Milano
Autovelox, caos omologazioni: aziende pronte alla causa contro i ministeri
La società comasca Ci.ti.esse diffida il governo: “Serve subito il decreto per l’omologazione dei velox”. Le vendite crollano, i Comuni spengono gli impianti e cresce l’incertezza normativa

Autovelox, caos omologazioni: aziende pronte alla causa contro i ministeri
È guerra aperta nel mondo degli autovelox. Dopo mesi di incertezza e ricorsi a catena, la vicenda approda ora sul piano legale: le aziende che producono e gestiscono i dispositivi per la rilevazione automatica della velocità hanno deciso di passare all’attacco. Come riporta Il Mattino, la società comasca Ci.ti.esse srl, attiva da oltre quarant’anni nel settore, ha inviato una diffida formale ai ministeri delle Infrastrutture e delle Imprese chiedendo l’emanazione del decreto previsto dall’articolo 192 del Codice della Strada, necessario per rendere valida l’omologazione degli apparecchi.
“Senza decreto le nostre attività si fermano”
Secondo l’azienda, che assiste numerosi enti locali in tutta Italia, il vuoto normativo sta paralizzando il mercato. “I Comuni non acquistano nuovi dispositivi e rinviano la manutenzione di quelli già installati”, spiegano i legali dello studio Didona & Partners di Como, che rappresentano Ci.ti.esse. L’impresa chiede che entro trenta giorni venga approvato il provvedimento mancante, riservandosi di agire in giudizio per il risarcimento dei danni stimati in oltre seicentomila euro.
Cassazione e ricorsi: la pioggia di sentenze che ha cambiato tutto
A innescare la crisi è stata un’ordinanza della Cassazione dell’aprile 2024, poi confermata da altre pronunce, secondo cui i rilevatori non omologati non possono essere considerati validi e rendono illegittime le multe comminate con tali dispositivi. Una svolta che ha spinto molti automobilisti a ricorrere e numerosi Comuni a spegnere i velox, in attesa di istruzioni dal governo.
Le conseguenze per il settore e la diffida al governo
“Non è solo un problema economico, ma anche di fiducia”, spiegano dall’azienda. Oltre alla perdita di contratti per la manutenzione e la verifica periodica, alcuni clienti avrebbero contestato alla società di aver ricevuto dispositivi “non in regola con le normative vigenti”. Per i legali, la responsabilità è da attribuire alla mancata emanazione del decreto ministeriale che avrebbe dovuto definire i requisiti tecnici dei prototipi da omologare.
“Serve chiarezza, non scorciatoie”
A complicare ulteriormente la situazione, secondo Ci.ti.esse, ci sarebbe anche la decisione del ministero dei Trasporti di approvare i prototipi di autovelox sostenendo l’equiparazione tra approvazione e omologazione, una soluzione che però la Cassazione ha già escluso con un’ordinanza del 2025. “È un immobilismo istituzionale che sta danneggiando un intero comparto”, afferma l’avvocato Pasquale Didona. “Se il governo non interverrà rapidamente, saremo costretti a proseguire con l’azione civile”.
 









 
        
 
        
