, le gambizzazioni, gli omicidi. Ricorderà una Milano che la sera diveniva cupa e vuota. 

Oggi non è più così, ma solo perché cerchiamo di non pensare che il pericolo è comunque in agguato e che nuove forme di terrorismo potrebbero colpirci con violenza, da un momento all’altro, come è già accaduto negli USA o in altre città europee. 

Ogni decennio è caratterizzato da rischi, ansie e paure che non facilmente possono essere elaborate o esorcizzate. 

Dopo questo libro, altri progetti all'orizzonte?

Al momento, entrambe stiamo lavorando ad altro. Tuttavia, proprio per rinnovare il piacere di scrivere ancora insieme, vorremmo ripetere l’esperienza della scrittura condivisa, che ha avuto anche in questo secondo romanzo, come nel precedente, “Fiat 1100”, i suoi lati divertenti e senza dubbio stimolanti. Infatti, misurarsi e confrontarsi nella cosiddetta scrittura “a quattro mani” può non solo alleggerire la fatica dello scrivere, ma anche essere arricchente. 

Qualche idea sta nascendo, ma è ancora a un livello troppo embrionale per svelarla. 

Gisella Colombo è nata e vive a Milano, città a lei molto cara, dove si è laureata in Lettere Moderne e nella quale da anni insegna al liceo scientifico. Ama il suo lavoro, la cucina e il buon vino; è appassionata di auto storiche e di fotografia. Le piace ritrarre situazioni, ambienti e atmosfere che talora cala nei suoi testi.

I suoi racconti, spesso ispirati all’ambiente scolastico, sono stati segnalati in diversi concorsi letterari. Nel 2015 esce FIAT 1100 per Harlequin-Mondadori, scritto a quattro mani con Carmelita Fioretto. Nel 2017 con una raccolta di poesie vince un premio letterario nazionale, promosso dalla Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica). 

Carmelita Fioretto è nata a Messina, dove si è laureata in Scienze Politiche. Si è in seguito trasferita a Milano, sua città d’adozione, nella quale ha lavorato per anni presso l’Università degli Studi. L’amore per i viaggi l’ha spinta a girare per il mondo e a soggiornare in paesi lontani, in Sudamerica in particolare. Ha pubblicato due romanzi storici per la collana “I romanzi” di Mondadori, nel 1993 E il fiume scorre e Il volo degli aironi nel 1995. Tuttora collabora con la rivista “Confidenze”. È co-autrice di FIAT 1100, edizioni Harlequin-Mondadori 2015, scritto insieme a Gisella Colombo. Scala B è la seconda esperienza di scrittura “a quattro mani”, ideata, realizzata e condivisa nel pieno rispetto del tono e della cifra stilistica di entrambe.

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