Milano
Bossetti a Belve: "In carcere tentai il suicidio. Yara? Prego per lei ogni giorno, entrambi non abbiamo avuto giustizia"
Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, intervistato da Francesca Fagnani a Belve - Crime: "Porto l'etichetta del mostro, ma sono innocente. Dicevo bugie e quando ho scoperto il tradimento di mia moglie..."

Massimo Bossetti e Francesca Fagnani
Bossetti a Belve: "In carcere tentai il suicidio. Yara? Prego per lei ogni giorno, entrambi non abbiamo avuto giustizia"
Era grande l'attesa per la prima puntata di Belve - Crime, spinoff del celebre format di interviste di Francesca Fagnani. Ospite il 10 giugno è stato infatti Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo in tre gradi di giudizio per la morte di Yara Gambirasio. Ma che continua a dichiararsi innocente.
A quindici anni dall’omicidio e undici dal suo arresto, Bossetti torna a parlare dal carcere. L’ex muratore di Mapello ha ribadito la propria innocenza: "Sopravvivo all’ingiustizia che sono costretto a vivere ogni giorno", ha dichiarato Bossetti. "Non sento alcuna colpa, ma sì, porto l’etichetta del mostro. Anche se un giorno venissi prosciolto, resterà tatuata sulla mia testa fino alla fine dei miei giorni". Secondo la sentenza definitiva emessa dalla Cassazione il 12 ottobre 2018, è lui il colpevole dell’omicidio della tredicenne di Brembate, ma Bossetti non smette di proclamarsi innocente: "Non sono un assassino".
Bossetti e i genitori di Yara: "E' tremendo perdere un figlio, non è stata fatta giustizia"
Parla anche del dolore dei genitori di Yara: "Lo capisco. È tremendo perdere un figlio. Ma non è stata fatta la giustizia che si meritavano". E sulla sentenza che lo ha condannato all’ergastolo commenta: "Le sentenze vanno rispettate, ma si possono anche mettere in discussione".
Bossetti: "Al cantiere mi chiamavano il Favola, mi assentavo spesso"
Fagnani lo incalza sul rapporto con la verità. Bossetti risponde: "Non c’è verità possibile per chi non vuole ascoltare. Nella mia vita ho detto delle bugie, come tutti. Al cantiere mi chiamavano “il Favola” perché mi assentavo spesso. Dicevo di avere tumori al cervello, ma era una scusa: non mi pagavano da quattro mesi".
Nonostante la condanna, racconta di ricevere ancora oggi lettere ed email di sostegno: "Dopo la serie su Netflix sono aumentate. Mi supportano, mi incoraggiano. Io rispondo e li ringrazio". A dargli la forza, spiega, è soprattutto la famiglia: "La rabbia si è trasformata in energia, e quella forza mi arriva da loro. Non mi hanno mai abbandonato. Si impazzisce, ma non bisogna farsi trascinare dal contesto".
Bossetti e il rapporto con la moglie: "Quando ho scoperto i tradimenti, ho tentato il suicidio"
Sul piano personale, Bossetti parla anche del rapporto con la moglie Marita Comi, incrinato dalle rivelazioni emerse durante il processo. In aula emerse che Bossetti frequentava solarium senza dirlo alla moglie, dettaglio che lui giustifica così: "Andavo due, tre volte al mese. Non gliene parlavo per via dei problemi economici. L’ho sempre negato per non peggiorare la situazione". In carcere ha scoperto anche dei tradimenti, riferiti in aula dal pubblico ministero. Eppure, assicura, il legame con Marita resiste: "Fisicamente non è al mio fianco, ma la sento vicina. Ci sentiamo sempre, mi sostiene, mi dice di restare forte. È convinta della mia innocenza, sa chi sono". Anche i figli continuano a fargli visita: "Vengono ogni settimana", racconta.
"Quando mi hanno detto dell'infedeltà di mia moglie, mi sono gelato. Cosa c’entrava dire cose private in un’aula pubblica? Il giorno dopo ho visto mia moglie. Le chiesi di dirmi la verità, lei lo ha ammesso e io sono partito in bestia. La testa è partita". "Ho tentato il suicidio appena tornato in cella. Sono stato ritrovato con la testa immersa nel lavandino e un cintura al collo. Mi hanno portato in infermeria e mi hanno salvato. Di fronte a un forte dramma non ho pensato ai miei figli, ma non ci ho capito più nulla".
A quel punto Fagnani lo ha incalzato riportando il discorso all'omicidio Gambirasio: "Ha capito dove voglio arrivare? Lei non si ricorda come l’ha fatto. Le motivazioni possono essere tantissime. Magari anche in un’altra occasione può essere successo qualcosa di simile". "No assolutamente, non paragoniamo le due cose", ha replicato Bossetti.
"Il giorno dell'arresto? Disumano e vergognoso. Ma non ho tentato la fuga"
Così Bossetti ha ricordato il giorno dell'arresto: "Stavo lavorando, sento chiamare dal capo cantiere. Scendo e mi trovo davanti 40 persone. Un carabiniere mi ordina di inginocchiarmi. Ho sentito una mano stringermi il collo. È stato disumano, vergognoso. Nessuno mi spiegava nulla". E smentisce più volte di aver tentato la fuga: "Stavo solo cercando di scendere dalla botola, non è come pensate".
Nelle ore in cui Yara scomparve, Bossetti non è riuscito a dare un alibi. "Non ricordo dove fossi. Era un giorno normale. So solo che pioveva e il telefono era scarico". "Quel giorno ho fatto commissioni, ma non ricordo i dettagli".
Bossetti, il Dna e gli slip di Yara
Sulla traccia di DNA rinvenuta sugli indumenti di Yara, etichettata come "Ignoto 1", associato a Bossetti: "Le analisi sono state fatte più volte ed è sempre emerso il suo Dna, sugli slip e sui leggings di Yara". Bossetti replica: "È tutto assurdo, anomalo e incompreso". Fagnani incalza: "Non per la scienza, capisce? Non per la scienza né per la legge". "Il Dna nucleare, cosa evidenzia?", dice Bossetti. "Il Dna nucleare evidenzia in modo univoco l'identità di una persona", sottolinea Fagnani. "Il Dna nucleare che normalmente si dovrebbe disperdere a poche settimane, invece era ancora presente", dice Bossetti. "Però, scusi, poi c'è una domanda banalissima da fare: ma il suo Dna, come ci è finito sugli slip di Yara?", chiede Fagnani. "È quello che vorrei capire anche io", conclude Bossetti. “Quel dna non può rappresentarmi. Io Yara non l’ho mai vista. Che tipo di aggancio poteva avere un uomo di 40 anni con una bambina di 13 anni?”.
Bossetti: "Penso a Yara ogni giorno, prego sempre per lei. Non abbiamo avuto giustizia"
"Lei potrebbe mai confessare avendo tre figli e sapendo quello che comporterebbe", chiede Fagnani. "Se io fossi stato l’autore del delitto, non avrei esitato un secondo a confessare. Non è il mio caso, non so più come dirlo". "A Yara rivolgo un pensiero ogni giorno, prego sempre per lei. Io la tirerò sempre in ballo, né io né Yara abbiamo avuto una meritata giustizia, per questo la citerò sempre", ha proseguito Bossetti.
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