Milano
Atm-Trenord, i dati della fusione. Ecco le cifre del dossier riservato
Affaritaliani.it può scrivere i punti salienti del piano di fusione tra Atm, Trenord e Ferrovie dello Stato
di Fabio Massa
La commessa è miliardaria, letteralmente. Eppure pare proprio che la politica di condivisione, quella giocata sui dossier resi pubblici, sui numeri espressi chiaramente, sulla ricerca di maggioranze che vanno al di là dei semplici consiglieri comunali, non sia intenzionata ad occuparsene. La vicenda di M5 e di Atm, e di Bruno Rota, è emersa solo e unicamente per il pasticcio che si è venuto a creare. Ma sullo sfondo la partita più ampia è sempre quella del rapporto con Ferrovie dello Stato, con l'ad Mazzoncini. Il primo dato da tenere in considerazione è che l'amministrazione comunale, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, entro l'estate vuole chiudere la partita sugli scali ferroviari. Lo scorso anno, alla Festa dell'Unità, la proprietà aveva di fatto detto che non ci sarebbero state modifiche sostanziali al piano elaborato dall'ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, in termini di verde pubblico e capacità di generare utile su quelle aree per (appunto) Ferrovie dello Stato. Ora invece da Palazzo Marino si trasmette ottimismo, tanto da far dire che nel giro di tre-quattro mesi quella partita sarà messa sui binari che porteranno a un risultato che vedrà sicuramente più verde e una distribuzione diversa degli spazi. Il rapporto con Fs, dunque, pare funzionare. E i trasporti?
Lasciando da parte la questione M5, Affaritaliani.it può scrivere i punti salienti del piano di fusione tra Atm, Trenord e Ferrovie dello Stato. Una fusione difficilissima (quasi impossibile) dal punto di vista politico. Ma che, almeno stando a guardare i numeri che avrebbe elaborato l'assessore al Bilancio Roberto Tasca, pare alquanto allettante. L'idea di base è creare qualcosa che abbia a una parte una dimensione geografica simile ad A2A, e per modello di business che sia improntata sul modello francese RATP. Dopodiché, basta seguire il modello dei soldi: secondo il piano, un campione industriale di questo tipo avrebbe un valore della produzione di 2,1 miliardi di euro e 5 miliardi di investimenti entro il 2030. I maggiori ricavi sarebbero in una forchetta di 14-23 milioni di euro, con un aumento della domanda di 20 milioni di euro. I minori costi potrebbero essere quantificati in circa 50 milioni. Ma sono i numeri dei nuovi bus che fanno spavento: 2200 nuove autovetture, e 90 treni in più. Lo schema industriale è invece il punto sul quale la discussione con i rappresentanti di Mazzoncini è stata più accesa, nei primi incontri. La nuova superholding dei trasporti sarebbe partecipata al 25 per cento da Ferrovie dello Stato, al 25 per cento da Regione Lombardia, al 25 per cento dal Comune di Milano e il 25 per cento rimarrebbe come flottante in Borsa, giacché il veicolo sarebbe ovviamente una quotata. In pancia alla holding ci sarebbe il 100 per cento di Trenord, e il 100 per cento di Atm Servizi, ovvero il core business dei trasporti (scorporando quindi tutti i servizi no-core, come area C, aree di sosta eccetera), tanto quanto Trenord avrebbe solo la parte dei trasporti su ferro, e non le altre società collaterali di Fnm (mobilità sostenibile eccetera). Che un passo verso la fusione lo si stia facendo, lo dimostra anche il fatto che i servizi no-core sono stati posti (casualmente...) in una gara separata rispetto al Tpl di Milano, in rinnovo l'anno prossimo. Ma torniamo alle quote: Fs al 25 per cento vuol dire un incremento dal 14 di oggi. Mentre la Regione al 25 vuol dire una discesa netta dal 57 per cento di oggi. Fin qui, la parte tecnica. Poi c'è la politica. Ed è su questo che non c'è stata condivisione. Che cosa ne pensa di questo piano la Lega Nord, azionista di maggioranza di Regione? Che cosa ne pensa di questo piano il Partito Democratico, azionista quasi monocolore della Giunta Sala?
@FabioAMassa
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