Milano
Coronavirus: rider accalcati e senza protezioni in attesa del treno a Milano

In questi giorni nelle strade di Milano si vedono girare quasi esclusivamente rider che spesso lavorano in condizioni di elevato rischio
Coronavirus: rider accalcati e senza protezioni in attesa del treno a Milano
"Pasqua 2020, una via crucis di rider", inizia così un lungo post sulla pagina Facebook di Deliverance Milano. Il tutto è accompagnato da un video che mostra decine di rider in attesa di prendere il treno. Vicini e con poche protezioni. "Milano, un esercito di rider - si legge nel post di Deliverance Milano - torna dopo una giornata di lavoro. Sono centinaia di ragazzi, migliaia, la maggior parte migranti, che tutti i giorni prendono un treno suburbano per venire a lavorare in città, per poi fare ritorno nelle loro case, dopo il turno serale. Vengono dall'hinterland milanese per lo più, ma anche dalle province limitrofe di Bergamo, Monza e Brianza, Varese, Sondrio, Lecco. Queste immagini parlano da sole: molti di loro non hanno nemmeno i dispositivi di protezione individuale, costretti a lavorare spesso al limite, al di sotto di ogni standard di salute e sicurezza, senza tutele e senza diritti. E' proprio in un momento come questo di emergenza sanitaria nazionale e di allarme sociale generalizzato che decidiamo in che tipo di società intendiamo vivere: una società che lascia indietro gli ultimi scambiando sushi, pizza e patatine come un servizio essenziale, una coccola che qualcuno può concedersi a danno di qualcun'altro (una società malata evidentemente) o una società in cui le istituzioni sono in grado di garantire il benessere collettivo e la salvaguardia della salute pubblica? Nessuno deve esser lasciato indietro, dicevamo, ma è passato un mese e niente è cambiato. Servono risposte immediate e concrete da parte delle società di food delivery che non offrono soluzioni puntuali ai lavoratori, benché la fase sia così delicata."
"Abbiamo chiesto - continua il post di Deliverance Milano - un incontro tra le parti sociali. Chiediamo che Assodelivery, Prefettura e le amministrazioni territoriali (Regione Lombardia e Comune di Milano) assicurino l'applicazione dei protocolli e che le nostre richieste, espresse nel documento "10 punti per un delivery al sicuro", non cadano inascoltate. Ne va della vita di tutt*, c'è in gioco il nostro futuro."