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Milano
Coronavirus, paura al Tribunale. Polemica: perché è rimasto aperto?
Il tribunale di Milano

Coronavirus: 2 i magistrati positivi a tampone a Milano

Sono due i magistrati positivi al coornavirus nel Palazzo di Giustizia di Milano. La scelta dei vertici del Tribunale e' stata quella di tenere aperte le porte della cittadella giudiziaria, con alcuni accorgimenti precauzionali, come le udienze aperte solo "alle persone strettamente necessarie", che pero' non sono riusciti a evitare il contagio in un luogo che, ogni giorno, vede mediamente transitare settemila persone tra addetti ai lavori e pubblico. I due magistrati sono ricoverati in buone condizioni all'ospedale Sacco.

Il sesto piano del tribunale di Milano è in corso di evacuazione dopo che due magistrati sono stati sottoposti al test per il coronavirus. Squadre specializzate stanno sanificando gli ambienti del Palazzo di Giustizia. 

Coronavirus: perché non chiude il Tribunale di Milano? 

Non mancano le polemiche sulla mancata chiusura del Tribunale, ma la questione è complessa. La situazione è ben descritta nell'articolo pubblicato da AGI a firma Manuela D'AlessandroNon solo non è chiuso ma l’organizzazione di questi giorni è tale da rischiare di aumentare i casi di coronavirus”. Il Tribunale di Milano, potenziale amplificatore del contagio, è rimasto aperto dopo laboriose consultazioni tra i suoi vertici. Anche adesso che questa piazza giudiziaria viene additata come origine dell’infezione che ha colpito quattro avvocati napoletani e due segretarie, dopo la trasferta in Lombardia di uno di loro. Sono in tanti, come il giudice che accusa i suoi capi di favorire la diffusione del Covid-19, a non approvare la decisione di mantenere gli ingressi liberi. E’ vero che, nei tempi del coronavirus,  passano meno delle 7mila persone che, in media, si distribuiscono ogni giorno tra aule, corridoi, uffici del vasto palazzo, un labirinto in cui è facile perdersi tra i marmi maestosi di epoca fascista. Un po’ perché la paura inchioda a casa, molto perché alcune misure per ridurre il contagio sono state messe in atto. Udienze a porte chiuse, con l’accesso in aula consentito “soltanto alle persone strettamente necessarie” e comunque con il divieto “di far affluire troppe persone contemporaneamente” in luoghi a rischio come le aule in cui si discutono le cause. Possibili rinvii dei processi, basati però sulla totale discrezione dei magistrati. Ovviamente, fin da subito è stato vietato l’ingresso a chi viene dalla ‘zona rossa’ anche se, nel frattempo, Milano è diventato a sua volta territorio ultrasensibile, tanto da richiedere misure di sicurezza estreme, che hanno ridotto al minimo il fervore cittadino. Tra i cartelli affissi, quello che invita le parti delle udienze e i loro difensori ad attendere il proprio turno nell’androne di ingresso e a non sostare davanti all’aula. “Un provvedimento - sostiene il magistrato interpellato dall’AGI - che sembra salvaguardare solo la salute nostra, e non quella pubblica”. In questa linea, si può leggere anche il monito ‘di non avvicinarsi ai giudici e ai cancellieri durante lo svolgimento dell’udienza’. “Una cosa che mi fa arrabbiare è che i giudici stanno seduti sulla loro sedia, con guanti e mascherina, e non hanno nessuno accanto - considera Andrea Soliani, presidente della Camera Penale milanese - mentre noi siamo tra possibili soggetti che hanno contratto il virus”. Soliani è tuttavia tra coloro i quali, come il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Vinicio Nardo, appoggia la volontà di non chiudere il palazzo. “Giusto restare aperti come altri uffici pubblici, ma occorre che le misure di prevenzione siano rispettate e non è facile. Fosse per me, darei la possibilità agli avvocati che hanno paura di presentare un’istanza, che dovrebbe essere accolta, di rinvio dell’udienza. Non si può obbligare chi non se la sente in in un momento così. C’è anche da tenere in conto che per molti avvocati non andare in udienza per due o più settimane costituirebbe un sacrificio economico in alcuni casi impossibile da sostenere”.

L’avvocato Mirko Mazzali auspica misure più incisive, molto prossime all’idea di chiusura: “Dovrebbero svolgersi solo i processi urgenti nel civile e quelli con detenuti nel penale. Per il resto, sospensione fino a fine mese”. Si palesano anche inaspettati rivolti positivi, come quella che, l’avvocato Matteo Picotti, altro rappresentante della Camera Penale, definisce “l’eterogenesi dei fini”: “In questi giorni su disposizione della procura è obbligatorio il deposito telematico degli atti, visto che le cancellerie sono chiuse. Prima  nel penale questa opzione era quasi inesistente. Può essere l’occasione per capire che con l’informatica si può fare quasi tutto”. 

Le udienze però ancora richiedono la presenza in carne e ossa di chi è coinvolto. Riflette un altro magistrato, interpellato dall’AGI: “I posti più pericolosi sono le direttissime, il tribunale della sorveglianza, i corridoi davanti ai giudici di pace e civili, dove l’affollamento è massimo, per non parlare di quello che potrebbe succedere se il virus dovesse entrare nelle carceri. Questa  idea di essere ‘eroici’ durante un’epidemia - conclude - non la capisco proprio. Il palazzo andrebbe chiuso e basta”. Del resto, fa poi notare, l’attività giudiziaria si ferma d’estate e anche durante le astensioni degli avvocati o dei giudici onorari, frequenti negli ultimi tempi. Perché non farlo ora?"

Il Tribunale di Milano non si ferma: discrezionalità su processi penali

 

Garantire la continuita' delle attivita' giurisdizionali", prevedendo tuttavia anche "la limitazione e il rinvio delle udienze civili e penali". E' quanto si legge nel documento elaborato al termine di una lunga riunione a cui hanno partecipato tutti i vertici del Palazzo di Giustizia di Milano per decidere le limitazioni sulla struttura in seguito all'emergenza Coronavirus e dopo che due giudici sono risultati stamattina positivi. A firmare il provvedimento l'avvocato generale della procura, Nunzia Gatto, il procuratore capo della Repubblica, Francesco Greco, il presidente vicario della Corte d'Appello, Giuseppe Ondei e il presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi. Il rinvio delle udienze non urgenti anche per la sezione penale, dunque, si aggiunge a quanto deciso in mattinata per il civile, con qualche precisazione: i tempi provvedimenti penali hanno conseguenze ad esempio sulla prescrizione, ma non puo' essere il singolo tribunale a decidere la sospensione dei termini, per i quali serve un decreto ministeriale. Spettera' dunque ai singoli giudici e presidenti di collegi valutare caso per caso l'esigenza di un rinvio, in base anche alla disponibilita' delle parti e degli avvocati, la possibilita' di rinviare quanto sara' possibile (per legittimo impedimento degli avvocati, ad esempio, e' possibile sospendere i termini).

 Le autorita' giudiziarie milanesi hanno anche avviato un monitoraggio costante gli eventuali contagi all'interno del Palazzo, anche tra il tribunale amministrativo, restando pronti a prendere ulteriori provvedimenti. La chiusura totale delle attivita' pero' - si fa sapere - dovra' essere decisa dall'autorita' sanitaria, che e' stata nel frattempo informata dei provvedimenti presi in Tribunale, cosi' come lo e' stato il prefetto, che rappresenta il Governo. Chi ha avuto contatti diretti con i due giudici infetti e' gia' in isolamento - si tratta di circa una trentina di persone, tra magistrati e amministrativi -, mentre tutti gli altri sono tenuti a segnalare eventuali contatti per ottenere l'isolamento domiciliare. Quanto alla procura, il nuovo provvedimento firmato dal procuratore Francesco Greco e dal dirigente amministrativo Roberto Candido dispone che il casellario giudiziario sara' aperto al pubblico "sino al 31 marzo dalle 10 alle 11 esclusivamente per gli atti e istanze per ottenere provvedimenti urgenti e indifferibili". Non solo: "Tutti gli sportelli al pubblico sprovvisti di vetro sono chiusi al pubblico fino a lunedi' 9 marzo", restano in vigore le limitazioni per l'accesso agli uffici e elle cancellerie della procura. "Tutti i lavoratori che sono genitori di figli minori a casa perche' sono chiuse le scuole sono autorizzati assentarsi dall'ufficio fino al 7 marzo compreso. Sara' riconosciuta la presenza in servizio". Ampia flessibilita' viene garantita ad alcune categorie di lavoratori, per altri ancora si intende attivare il 'lavoro agile' fornendo postazioni informatiche portatili ed accessi alla posta elettronica.

Camera Penale: "Sospendere tutto per due settimane"

La Camera Penale di Milano aveva chiesto di sospendere "quantomeno fino al 16 marzo tutta l'attivita' giudiziaria non urgente e il rinvio d'ufficio d'ogni udienza, con esclusione dei procedimenti nei confronti di persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare".

 

Coronavirus: Milano, primo caso in Comune. Rumors: un ricoverato al San Matteo

Primo caso di contagiato da Coronavirus anche tra i dipendenti del Comune di Milano. Secondo indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it Milano si tratterebbe di una persona che non ha rapporti con il pubblico e limitati contatti anche con altri dipendenti. Potrebbe essere ricoverato al San Matteo di Pavia. Ad oggi non ci sono conferme ufficiali da parte dell'amministrazione.

fabio.massa@affaritaliani.it

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