“Cento euro o uccidiamo tuo figlio”. Milano, l'incubo del 15enne rapinato dai maranza e la mossa del padre per salvarlo - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 09:38

“Cento euro o uccidiamo tuo figlio”. Milano, l'incubo del 15enne rapinato dai maranza e la mossa del padre per salvarlo

Violenta rapina da parte di quattro giovanissimi in corso Buenos Aires, la telefonata al padre e l'intervento dei carabinieri. La madre della vittima: "Nessuno è intervenuto ad aiutare mio figlio"

Di Giorgio d'Enrico

“Cento euro o uccidiamo tuo figlio”. Milano, l'incubo del 15enne rapinato dai maranza e la mossa del padre per salvarlo

È rimasto per quasi un’ora in balia di una gang di giovanissimi che lo ha accerchiato, spogliato, sequestrato e costretto a tentare un prelievo al bancomat. A salvarlo è stata la lucidità del padre, che ha capito subito la gravità della situazione e ha lanciato l’allarme al 112. La vicenda, avvenuta domenica sera nella zona di corso Buenos Aires a Milano, è stata ricostruita nel dettaglio dal Corriere della Sera.

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La vittima è un ragazzo italiano di 15 anni, uscito di casa per un aperitivo con alcuni amici. Intorno alle 19.30, mentre camminava in via San Gregorio all’angolo con corso Buenos Aires, è stato “agganciato” da quattro giovani – tre ragazzi e una ragazza – che lo hanno immediatamente accerchiato. “Dammi la giacca”, l’ordine secco. Poi, uno alla volta, il quindicenne è stato costretto a consegnare anche maglione, scarpe, portafoglio e cellulare.

Non trovando contanti – aveva con sé solo una carta prepagata – i rapinatori lo hanno minacciato con un oggetto appuntito, poi risultato essere un taglierino, e in alcuni momenti anche con una bottiglia presa da un cestino. Sempre sotto minaccia, il ragazzo è stato obbligato a seguirli verso uno sportello bancomat per tentare un prelievo, mentre veniva colpito anche con una cintura appena sottratta.

La telefonata al padre del 15enne: "Cento euro o uccidiamo tuo figlio"

La carta era però vuota. A quel punto la gang ha deciso di alzare il livello della violenza: il quindicenne è stato costretto a chiamare il padre per chiedere una ricarica. Quando dall’altra parte della linea il genitore ha iniziato a insospettirsi, uno degli aggressori ha preso il telefono e ha pronunciato la minaccia esplicita: “Cento euro o uccidiamo tuo figlio”. Poco prima, al ragazzo era stato intimato: “Se gli dici che sei minacciato ti uccidiamo”.

“Mio marito ha capito subito che qualcosa non andava – ha raccontato la madre del ragazzo al quotidiano Il Giorno – sentiva delle voci attorno, poi uno sconosciuto ha parlato ed è stato chiaro che nostro figlio era in pericolo”. La donna ha comunque effettuato una ricarica per guadagnare tempo, mentre il marito contattava il 112. I genitori si sono messi in macchina e, grazie alla localizzazione del cellulare, hanno raggiunto la zona di via Tadino.

Nel frattempo i carabinieri del Nucleo Radiomobile erano già intervenuti con più pattuglie. All’arrivo dei militari, intorno alle 20.30, il quindicenne è stato messo in salvo e i quattro aggressori sono stati fermati ancora in zona, non senza opporre resistenza. Secondo quanto ricostruito, avrebbero minacciato anche i carabinieri con cocci di bottiglia, con la ragazza particolarmente aggressiva.

I fermati sono un ventenne tunisino, trasferito nel carcere di San Vittore, e tre minorenni: una ragazza italiana di 15 anni, un sedicenne nato in Marocco e un diciassettenne originario della Siria, condotti al centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria. Tutti risultano residenti in provincia di Bergamo, con precedenti alle spalle.

Le accuse contestate sono pesantissime: sequestro di persona, rapina, tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo gli inquirenti, al momento dei fatti i quattro erano sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti e sono stati accompagnati inizialmente al pronto soccorso del Fatebenefratelli.

La denuncia della madre: "Nessuno è intervenuto ad aiutare mio figlio"

“Ha qualche livido – racconta ancora la madre – ma quello che gli ha fatto più male è stata l’indifferenza. Ha cercato aiuto, ma nessuno è intervenuto”. E aggiunge un dettaglio che colpisce: “In caserma, vedendo i suoi aggressori chiusi in uno stanzino, mi ha detto: ‘Mi dispiace per loro, hanno la vita rovinata’. Ha 15 anni, ma in quella situazione l’adulto è stato lui”.

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