Caso Alex Britti, la lettera di Nicole Pravadelli ad Affari: "Mai chiesto l'affidamento esclusivo, ora pretendo rispetto" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 19:03

Caso Alex Britti, la lettera di Nicole Pravadelli ad Affari: "Mai chiesto l'affidamento esclusivo, ora pretendo rispetto"

L'ex compagna di Alex Britti condannata in primo grado per interferenze illecite annuncia ad Affari: "Ci riserviamo di presentare appello. La realtà dei fatti è diversa da quella che si legge sui giornali"

di Alessandro Pedrini

Caso Alex Britti, la lettera di Nicole Pravadelli ad Affari: "Mai chiesto l'affidamento esclusivo, ora pretendo rispetto"

Nicole Pravadelli è stata condannata dal tribunale di Roma  a sei mesi per interferenze illecite nella vita privata. Secondo i giudici la donna, originaria di Milano e poi trasferitasi a Roma, avrebbe spiato Alex Britti, suo ex compagno, con l'obiettivo di raccogliere prove da usare nella causa civile per l'affidamento del figlio di otto anni. Ora, con una lettera ad Affaritaliani.it Milano, Nicole Pravadelli chiarisce alcuni aspetti. Il primo:  "Non ho MAI chiesto, durante l’intero procedimento civile, un affidamento esclusivo, tantomeno utilizzando il video in questione". La donna prosegue spiegando che "La realtà dei fatti è molto lontana da ciò che si legge sui quotidiani, soprattutto quando non si conosce anche il 'rovescio della medaglia'". Di seguito il testo della missiva.

Buongiorno,

Nicole Pravadelli è ormai diventata protagonista – e bersaglio – di articoli su testate cartacee e online, oltre che di numerosi commenti coloriti che continuano a uscire da ieri, poche ore dopo la conclusione del processo penale di primo grado.

Proprio per questo motivo, nostro malgrado, è stato inviato un comunicato dal mio Avvocato, Luisa De Martino, nel quale si precisa che non siamo ovviamente felici dell’esito dell’udienza di ieri, ma ci riserviamo di presentare appello una volta lette le motivazioni della sentenza.

La cosa che più mi preme sottolineare, come ho già scritto nelle lettere di rettifica e replica ai giornali, è che non ho MAI chiesto, durante l’intero procedimento civile, un affidamento esclusivo, tantomeno utilizzando il video in questione.

Le richieste di rivalutazione dell’affido rispetto a quello condiviso vigente, con collocamento prevalente presso il padre, sono state avanzate dalla controparte, in secondo grado, nel procedimento civile, e fortunatamente non accolte dalla Corte d’Appello.

Mi ritrovo oggi a dovermi difendere nelle aule del tribunale penale a causa di una denuncia presentata dal padre di mio figlio.

Aggiungo che non ho mai voluto parlare con i giornali – cosa che infatti ho evitato fino ad oggi – ma mi vedo costretta a difendere la privacy di mio figlio, prima di tutto, e la mia.

Per questo chiedo che venga interrotta la pubblicazione di articoli che non riportano tutta la verità, spesso travisata o completamente omessa. La realtà dei fatti è molto lontana da ciò che si legge sui quotidiani, soprattutto quando non si conosce anche il “rovescio della medaglia”.

Sono molto addolorata e stanca: stanca di subire, di leggere falsità, di dovermi difendere da un caso mediatico che, nella sua essenza, riguarda la vita di mio figlio e la mia. In tutto ciò, non è mai stato considerato – né chiesto – il mio punto di vista, la mia opinione, né tantomeno la sofferenza umana che si cela dietro questa intera vicenda.

È stata una separazione difficile e dolorosa, segnata da molte cattiverie subite e da verità taciute.

Non me la sento, ora e qui, di entrare nel merito di quanto accaduto. Forse un giorno racconterò la mia verità anche ai giornali. Per ora scelgo il silenzio e chiedo soltanto rispetto.

Continuerò a tutelare mio figlio e me stessa, come ho sempre fatto, nelle sedi opportune, affermando la mia verità senza creare un caso mediatico, nel rispetto di un minore che ha il diritto di vivere la propria infanzia serenamente e per il quale lotto ogni giorno.

Vi ringrazio e mi scuso per questo grido, forse uno sfogo, ma necessario.

 

 








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